I rischi del tasto “modifica” su Twitter

La nuova funzione – richiesta da tempo dagli utenti del social network – è in fase di test, ma potrebbe agevolare truffe e disinformazione

(Ravi Sharma | Unsplash)
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Dopo anni di richieste da parte dei suoi utenti, Twitter ha iniziato a sperimentare un sistema per modificare i propri tweet dopo la pubblicazione, come è possibile fare per esempio su Facebook e Instagram. La funzionalità sarà per ora disponibile solo per gli utenti che utilizzano Twitter Blue, la versione a pagamento del social network, ma la novità è stata accolta con qualche scetticismo. Si ritiene infatti che potrebbe favorire disinformazione e truffe, problemi che interessano da tempo Twitter e che non sono stati mai completamente risolti.

Fino a qualche anno fa, erano gli stessi responsabili di Twitter a essere poco convinti sull’utilità di rendere modificabili i tweet, nonostante le numerose richieste in merito da parte degli iscritti al social network. L’ex CEO della società, Jack Dorsey, sosteneva per esempio che un tasto per la modifica non sarebbe stato probabilmente mai introdotto, perché avrebbe slegato Twitter dalle origini, ispirate a come funzionavano gli SMS.

Nonostante le dichiarazioni di vari dirigenti, Twitter aveva comunque avviato alcuni test per trovare il modo migliore per rendere i tweet modificabili, riducendo i rischi di un impiego scorretto della funzione. Dopo l’interessamento per l’argomento mostrato dal miliardario Elon Musk, che aveva fatto un’offerta per acquisire il social network poi ritirata, lo sviluppo del tasto “modifica” aveva subìto un’accelerazione, confermata dalla stessa azienda con la previsione di introdurne una prima versione entro la fine dell’anno.

I primi a poter utilizzare nelle prossime settimane il tasto modifica saranno gli utenti iscritti a Twitter Blue in Australia, Canada, Nuova Zelanda e Stati Uniti. Non è chiaro se e quando la funzione sarà invece estesa a tutti gli altri utenti del social network.

Funzionerà così: dopo la pubblicazione di un tweet, si avranno 30 minuti di tempo per poterlo modificare e il tweet aggiornato mostrerà l’icona di una matita e un’indicazione sull’ultima modifica effettuata. Cliccandoci sopra si potrà accedere a una cronologia delle modifiche effettuate su quel tweet, un po’ come avviene già da tempo per i post di Facebook quando vengono modificati.

Secondo i responsabili di Twitter, la presenza di un’icona e della cronologia delle modifiche ridurrà il rischio che la nuova funzione possa essere sfruttata per truffe o creare disinformazione, ma non tutti ne sono convinti. Come si è già visto con l’analoga funzione su Facebook, in molti casi le persone non si soffermano a leggere la cronologia delle modifiche, e di conseguenza non hanno idea se il contenuto che stanno leggendo sia stato manipolato.

Per capire in che modo il tasto “modifica” di Twitter possa diventare pericoloso, c’è un esempio efficace fatto da un’esperta di sicurezza informatica al Washington Post: «Qualcuno twitta qualcosa che dice: “Questi due personaggi famosi si sono messi insieme”. Il tweet diventa virale. Dopo quindici-venti minuti, il tweet viene modificato e il contenuto sostituito con una truffa legata alle criptovalute, un link che porta verso un sito malevolo o con notizie false a fini elettorali». A quel punto il tweet è stato già condiviso svariate volte, diventando molto visibile e rendendo quindi più probabile il successo di un suo utilizzo fraudolento.

Il rischio che ciò accada è considerato più alto su una piattaforma come Twitter, dove i contenuti scorrono velocemente e gli utenti meno esperti possono essere tratti facilmente in inganno. Le truffe avvengono del resto già oggi, con account fasulli che fingono di essere di personaggi famosi o di istituzioni finanziarie, e cercano di ottenere dati personali dagli utenti o di spingerli a cliccare su link verso siti per nulla affidabili. I sistemi automatici di Twitter per rilevare questi account ed eliminarli sono sicuramente migliorati negli anni, ma non sempre riescono a cancellarli tempestivamente.

Il tasto modifica rende inoltre possibile la sostituzione di un’immagine contenuta nel proprio tweet, anche in questo caso per permettere agli utenti di correggere una scorretta condivisione. Già lo scorso aprile, quando si era iniziato a parlare dell’imminenza del tasto modifica, su Bloomberg era stata pubblicata un’ipotesi piuttosto inquietante di quello che sarebbe potuto succedere:

Pubblichi un tweet che dice “Amo i cuccioli” con la foto di un cucciolo molto carino. Un migliaio di persone ritwitta il tuo tweet, un altro migliaio lo ricondivide aggiungendo commenti come “Ma che bravo cucciolo!”. Una settimana dopo, modifichi il tuo tweet scrivendo “Penso che i nazisti abbiano un’ingiusta reputazione” con la foto di Hitler. Anni dopo, a un insegnante viene negato il posto di lavoro perché qualcuno si mette a scavare nei suoi vecchi tweet, scoprendo che aveva chiamato Hitler “Un bravo cucciolo”.

L’esempio era stato formulato prima che Twitter chiarisse che ogni utente avrà al massimo mezz’ora per modificare il proprio tweet, ma secondo vari esperti uno scenario simile si potrebbe comunque verificare. Ci sono occasioni in cui i tweet ricevono migliaia di “Mi piace” e ricondivisioni in poche decine di minuti, diventando appunto virali. Il minor tempo per fare la modifica dovrebbe consentire a molti di accorgersi di un cambiamento drastico del contenuto, ma molte persone potrebbero comunque non rendersene conto.

La necessità di avere un account a pagamento per poter modificare i tweet potrebbe in parte ridurre i rischi, considerato che per chi organizza campagne di disinformazione o utilizza più account fasulli per tentare truffe online sarebbe oneroso spendere 5 dollari al mese per ogni utenza. Il pagamento rende inoltre più facilmente identificabili gli utenti, ai quali si potrebbe di conseguenza risalire nel caso di un impiego non consentito dalla piattaforma o che in alcuni paesi potrebbe costituire un illecito.

Tutti questi potenziali rischi spiegano almeno in parte come mai Twitter abbia atteso così tanto tempo prima di mettere la funzione modifica a disposizione degli utenti. Secondo Technology Review, la rivista del Massachusetts Institute of Technology (MIT), c’entra anche come siamo fatti e come percepiamo gli errori, come aveva spiegato in un libro l’autore Charles Arthur:

Sembriamo essere bizzarramente desiderosi di avere la capacità di modificare le nostre vite: di poter utilizzare le tecnologie per tornare indietro nel tempo, condizione che evidenzia una certa ansia sociale rispetto al: “Oh no, ho detto qualcosa di sbagliato?”. Non abbiamo la sicurezza di ciò che abbiamo detto, specialmente se l’abbiamo detto sbagliando un po’. Il problema è che qualsiasi cosa che può essere utilizzata malignamente sarà usata malignamente, e Twitter è il ricettacolo dove in assoluto le persone fanno le cose più maligne.