In Groenlandia ci sono alcuni orsi polari che sopravvivono senza ghiaccio marino

Usano un modo creativo di cacciare nella stagione calda, ma sono comunque in pericolo per il riscaldamento globale

Un orso polare tra i ghiacci nella Groenlandia sudorientale nel 2016 (Thomas W. Johansen/NASA Oceans Melting Greenland)
Un orso polare tra i ghiacci nella Groenlandia sudorientale nel 2016 (Thomas W. Johansen/NASA Oceans Melting Greenland)
Caricamento player

Nella Groenlandia sudorientale è stata identificata una particolare sottopopolazione di orsi polari che, nonostante la scarsa presenza di ghiaccio marino, riesce ugualmente a sopravvivere utilizzando iceberg di piccole dimensioni come piattaforme da cui cacciare in mare. La scoperta sembra indicare una certa capacità di adattamento di questi animali, a rischio di estinzione per via del progressivo scioglimento del ghiaccio marino (che si forma per congelamento dell’acqua dell’oceano), dal quale dipendono per procacciarsi le prede, a causa del riscaldamento globale.

Il comportamento osservato nella Groenlandia meridionale non implica però che gli orsi polari siano meno a rischio di quanto finora stimato: solo una marcata riduzione delle emissioni di anidride carbonica derivanti dalle attività umane potrà offrire loro qualche opportunità di sopravvivenza come specie.

Con le sue basse temperature per la maggior parte dell’anno e terreni scoscesi intorno alle zone costiere, la Groenlandia non è un posto particolarmente ospitale. La parte sudorientale è relativamente meno fredda, ma è sostanzialmente separata dal resto della grande isola. Gli orsi polari che vivono nella zona sono quindi piuttosto isolati e questo spiega come mai nei secoli questi animali abbiano assunto abitudini un po’ diverse dai loro colleghi che vivono più a nord.

Nel complesso, nella zona dell’Artico si stima che vivano 26mila orsi polari, catalogati in 19 sottopopolazioni, su base geografica e anche di alcune similitudini tra i vari esemplari. Questi animali trascorrono buona parte della loro esistenza sulle grandi piattaforme di ghiaccio marino, in attesa che qualche foca riemerga in superficie per prendere fiato e cacciarla, prima che torni a inabissarsi nelle gelide acque intorno alle grandi piattaforme di ghiaccio.

La distribuzione geografica delle 19 sottopopolazioni di orsi polari (Science)

È il loro principale metodo di caccia: se inizia a scarseggiare il ghiaccio marino, non hanno più possibilità di procurarsi facilmente il cibo. E a causa del riscaldamento globale, negli ultimi decenni il ghiaccio marino nell’Artico si è ridotto sensibilmente, mettendo sotto forte stress alcune delle sottopopolazioni di orsi polari. Negli anni sono stati avvistati numerosi esemplari stremati dalla fame, proprio perché in difficoltà con la caccia delle loro prede.

Il clima relativamente più caldo della Groenlandia sudorientale fa sì che negli stretti fiordi della zona ci sia poco ghiaccio marino e con una permanenza ridotta: circa un centinaio di giorni l’anno. È un periodo insufficiente per consentire agli orsi polari di sopravvivere, ma come ha mostrato la nuova ricerca pubblicata sulla rivista scientifica Science la sottopopolazione identificata nell’area quando non ha più a disposizione il ghiaccio marino, perché si è sciolto per il caldo, passa a utilizzare i blocchi che si staccano dai ghiacciai le cui lingue raggiungono il mare tramite le insenature dei fiordi.

Nei punti di maggior distacco dei ghiacciai si forma una sorta di densa granita (“mélange di ghiaccio”), con pezzi di ghiaccio più grandi, sui quali si avventurano gli orsi in attesa del passaggio di qualche preda. La caccia non è ricca come altrove più a nord, ma è comunque sufficiente per sfamare le centinaia di orsi della sottopopolazione e i nuovi nati, seppure il tasso di riproduzione sia più basso rispetto ad altre zone dell’Artico.

Un esempio di mélange di ghiaccio in un fiordo nella Groenlandia meridionale (NASA)

Lo studio è il frutto di circa sette anni di lavoro che ha tenuti impiegati diversi gruppi di ricerca, con ricognizioni in elicottero e al suolo in aree poco accessibili, l’impiego di sistemi GPS per tracciare gli spostamenti degli orsi, il coinvolgimento delle popolazioni locali e la raccolta di campioni biologici per esaminare il materiale genetico di questi animali. Tutte questi dati e le analisi hanno permesso di definire la sottopopolazione, che potrebbe quindi aggiungersi alle 19 finora indicate, anche se l’inserimento non sarà immediato e richiederà un confronto all’interno dell’Unione internazionale per la conservazione della natura.

Il mélange di ghiaccio si forma comunque solo in particolari condizioni ed è difficile osservarne di simile in altre zone dell’Artico, dove vivono le altre sottopopolazioni di orsi polari. La ricerca mostra come un insieme specifico di animali si sia adattato a una situazione diversa dal solito, complici condizioni ambientali comunque propizie. In mancanza di un netto rallentamento del riscaldamento globale, nei prossimi decenni potrebbero venire meno le condizioni che consentono a questi orsi di cacciare ugualmente in mare, mettendo seriamente a rischio le loro possibilità di sopravvivenza.