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  • Mercoledì 22 giugno 2022

Che cos’è Kaliningrad

L'exclave russa in Europa ha una storia importante e peculiare, e oggi è origine di grosse tensioni tra Russia e NATO

di Eugenio Cau

(Laurence Griffiths/Getty Images)
(Laurence Griffiths/Getty Images)
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Negli ultimi giorni il ruolo di Kaliningrad, exclave russa in pieno territorio europeo, sta creando grosse tensioni tra Europa e Russia, dopo che la Lituania ha cominciato a bloccare le forniture di beni sotto sanzioni che arrivano dalla Russia a Kaliningrad via treno, passando per il paese baltico. La decisione della Lituania – che è un paese della NATO – è stata definita «ostile» dal governo russo, che ha annunciato pesanti ritorsioni.

La crisi diplomatica e commerciale attorno a Kaliningrad evidenzia il ruolo eccezionale di questo territorio, che ha una storia importante e celebre ed è stato al centro di grandi dispute e scontri nel corso della Guerra fredda. Da alcuni mesi, da quando l’invasione russa dell’Ucraina ha fatto peggiorare gravemente i rapporti tra Russia ed Europa, Kaliningrad è tornata a essere uno dei luoghi più sorvegliati e, potenzialmente, più pericolosi del mondo.

Kaliningrad è un’exclave, cioè un pezzo di territorio russo nel pieno dell’Europa. Il suo territorio, che comprende la città di Kaliningrad e l’oblast, cioè la regione che le sta attorno, è grande quanto l’Irlanda del Nord e ospita all’incirca un milione di persone. Si affaccia sul mar Baltico ed è completamente circondato dalla Lituania a nord-est e dalla Polonia a sud.

La decisione della Lituania di impedire il passaggio via treno verso Kaliningrad di beni colpiti dalle sanzioni europee è motivata, secondo il governo lituano, dalla necessità di mettere in atto le sanzioni europee che sono recentemente entrate in vigore contro la Russia; ma è stata definita allo stesso tempo dal governo russo come un «blocco» e un tentativo ostile di isolare l’exclave.

Kaliningrad in realtà non è isolata: le sanzioni applicate dalla Lituania impediscono l’ingresso soltanto del 50 per cento delle merci, il passaggio via treno rimane aperto per beni e persone e il territorio può comunque essere rifornito dalla Russia via nave e via aereo.

Ma martedì, durante una visita a Kaliningrad, Nikolai Patrushev, uno tra i più importanti e radicali consiglieri del presidente russo Vladimir Putin, ha detto che la Russia «reagirà a queste azioni ostili (…) nella maniera appropriata». Patrushev, come avviene piuttosto spesso con il regime russo, ha minacciato reazioni gravissime ma piuttosto vaghe: ha detto soltanto che «le loro conseguenze avranno una grave influenza negativa sulla popolazione della Lituania».

È difficile ipotizzare cosa intenda: un attacco militare, convenzionale o meno, è improbabile perché la Lituania fa parte della NATO ed è protetta dall’alleanza. Anche una ritorsione economica sarebbe complessa per la Russia: la Lituania ha già interrotto tutte le importazioni di gas e petrolio russi e sta lavorando per rendersi indipendente dalla rete elettrica che condivide dai tempi sovietici con Bielorussia e Russia.

– Leggi anche: I treni di Kaliningrad hanno tutta una storia

Che storia ha Kaliningrad
La storia di Kaliningrad è piena di episodi e tensioni simili a quelle degli ultimi giorni. Il porto della città – il cui territorio fu abitato per millenni – fu fondato nel 1255 dall’ordine religioso dei cavalieri teutonici, che per un periodo ne fecero la capitale del loro stato monastico. Nel medioevo la città prese il nome di Königsberg (significa “la montagna del re”) e divenne una delle città più importanti del ducato e poi del regno di Prussia, feudo storico della dinastia degli Hohenzollern, che poi avrebbe riunificato la Germania e governato l’impero tedesco fino alla Prima guerra mondiale.

Anche grazie al fatto che il suo porto è uno dei pochissimi nella zona liberi dai ghiacci tutto l’anno, per l’età moderna e fino alla fine del Diciannovesimo secolo Königsberg fu una delle più ricche e importanti città del nord Europa, un centro culturale e commerciale noto per i suoi magnifici monumenti storici. Benché sia stata per secoli abitata da una popolazione a maggioranza tedesca, Königsberg fu una città cosmopolita, con importanti influenze polacche, lituane e russe e un’università molto prestigiosa.

Königsberg è famosa per essere il luogo in cui nacque e visse il filosofo Immanuel Kant, ma lo fu anche per moltissimi altri intellettuali celebri, come lo scrittore E. T. A. Hoffmann e la filosofa Hannah Arendt.

Questa non è la prima volta che Königsberg/Kaliningrad si è trovata a far parte di una exclave: dopo la sconfitta dell’Impero tedesco nella Prima guerra mondiale, la Prussia orientale (con Königsberg al centro) fu staccata dal resto dello stato tedesco, e separata da uno stretto corridoio (il cosiddetto corridoio di Danzica) di proprietà della Polonia. Quando Adolf Hitler e il regime nazista salirono al potere, ricollegare la Prussia orientale al resto della Germania divenne una delle principali rivendicazioni del regime prima dello scoppio della Seconda guerra mondiale, e una delle cause dell’invasione tedesca della Polonia.

La situazione della Prussia orientale e del corridoio di Danzica dopo la Prima guerra mondiale (ANGELUS su Wikimedia)

Nel corso della Seconda guerra mondiale, Königsberg fu devastata dai bombardamenti degli Alleati, che distrussero o danneggiarono gravemente buona parte del centro città e dei più importanti monumenti storici, compresa la cattedrale costruita nel Quattordicesimo secolo, che ospitava la tomba di Kant. La città fu conquistata dall’Armata rossa dell’Unione Sovietica nell’aprile del 1945.

Dopo la resa della Germania, i negoziati di pace concessero all’Unione Sovietica il controllo su Königsberg e sul suo territorio. Nel 1946 la città fu rinominata Kaliningrad, in onore del rivoluzionario sovietico Michail Kalinin. Nella città rimanevano circa 150 mila persone tedesche (moltissime erano scappate durante la guerra e l’assedio di Königsberg, che era durato tre mesi), che furono in gran parte trasferite in Germania, nei territori controllati dall’Unione Sovietica.

Kaliningrad fu ripopolata con persone russe, ma per decenni il regime sovietico non fu interessato a riportare la città al suo antico splendore. La gran parte dei monumenti, dei palazzi e degli edifici storici fu lasciata in rovina, e a partire dagli anni Sessanta alcuni edifici monumentali, come per esempio i castelli teutonici, furono del tutto abbattuti: l’intenzione del regime era di eliminare le tracce evidenti dei lunghi secoli di dominio tedesco. Anche la cattedrale rimase danneggiata e diroccata per decenni, e fu restaurata soltanto dopo la caduta del muro di Berlino, con finanziamenti tedeschi. Oggi è uno dei pochi monumenti storici di Kaliningrad.

La Guerra fredda
Durante la Guerra fredda, Kaliningrad non fu davvero un’exclave: la Lituania e la Polonia, che la circondavano, facevano entrambe parte del blocco sovietico. Ma per l’Unione Sovietica la città e il suo territorio rimasero di estrema importanza strategica.

Kaliningrad divenne la sede della flotta sovietica del mar Baltico (lo è ancora) e si trasformò in un gigantesco avamposto militare dove furono stanziati oltre 100 mila soldati, anche se alcune stime occidentali ritengono che furono il doppio (attualmente sono circa 10 mila). Kaliningrad ospitava, e ospita tuttora, armi nucleari, secondo le analisi di molti esperti occidentali.

Ma se si esclude l’aspetto militare, Kaliningrad rimase per molto tempo una città povera e priva di attrattive, anche perché, a causa dell’importanza strategica che le attribuiva il regime sovietico, rimase chiusa ai visitatori stranieri, a cui per decenni fu vietato l’accesso.

Come altre città sovietiche, dopo la caduta del muro di Berlino Kaliningrad subì un crollo economico: ancora nel 2004, un articolo di Politico descriveva Kaliningrad come poco più che un enorme magazzino dello stato russo, dove tutto era più economico che nei paesi confinanti a causa dell’estrema povertà e del trattamento fiscale favorevole concesso dalla Russia, la criminalità organizzata era molto potente e i casinò costituivano una delle attrattive principali per i turisti.

Le cose negli ultimi anni sono molto migliorate, ma tuttora il PIL dell’oblast di Kaliningrad è un terzo di quello di Mosca, e la metà di quello di San Pietroburgo.

La cattedrale di Kaliningrad (Laurence Griffiths/Getty Images)

Kaliningrad oggi
Dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica, e soprattutto dopo che la Polonia e la Lituania sono entrate nell’Unione Europea e nella NATO, la questione di Kaliningrad è diventata una delle più complesse nei rapporti tra Occidente e Russia.

Nel 2002 la Russia negoziò con l’Unione Europea la possibilità per i cittadini di Kaliningrad di raggiungere il resto del paese passando per la Lituania senza eccessivi impedimenti burocratici, e una generale riapertura internazionale fece sperare che gli abitanti dell’exclave potessero tornare al vecchio cosmopolitismo di Königsberg: sempre nel 2004 un sondaggio mostrava che il 70 per cento degli abitanti di Kaliningrad non era mai stato in Russia, ma aveva visitato Berlino, Stoccolma o Varsavia, che erano ben più vicine di Mosca.

Le cose sono peggiorate notevolmente negli ultimi anni, in concomitanza con la politica estera sempre più aggressiva di Vladimir Putin.

Nel 2012 la Russia inviò nella sua exclave i sistemi antimissilistici a lungo raggio S-400 e nel 2016 il sistema missilistico d’attacco Iskander, capace di trasportare testate nucleari e di colpire l’Europa. Secondo varie analisi di esperti occidentali (oltre che secondo il governo lituano), la Russia manterrebbe a Kaliningrad armi nucleari.

Kaliningrad e lo stretto corridoio che la collega alla Bielorussia, il cosiddetto varco di Suwalki, sono stati definiti “il punto debole della NATO”, o addirittura “il luogo più pericoloso del mondo”, perché è molto probabile che se mai la Russia deciderà di attaccare militarmente la NATO (cosa comunque assai improbabile, al momento), potrebbe farlo proprio da lì. Varie esercitazioni militari russe nel corso degli anni si sono concentrate proprio su questo obiettivo.

– Leggi anche: Il punto debole della NATO

Ovviamente le stesse caratteristiche che rendono Kaliningrad pericolosa per la NATO sono problematiche per il regime russo, e come ha notato l’Economist non è del tutto chiaro se il controllo di Kaliningrad sia davvero un vantaggio strategico per la Russia. Già adesso l’isolamento di Kaliningrad è molto forte, e potrebbe diventarlo ancora di più se, come previsto, anche Svezia e Finlandia diventeranno membri della NATO. In caso di guerra, potrebbe essere difficile per l’esercito russo rompere l’isolamento dell’exclave.