Un museo di Londra restituirà decine di manufatti alla Nigeria

Tra cui diversi “Bronzi del Benin” come quelli conservati al British Museum, che però da tempo si rifiuta di fare lo stesso

Una parte dei “Bronzi del Benin” che la Nigeria ha richiesto indietro, attualmente conservati al British Museum di Londra (Dan Kitwood/Getty Images)
Una parte dei “Bronzi del Benin” che la Nigeria ha richiesto indietro, attualmente conservati al British Museum di Londra (Dan Kitwood/Getty Images)
Caricamento player

L’Horniman Museum di Londra ha annunciato che restituirà alla Nigeria 72 manufatti preziosi che erano stati saccheggiati dalle forze britanniche nel 1897 nell’attuale Benin City, in Nigeria. All’inizio dell’anno il governo nigeriano aveva chiesto che venissero restituiti i molti oggetti dall’enorme valore culturale che negli anni erano stati sottratti al paese: si stima che in totale siano circa 10mila, conservati in 165 musei e collezioni private in tutto il mondo.

L’Horniman Museum è la prima istituzione finanziata dal governo britannico a farlo, e la sua decisione potrebbe avere un valore simbolico importante: la maggior parte degli oggetti sottratti alla Nigeria, circa 900, si trova infatti al British Museum di Londra, uno dei musei di storia più importanti al mondo e che come l’Horniman è finanziato dal governo. Il British Museum però si è sempre rifiutato di restituire la collezione, ricevendo molte critiche da parte di diversi storici e attivisti.

Quello sulla legittima proprietà di oggetti e monumenti antichi esposti in molti musei occidentali è un dibattito che esiste da molto tempo ma che si è intensificato di recente sull’onda delle nuove sensibilità riguardo alle responsabilità dei paesi occidentali che nel corso dei secoli hanno colonizzato il Sud America, l’Asia e soprattutto l’Africa. La collocazione delle opere d’arte nei musei odierni ha spesso una storia fatta di passaggi tortuosi e opachi, cosa che ha complicato le discussioni su quale sia il posto giusto in cui esporle. Ma è un fatto acclarato che molte opere in origine non appartenessero all’entità politica in cui hanno sede i musei che le ospitano oggi, e che le circostanze in cui furono trafugate legittimano spesso le richieste degli antichi proprietari.

La Nigeria sta cercando di recuperare le migliaia di oggetti che rivendica per aprire esposizioni in città come Lagos o nella stessa Benin City, dove nel 2025 è in programma l’apertura di un museo dell’arte africana occidentale. Negli ultimi mesi già altre istituzioni in diversi paesi avevano deciso di restituire oggetti preziosi alla Nigeria: la Germania ha restituito più di 1.100 manufatti; l’università di Aberdeen, in Scozia, ha restituito una placca con la testa di un oba (un re e capo religioso); le università di Oxford e Cambridge hanno annunciato la scorsa settimana la restituzione di oltre 200 oggetti.

Alcuni dei “Bronzi del Benin” restituiti dalla Germania (Thomas Niedermueller/Getty Images)

Gli oggetti esposti al British Museum comprendono un gran numero di “Bronzi del Benin” (che non hanno niente a che fare con l’attuale stato del Benin), sculture soprattutto in bronzo e ottone considerate di grandissimo valore storico e culturale: si tratta di placche fuse decorate in modo molto elaborato, che raffigurano teste umane, animali, ornamenti. Sono una testimonianza preziosa della società che abitò il Regno del Benin, una città-stato africana di epoca medievale che aveva come capitale proprio l’attuale Benin City. I Bronzi servivano per lo più a onorare gli antenati e spesso decoravano i muri del palazzo reale.

Nel 1897 l’impero britannico conquistò il Regno del Benin – che dopo il Medioevo si era molto espanso ed era sostanzialmente diventato un piccolo impero – e si appropriò di molti oggetti preziosi.

– Leggi anche: Di chi sono le cose antiche nei musei?

Dodici Bronzi sono compresi anche nei 72 oggetti che restituirà l’Horniman Museum. La presidente del museo, Eva Salomon, ha detto che «è molto evidente che questi oggetti furono ottenuti con la forza» e che diverse consultazioni anche con esperti esterni al museo hanno convenuto che sia «morale e appropriato restituirli alla Nigeria».

Dan Hicks, un professore di Archeologia a Oxford che ha redatto la lista delle 165 istituzioni nel mondo in cui sono conservati i Bronzi del Benin, ha detto che la decisione dell’Horniman Museum potrebbe spingere il British Museum a cambiare idea. Finora quest’ultimo si è sempre giustificato facendo leva su due leggi britanniche che sostanzialmente limitano molto le possibilità del museo di cedere il suo patrimonio, e ha proposto al massimo di impegnarsi con iniziative di ricerca e scambio culturale in Nigeria.

La possibilità di instaurare forme di collaborazione tra gli stati – al posto di restituire le opere – è sostenuta da diversi esperti che ritengono sia poco proficuo dal punto di vista storico cambiare la collocazione di beni che in un nuovo contesto hanno ormai acquisito un altro significato.

Il caso più famoso attorno al quale si è sviluppato questo dibattito riguarda un’altra opera conservata al British Museum di Londra: i gruppi scultorei e i fregi che un tempo si trovavano sul Partenone, il principale tempio dell’Acropoli di Atene. Furono rimossi a inizio Ottocento e portati in Inghilterra dal conte Elgin, ambasciatore nell’impero Ottomano (di cui la Grecia faceva parte). La questione su quale museo dovrebbe ospitarli è ancora aperta e ha suscitato varie rivendicazioni da parte del governo greco, che ha ricevuto solo rifiuti.

Una volta nel Regno Unito, i marmi del Partenone acquisirono un’importanza enorme nella storia dell’arte europea, e alcuni sostengono che riportarli in Grecia oggi rappresenterebbe un nuovo danno alla cultura e comprometterebbe il nuovo significato che si è creato intorno all’opera.

Negli ultimi anni ci sono stati diversi casi di restituzioni, soprattutto grazie all’azione dell’UNESCO, che dal 1978 ha creato una commissione intergovernativa per incentivare le restituzioni dei beni culturali acquisiti illegalmente. L’obiettivo della commissione è di promuovere le relazioni bilaterali tra i paesi coinvolti, aiutandoli a trovare un accordo per eventuali restituzioni.

Queste però sono avvenute generalmente solo in contesti in cui la provenienza illegale fosse stata ben acclarata, e si è trattato per lo più di oggetti rubati in tempi recenti e recuperati dalle autorità. Per opere dalla storia più lunga, e la cui proprietà è molto dibattuta, sono necessari atti volontari come quello dell’Horniman Museum.