Le posizioni dei partiti sull’invio di armi all’Ucraina, daccapo

I più contrari sono il M5S e l'alleanza Verdi-Sinistra Italiana, mentre nel PD e nel governo ci sono posizioni molto più ambigue

(Mauro Scrobogna/LaPresse)
(Mauro Scrobogna/LaPresse)

Negli ultimi giorni la politica italiana è tornata a discutere animatamente dell’invio di armi all’Ucraina, un tema che nei mesi scorsi aveva diviso in modo netto i partiti: tra le altre cose, aveva motivato in parte la scissione del Movimento 5 Stelle, che a sua volta era stata un fattore nella caduta del governo Draghi. Le ultime discussioni si sono avute a causa di un emendamento a un decreto-legge, proposto dalla maggioranza, che avrebbe prorogato fino alla fine del 2023 l’autorizzazione a inviare armi all’Ucraina, senza passare per una discussione parlamentare.

Nei mesi scorsi il governo Draghi aveva approvato in tutto cinque invii di armi all’Ucraina, e il nuovo governo guidato da Giorgia Meloni avrebbe voluto autorizzare un sesto invio di armi, presumibilmente all’inizio del 2023. Ma c’era un problema: l’autorizzazione all’invio di armi prevista dal cosiddetto “decreto Ucraina” approvato lo scorso febbraio scadrà il 31 dicembre del 2022. Due parlamentari di maggioranza avevano quindi inserito la proroga in un emendamento della legge di conversione di un decreto-legge, che però non aveva a che fare direttamente con la guerra in Ucraina (riguardava cose molto varie, tra cui la partecipazione di personale militare italiano alle iniziative della NATO, la sanità in Calabria e una modifica delle commissioni dell’AIFA, l’Agenzia italiana del farmaco). Per questo motivo il governo era stato fortemente criticato da gran parte delle opposizioni, e alla fine l’emendamento è stato ritirato.

Il partito che più di ha criticato il governo, e che da tempo si oppone a un nuovo invio di armi all’Ucraina, è il Movimento 5 Stelle: è un tema su cui insiste da mesi il leader Giuseppe Conte e che aveva anche portato alla scissione del partito, con l’uscita dell’ex ministro degli Esteri Luigi Di Maio (che era invece favorevole all’invio di armi).

Nel Movimento 5 Stelle la posizione di Conte è pressoché egemone, mentre è piuttosto diversa la situazione nell’altro principale partito di opposizione, il Partito Democratico. A febbraio ci saranno infatti le primarie per eleggere il nuovo segretario, che prenderà il posto del dimissionario Enrico Letta, e tra i vari politici che ambiscono a guidare il partito ci sono posizioni abbastanza diverse riguardo all’invio di armi all’Ucraina.

Al momento l’unico candidato ufficiale alle primarie è Stefano Bonaccini, presidente dell’Emilia-Romagna, che finora non si è mai esposto nettamente in favore o contro l’invio di nuove armi. Posizioni ambigue sono state assunte anche da altri potenziali candidati, come Elly Schlein, e persino dal segretario uscente Letta, che nei mesi scorsi aveva invece sostenuto fortemente l’invio di armi deciso dal governo Draghi.

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Non è meno complicata e ambigua la situazione all’interno della maggioranza di governo. Il partito di Meloni, Fratelli d’Italia, è quello che più di tutti ha preso una posizione chiara e unitaria, favorevole all’invio di nuove armi. Sono invece stati molto più elusivi i politici di Lega e Forza Italia, che nei mesi scorsi avevano spesso dichiarato di preferire una soluzione diplomatica alla guerra in Ucraina (che però non si capisce bene cosa voglia dire, perché per risolvere diplomaticamente una guerra serve la volontà delle parti coinvolte, e la Russia di Vladimir Putin non sembra per nulla intenzionata a trattare una pace).

In particolare il leader della Lega Matteo Salvini – che ha una storica vicinanza con il governo russo – nei mesi scorsi aveva detto in più occasioni di essere contrario a inviare nuove armi all’Ucraina. Le sue dichiarazioni al riguardo sono però diventate molto più caute e sporadiche da quando si è insediato il nuovo governo, in cui è vice presidente del Consiglio e ministro delle Infrastrutture.

Al di fuori della maggioranza di governo chi ha sostenuto di più l’invio di armi all’Ucraina sono Italia Viva e Azione (il cosiddetto Terzo Polo), che continuano a difendere le scelte operate dal governo Draghi in materia e a chiedere a Meloni di proseguire su quella linea.

Fortemente contrari a nuovi invii di armi all’Ucraina sono invece i parlamentari dell’alleanza tra Verdi e Sinistra Italiana (che alle elezioni si erano presentati in coalizione con il Partito Democratico). Luana Zanella, capogruppo alla Camera dell’alleanza, ha presentato anche una mozione che chiede al governo di «cambiare strategia e approccio dando priorità alla costruzione di un processo di pace e all’attivazione di canali negoziali» e di «interrompere la fornitura di equipaggiamento militare» all’Ucraina.

Nella mozione si chiede inoltre al governo di dare l’elenco dettagliato di tutte le armi fornite all’Ucraina, coperto finora da segreto. La segretezza è dovuta al fatto che nel primo “decreto Ucraina” del governo Draghi si premetteva che ogni invio sarebbe stato deciso con decreti interministeriali, che non avevano bisogno dell’approvazione parlamentare e il cui contenuto doveva rimanere segreto per questioni di sicurezza nazionale.

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