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  • Venerdì 4 novembre 2022

Il nuovo caso Kyrie Irving

Il talentuoso giocatore di basket dei Brooklyn Nets è stato sospeso per aver condiviso posizioni antisemite, ma non è la prima volta che provoca grosse polemiche

(Elsa/Getty Images)
(Elsa/Getty Images)

La squadra di basket NBA dei Brooklyn Nets ha sospeso per almeno cinque partite Kyrie Irving, uno tra i migliori giocatori del campionato. La decisione dei Nets è arrivata dopo che a fine ottobre Irving aveva condiviso su Twitter e Instagram il link a un film con contenuti antisemiti. Nelle prime ore di venerdì Irving, che per giorni si era rifiutato di scusarsi, ha pubblicato su Instagram un messaggio di scuse in cui ammette che il documentario conteneva informazioni false e posizioni antisemite.

Per Irving non è la prima sospensione e di certo nemmeno la prima grande polemica di cui è protagonista: poco più di un anno fa fu messo fuori squadra dai Nets perché non voleva vaccinarsi, per tornare poi in squadra ma solo per le partite in trasferta. Più in generale, è da tempo che Irving fa molto parlare di sé per quello che fa quando non gioca a basket per i Nets, una squadra peraltro in crisi, che in questa stagione ha vinto due partite e ne ha perse sei, e che da poco ha esonerato il suo allenatore Steve Nash.

Nato a Melbourne, in Australia, ma cresciuto nel New Jersey e con cittadinanza statunitense, Irving ha trent’anni e gioca in NBA, il più importante campionato di basket al mondo, dal 2011, quando fu la prima scelta al draft, il momento in cui le trenta squadre del campionato scelgono i loro nuovi giocatori. Prima di arrivare ai Nets nel 2019, aveva giocato per i Cleveland Cavaliers e con i Boston Celtics.

Irving fu scelto come miglior giovane nel suo primo anno in NBA, è stato selezionato sette volte per l’All-Star Game (la partita esibizione che si tiene ogni anno e a cui partecipano i più forti giocatori del campionato) ed è considerato uno dei migliori giocatori della sua generazione, anche se talvolta incostante e, soprattutto di recente, piuttosto fragile dal punto di vista fisico. Nel 2016 vinse con i Cavaliers, in rimonta sui Golden State Warriors e facendo il canestro decisivo, quello che finora è il suo unico titolo NBA. Sempre nel 2016 vinse l’oro olimpico con la squadra statunitense. Nel 2017 si parlò perfino di come il videogioco dell’NBA faticasse a replicare certi suoi movimenti.

(AP Photo/John Minchillo)

Tra Instagram e Twitter, Irving è seguito da oltre venti milioni di profili. Ha un importante contratto di sponsorizzazione con la Nike, ed è considerato parecchio influente in NBA, anche perché è uno dei vicepresidenti dell’associazione dei giocatori.

Sono però ormai alcuni anni che Irving – definito dall’Équipe «un fervente ammiratore delle teorie del complotto» – fa parlare per le sue prese di posizioni estreme e tendenzialmente parecchio lontane da quel che è scientificamente o storicamente accertato. Alcuni anni fa, per esempio, parlò dei suoi ragionamenti sul fatto che la Terra potesse essere piatta (facendo sapere solo in seguito di essersi ricreduto).

Per gran parte della passata stagione, invece, Irving non ha giocato a causa del suo rifiuto di vaccinarsi, cosa che tra l’altro ha portato i Nets a scegliere di non rinnovargli il contratto quadriennale da oltre 130 milioni di dollari, che scadrà quindi al termine di questa stagione. Ancor prima Irving era più o meno sparito per un paio di settimane e durante la sua assenza era circolato un video in cui lo si vedeva violare il protocollo sanitario della NBA a una festa in famiglia, violazione per la quale fu multato di quasi un milione di dollari. Più di recente Irving ha condiviso invece un video di Alex Jones, noto autore di teorie del complotto, quasi tutte legate all’estrema destra.

– Leggi anche: Il caso Kyrie Irving

A fine ottobre, sono arrivati i link al film, un documentario del 2018 diretto dal regista e scrittore Ronald Dalton Jr. e tratto da un suo libro. Il documentario cita teorie antisemite di vario genere, alcune riguardanti la tratta degli schiavi, e avanza addirittura ipotesi negazioniste sull’Olocausto.

Dopo le critiche Irving aveva rimosso i link al documentario. In diverse occasioni aveva però difeso il fatto di averlo linkato, dicendo che non per forza ne condivideva tutte le posizioni e di ritenere di non dover essere criticato per un contenuto di cui non era l’autore. Per giorni Irving era stato però molto vago sui riferimenti fattuali relativi a quali teorie e posizioni condividesse o meno, tra le tante proposte nel documentario. Si era anche rifiutato di affermare di non essere antisemita, e in generale aveva polemizzato con chi gli faceva domande sulla questione.

Prima della sospensione di Irving e prima del suo conseguente messaggio di scuse, i Nets avevano pubblicato un comunicato molto critico nei suoi confronti, e anche Adam Silver, il commissario della NBA, aveva detto di aspettarsi delle scuse pubbliche. Irving e i Nets avevano inoltre detto di voler donare entrambi 500mila dollari all’Anti Defamation League, un’associazione contro la discriminazione razziale e sessuale, che però ha fatto sapere di non volerli accettare.

In assenza di evidenti scuse e ripensamenti di Irving, i Nets avevano quindi deciso di sospenderlo – e di sospendergli di conseguenza lo stipendio – per «non meno di cinque partite», e comunque fino a quando non «soddisferà una serie di misure riparatrici indirizzate a porre rimedio al grave impatto avuto dai suoi atteggiamenti».

I Nets, che in questa settimana hanno esonerato Nash in conseguenza dei deludenti risultati ottenuti dalla squadra, si trovano quindi senza l’allenatore con cui avevano iniziato la stagione e, almeno per un po’, senza Irving, che insieme a Kevin Durant è uno dei suoi migliori e più rappresentativi giocatori.

Steve Nash (Elsa/Getty Images)

Nash era alla sua prima esperienza da allenatore ed era arrivato ai Nets nel 2020, trovandosi ad agire in condizioni difficili e con una squadra da ricostruire. Tra le altre cose, Nash ha dovuto gestire la pandemia, l’arrivo e la partenza di James Harden, una serie di infortuni e la prolungata assenza di Irving dopo il suo rifiuto di vaccinarsi.

In un articolo scritto dopo l’esonero di Nash e quando già si parlava del nuovo “caso Irving”, Kurt Streeter aveva chiesto sul New York Times: «I Nets hanno mandato via la persona sbagliata?». Negli ultimi giorni, diversi altri articoli hanno proposto inoltre paragoni e parallelismi tra la figura e le posizioni di Irving e quelle del rapper Kanye West, anche lui autore di commenti antisemiti.

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