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  • Giovedì 14 luglio 2022

Il blocco del grano ucraino continua a essere un grosso problema

È stato fatto qualche passo avanti per far uscire le navi cariche di grano dai porti del Mar Nero, ma un accordo ancora non c'è

Un deposito di grano a Odessa, in Ucraina (Pavlo Gonchar/SOPA Images via ZUMA Press Wire/ANSA)
Un deposito di grano a Odessa, in Ucraina (Pavlo Gonchar/SOPA Images via ZUMA Press Wire/ANSA)
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Mercoledì i rappresentanti di Ucraina e Russia si sono incontrati di nuovo a Istanbul, in Turchia, per trovare una soluzione alle 20 milioni di tonnellate di grano bloccate nei porti ucraini da mesi. Del problema si discute da tempo e finora un accordo era sembrato molto lontano, con conseguenze potenzialmente disastrose per molti paesi del mondo che dipendono dal grano ucraino. Per la prima volta mercoledì è sembrato che una soluzione fosse più concreta e plausibile, anche grazie alla Turchia, che sta cercando di guadagnare credibilità e influenza favorendo la mediazione tra le due parti.

Secondo il ministro della Difesa turco, Hulusi Akar, un accordo potrebbe essere firmato già la prossima settimana, quando è fissata un’altra riunione tra rappresentanti ucraini e russi. Anche il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres ha commentato l’incontro dicendo che sono stati fatti «passi significativi», ma si è mostrato più cauto di Akar, e ha detto che c’è ancora parecchio da fare per arrivare a un accordo finale.

Uno dei principali problemi del grano ucraino è che le acque intorno ai principali porti sul Mar Nero sono state in buona parte minate dall’esercito ucraino per impedire alle navi da guerra russe di condurre un’invasione. È una questione che riguarda in particolare il porto di Odessa, nell’Ucraina occidentale, dove transita la quasi totalità del grano prodotto nel paese.

Il governo ucraino chiede che un eventuale accordo per sminare i porti sia sottoposto a una serie di garanzie: innanzitutto che la Russia non possa approfittare di un corridoio aperto nel Mar Nero per attaccare i porti ucraini, e poi che le Nazioni Unite si facciano garanti della sicurezza. La Russia, finora, si è sempre rifiutata di garantire che non approfitterà dello sblocco dei porti per invadere Odessa e il resto della costa ucraina, rendendo così un’intesa praticamente impossibile.

Della ricerca di una soluzione aveva discusso anche il presidente del Consiglio italiano Mario Draghi in una telefonata con il presidente russo Vladimir Putin, che però non aveva portato a una soluzione. Ci avevano provato poi anche il presidente francese Emmanuel Macron e il cancelliere tedesco Olaf Scholz, ma il governo russo aveva posto come condizione per sbloccare i porti ucraini che venissero revocate le sanzioni economiche imposte alla Russia, una richiesta inaccettabile per i paesi occidentali.

I dettagli del possibile accordo della prossima settimana non sono stati diffusi, e il ministro Akar si è limitato a dire che la Turchia si occuperà di garantire la salvaguardia delle navi cargo e che sia le autorità ucraine che quelle russe potranno effettuare controlli sul contenuto delle navi: i controlli erano una delle principali richieste della Russia, che teme che le navi di ritorno nei porti ucraini, dopo la consegna del grano, possano portare armi provenienti dall’Occidente.

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