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  • Sabato 5 novembre 2022

Il complicato anno del tennis femminile

Per ragioni sportive, ma anche e soprattutto per questioni finanziarie

(AP Photo/Tim Heitman)
(AP Photo/Tim Heitman)

Per il tennis maschile il 2022 era iniziato male – con Novak Djokovic, uno dei suoi giocatori più rappresentativi, escluso dagli Australian Open ed espulso dall’Australia perché non vaccinato – ma è proseguito meglio: con il celebrato ritiro del quarantunenne Roger Federer e la vecchia generazione di Djokovic e Rafael Nadal che prova a tenere testa al nuovo che avanza, rappresentato soprattutto dal diciannovenne spagnolo Carlos Alcaraz, che dopo aver vinto il suo primo Slam, da poco meno di due mesi occupa il primo posto della classifica mondiale maschile, il più giovane di sempre.

Il tennis femminile ha avuto invece un anno parecchio più complicato, e diversi elementi fanno pensare che anche i prossimi potrebbero non essere da meno: per ragioni sportive, legate a una situazione generale più confusa, ma soprattutto per questioni finanziarie riguardanti la Women’s Tennis Association, l’organizzazione mondiale del tennis femminile, che è meglio nota come WTA ed è un’entità distinta e autonoma rispetto alla ATP, che organizza invece il tennis mondiale a livello maschile.

«Dalla sua istituzione nel 1973» ha scritto il New York Times «raramente la WTA aveva avuto un anno tanto agitato quanto questo». Lo si sta vedendo in particolare alle WTA Finals: l’importante torneo, che finirà lunedì 7 novembre, in cui si affrontano le migliori otto tenniste e le migliori otto coppie di doppio della stagione.

Quest’anno le WTA Finals, che di fatto chiudono la stagione tennistica femminile, si stanno disputando alla Dickies Arena di Fort Worth, in Texas. È una sede provvisoria, trovata all’ultimo momento, di solito dedicata a eventi di tutt’altro genere, ed è ritenuta troppo grande: finora, infatti, si è giocato spesso con migliaia di posti vuoti, anche quando hanno giocato le tenniste di casa, le statunitensi Jessica Pegula e Cori Gauff.

Jessica Pegula e Maria Sakkari, il 31 ottobre a Fort Worth (AP Photo/Ron Jenkins)

A livello sportivo, la più importante assenza alle WTA Finals di quest’anno è quella di Ashleigh Barty, tennista australiana che si è ritirata a marzo a venticinque anni, al picco della sua carriera, in maniera del tutto inaspettata. Barty si è ritirata quando era prima nella classifica del tennis femminile mondiale, poco dopo aver vinto gli Australian Open, uno dei quattro Slam, che da australiana aveva giocato in casa. Barty ha spiegato di essersi ritirata per carenza di motivazioni e per dedicarsi ad altro.

Molto più di quello dell’allora quarantenne Serena Williams, avvenuto in estate, il ritiro di Barty ha lasciato un vuoto al massimo livello del tennis femminile. In parte, sembra averlo riempito la ventunenne polacca Iga Swiatek, di gran lunga la miglior tennista del 2022, che per buona parte dell’anno è sembrata quasi non avere rivali alla sua altezza.

Iga Swiatek (Matthew Stockman/Getty Images)

Il tempismo del ritiro di Barty, appena prima dell’ascesa di Swiatek, è stata una delle ragioni di maggiore rammarico per gli appassionati, che lamentavano da tempo la mancanza di rivalità avvincenti al vertice del tennis femminile, in grado di non far rimpiangere quelle degli anni passati, o quelle del tennis maschile. In poco tempo invece il tennis femminile è passato da una Barty senza rivali a una Swiatek senza rivali.

Se è comunque possibile che col tempo emergano rivali in grado di confrontarsi con Swiatek così come si pensa avrebbe potuto fare Barty, ci sono però altre questioni extra-sportive che hanno portato il New York Times a parlare di «smarrimento della WTA».

Alcune questioni hanno direttamente a che fare con il fatto che le WTA Finals si stanno giocando a Fort Worth anziché a Shenzhen, in Cina, come era stato nel 2019 e come – in base agli accordi presi allora – sarebbe dovuto essere fino al 2028. Secondo quegli accordi, la Cina doveva investire circa 500 milioni di euro nella WTA, tra le altre cose ottenendo l’organizzazione delle Finals, con premi annuali di circa 15 milioni di euro.

Dopo la prima edizione del 2019, dopo quella del 2020 cancellata a causa della pandemia e dopo quella del 2021 organizzata in Messico, nel 2022 la WTA ha deciso di sospendere le sue attività in Cina – comprese le WTA Finals – per spingere il governo a indagare sulle accuse della tennista cinese Peng Shuai.

Nel novembre 2021 Peng Shuai era scomparsa per tre settimane dopo aver rivolto accuse di violenze sessuali contro un importante politico cinese, l’ex vicepremier Zhang Gaoli. In seguito Peng aveva smentito quanto detto in precedenza, in maniera però elusiva e poco convincente, e molti avevano sostenuto che ci fossero state forti pressioni del governo cinese. Steve Simon, l’amministratore delegato della WTA, aveva detto che l’organizzazione non sarebbe tornata in Cina fino a quando il governo cinese non avesse avviato indagini formali sulle accuse di Peng e dimostrato in modo «verificabile» che la tennista fosse libera di parlare senza interferenze o intimidazioni.

Secondo il New York Times i mancati incassi legati alle attività in Cina hanno contribuito inoltre a portare la WTA «a operare in perdita per tutto l’anno».

Nel corso del 2022 la WTA ha trovato un nuovo sponsor, l’azienda di tecnologia medica Hologic, ed è dato come imminente l’annuncio di un nuovo accordo con il fondo d’investimento britannico CVC Capital Partners, che già controlla il 14 per cento delle quote del torneo Sei Nazioni di rugby. Da parte di CVC si parla di un possibile investimento di circa 150 milioni di euro, soldi che in gran parte dovrebbero servire a portare la WTA ad assegnare premi uguali a quelli previsti nel tennis maschile.

In cambio del suo investimento CVC otterrebbe però circa il 20 per cento delle quote della WTA, cosa che comporterebbe però un’ulteriore complicazione della gestione amministrativa dell’organizzazione, che già ora, sempre secondo il New York Times, «sembra talvolta una torta a sette strati».

Nel frattempo, resta inoltre da capire cosa intenda fare la WTA nei suoi rapporti con la Cina. In una recente intervista – nella quale ha ammesso tra l’altro che le Finals di quest’anno sono state organizzate «proprio all’ultimo minuto» e «in un luogo forse troppo grande» – Simon ha detto di non sapere ancora se le WTA Finals del 2023 si giocheranno in Cina, sia a causa della pandemia che della situazione di Peng.

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