• Mondo
  • Lunedì 20 giugno 2022

I treni di Kaliningrad hanno tutta una storia

La Lituania ha vietato l'ingresso di merci sotto sanzioni nell'exclave russa affacciata sul mar Baltico ma in pieno territorio europeo: è l'ultima fase di un rapporto complicato

Una passeggera di un treno da Kaliningrad guarda fuori dal finestrino (Paulius Peleckis/Getty Images)
Una passeggera di un treno da Kaliningrad guarda fuori dal finestrino (Paulius Peleckis/Getty Images)
Caricamento player

Qualche giorno fa il governo della Lituania ha annunciato che impedirà il transito via ferrovia sul suo territorio di beni russi colpiti dalle sanzioni dell’Unione Europea verso l’exclave russa di Kaliningrad, con una decisione che potrebbe aumentare le tensioni con la Russia. La decisione del governo lituano rende inoltre evidenti i delicati e complessi rapporti tra Kaliningrad e i paesi confinanti, che comprendono intricati accordi sui transiti di merci e persone, e sono simboleggiati proprio dai treni che tutti i giorni partono dall’exclave e attraversano la Lituania per raggiungere la Bielorussia e poi la Russia, e viceversa.

Kaliningrad, il cui territorio comprende la città omonima e l’oblast, cioè la regione che le sta intorno, è un’exclave, cioè un pezzo di territorio russo affacciato sul mar Baltico ma in pieno territorio europeo, separato dal resto della Russia da Lituania e Polonia. Kaliningrad fu ai tempi della Guerra fredda uno dei luoghi più militarizzati del mondo, e ancora oggi è al centro di fortissime tensioni, soprattutto dopo l’invasione russa dell’Ucraina: il breve corridoio che collega Kaliningrad alla Bielorussia, noto come varco di Suwalki, è stato definito “il punto debole della NATO”.

L’annuncio di impedire il passaggio di merci sotto sanzione da e per Kaliningrad è stato accolto da parte russa come un segnale ostile. Il ministero degli Esteri l’ha definito una «provocazione», mentre Dmitri Peskov, il portavoce del presidente Vladimir Putin, ha detto che «la situazione è più che seria e richiede un’attenta analisi». Sulle televisioni russe ci sono state abbondanti minacce contro la Lituania, che è uno dei paesi più frequentemente attaccati dalla propaganda per il suo sostegno alla resistenza ucraina.

La decisione è stata annunciata dall’autorità lituana che si occupa di gestire le ferrovie del paese, e sembra che riguardi soltanto i trasporti via treno. Da sabato, le autorità lituane hanno cominciato a vietare il transito sul territorio del paese di tutti i beni (tendenzialmente materie prime come carbone, metalli e materiale da costruzione, oltre a vari prodotti tecnologici) che sono soggetti a sanzioni dell’Unione Europea.

Secondo Anton Alikhanov, il governatore dell’oblast di Kaliningrad, circa il 50 per cento delle importazioni dell’exclave dovrà ora passare via mare, partendo da San Pietroburgo. La Lituania già all’inizio dell’invasione aveva chiuso il suo spazio aereo ai voli russi, rendendo scomodo, benché non impossibile, il rifornimento per via aerea.

I treni che attraversano la Lituania da e per Kaliningrad hanno una storia notevole.

La Lituania, come gli altri paesi baltici, ha fatto parte dell’Unione Sovietica fino al 1991, quando conquistò la sua indipendenza, e per vari decenni il passaggio da una parte all’altra dell’exclave fu completamente libero e i contatti personali e commerciali frequenti. Le cose rimasero così anche per tutti gli anni Novanta, quando il governo lituano indipendente decise che i russi di Kaliningrad potevano entrare nel paese senza bisogno di passaporto.

Fino alla Seconda guerra mondiale Kaliningrad aveva fatto parte della Germania, si chiamava Königsberg ed era una delle più raffinate città prussiane, nota per i suoi magnifici palazzi e per essere il luogo di nascita del filosofo Immanuel Kant. Praticamente distrutta dalla guerra, fu ceduta all’Unione Sovietica, che contribuì alla sua devastazione e al suo impoverimento: nel corso della Guerra fredda, Kaliningrad fu di fatto un gigantesco avamposto militare, sede della Flotta del Baltico (lo è ancora) e di decine di migliaia di soldati (oggi sono molti meno, si stima attorno ai diecimila). Kaliningrad ospitava, e ospita tuttora, armi nucleari, secondo le analisi di molti esperti occidentali.

Ancora nel 2004, un articolo di Politico descriveva Kaliningrad come poco più che un enorme magazzino dello stato russo, dove tutto era più economico che nei paesi confinanti a causa dell’estrema povertà e del trattamento fiscale favorevole concesso dalla Russia, la criminalità organizzata era molto potente e i casinò costituivano una delle attrattive principali per i turisti.

In questo contesto, finché fu possibile gli abitanti di Kaliningrad approfittarono volentieri del fatto che si potesse viaggiare in Lituania senza passaporto: capitava di frequente che i ragazzi russi trascorressero i weekend estivi nei locali della capitale lituana Vilnius, che dista poche ore di macchina.

Le cose cambiarono alla fine del 2002, quando la Lituania e la Polonia entrarono nell’Unione Europea. A causa delle regole dell’area Schengen, il transito senza passaporti e visti fu interrotto, e cominciò un negoziato lungo oltre un anno tra Russia, Lituania e Unione Europea per garantire da un lato il controllo dei confini dell’Unione, e dall’altro il diritto degli abitanti di Kaliningrad di mantenere una connessione ininterrotta con la Russia.

Alla fine fu trovato un compromesso: la Lituania avrebbe emesso dei permessi temporanei, detti Documenti di transito facilitati, che avrebbero consentito il passaggio per il paese e che sarebbero stati facili da ottenere e a poco prezzo (uno dei problemi principali era che, data la povertà degli abitanti di Kaliningrad al tempo, richiedere un passaporto completo sarebbe stato troppo costoso per tante persone).

Per molto tempo i rapporti tra Kaliningrad e Lituania rimasero buoni e gli spostamenti frequenti. Si parlò perfino di eliminare la necessità di passaporti e altri documenti per il transito, attraverso un programma pilota.

Ma negli ultimi anni le cose sono peggiorate notevolmente, in concomitanza con la politica estera sempre più aggressiva di Vladimir Putin e con il peggioramento conseguente dei rapporti con la Lituania, che non ha mai smesso davvero di sentirsi minacciata dall’espansionismo russo. A partire dal 2014, anno dell’invasione russa della Crimea, il governo lituano cominciò a fare controlli più serrati, e a progettare per esempio la costruzione di una barriera fisica al confine con Kaliningrad (che non fu mai realizzata).

Un treno passa per la stazione di Kalveliai, in Lituania, vicino al confine con la Bielorussia (Paulius Peleckis/Getty Images)

Attualmente, la situazione dei treni che trasportano persone e merci da e per Kaliningrad è molto peculiare. Benché gli accordi tra l’Unione Europea e la Russia continuino a garantire il passaggio dei mezzi, i treni sono molto pochi (un centinaio al mese) e poco frequentati (trasportano poche decine di passeggeri alla volta), anche a causa delle restrizioni provocate dalla pandemia da coronavirus.

Ma sono considerati un possibile pericolo da parte del governo lituano, e sono attentamente sorvegliati. I treni e i passeggeri sono controllati sia all’ingresso sia in uscita dal paese, per evitare discrepanze nei trasporti e per assicurarsi che sui mezzi non viaggino soldati o persone sospette. La Lituania ha chiesto inoltre nuovi fondi all’Unione Europea per garantire la sicurezza, per esempio con elicotteri che sorvolino continuamente i treni.

Uno dei treni principali passa per Vilnius, la capitale, e nella stazione cittadina è stato predisposto un binario apposito esclusivamente per i collegamenti con Kaliningrad. La banchina è circondata da recinzioni, e non è accessibile né dalla stazione né dalla strada, per evitare che ci siano contatti con i passeggeri. I treni da e per Kaliningrad, che nel transito in Lituania sono trainati da locomotive lituane, si fermano a Vilnius una decina di minuti, ma i passeggeri non possono per esempio entrare in stazione per prendere una bevanda: devono rimanere sulla loro banchina. E solitamente, peraltro, dal treno non scende nessuno.

La stazione di Vilnius, con una banchina transennata e piena di cartelli contro l’invasione dell’Ucraina (foto Il Post)

Dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina la Lituania è stato uno dei paesi europei più solidali con gli ucraini e critici nei confronti della Russia. Anche per questo, dalla fine di marzo le autorità che gestiscono le ferrovie lituane hanno messo in atto una forma di protesta contro la censura sui media russi di quello che sta succedendo in Ucraina: lungo le recinzioni che circondano la banchina della stazione in cui si fermano i treni di Kaliningrad hanno appeso enormi fotografie delle devastazioni compiute dai bombardamenti russi. Alcune sono piuttosto violente e mostrano edifici devastati e persone ferite gravemente. Sui cartelli c’è scritto, in russo: «Oggi Putin uccide i civili in Ucraina. Sei d’accordo con questo?», e altre frasi del genere.

I cartelli sono numerosi, in modo che sia impossibile per i passeggeri dal treno non vederli. Mentre il treno è fermo a Vilnius, lo stesso messaggio viene ripetuto dagli altoparlanti alla banchina, con poche variazioni. Foto simili sono state esposte anche in altre città in cui il treno passa tutti i giorni.

La stazione di Kalveliai, in Lituania, vicino al confine con la Bielorussia (Paulius Peleckis/Getty Images)