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  • Giovedì 9 giugno 2022

L’altra grossa contesa sul gas riguarda Algeria e Spagna

E l'Italia, le cui forniture di gas algerino rischiano di essere influenzate dalle dispute in corso nella regione

Manifestanti con bandiere Saharawi durante una manifestazione lo scorso anno a Madrid (Xaume Olleros/Getty Images)
Manifestanti con bandiere Saharawi durante una manifestazione lo scorso anno a Madrid (Xaume Olleros/Getty Images)
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Mercoledì l’Algeria ha sospeso con effetto immediato un importante trattato di cooperazione firmato con la Spagna vent’anni fa, e ha vietato l’importazione nel paese di alcuni prodotti spagnoli. La decisione è stata presa per via di una «svolta ingiustificata», come è stata definita dalla presidenza algerina, operata dal governo spagnolo sulla questione dei conflitti regionali sul Sahara occidentale tra l’Algeria e il Marocco, che va avanti da decenni e riguarda anche la Spagna.

Non è soltanto una questione politica: l’Algeria è uno dei grandi esportatori di gas naturale verso l’Europa e le conseguenze della contesa potrebbero avere effetti sui notevoli flussi che dall’Algeria arrivano nei paesi europei, tra cui l’Italia. La disputa potrebbe complicare un mercato dell’energia già sconvolto dall’altra grave crisi del gas, quella tra la Russia e l’Europa, iniziata lo scorso anno e diventata irrecuperabile dopo l’invasione russa in Ucraina.

La ragione dell’interruzione dei rapporti tra l’Algeria e la Spagna ha a che fare con la questione del Sahara occidentale, una grande regione compresa tra Marocco, Mauritania e Algeria, nel nord-ovest dell’Africa. È un’ex colonia spagnola, contesa tra il Marocco e il Fronte Polisario, movimento nazionalista che da più di quarant’anni chiede l’indipendenza dal governo marocchino ed è sostenuto dall’Algeria.

La disputa sul Sahara Occidentale iniziò nel 1975 quando il Marocco decise di annettere una parte dell’area, considerandola parte integrante del suo paese e rivendicando la sovranità anche sul tratto dei territori desertici meridionali, ricchi di giacimenti naturali. In quegli stessi anni, il Fronte Polisario – riconosciuto dall’ONU come rappresentante legittimo del popolo saharawi, che abita quelle zone – annunciò la nascita della Repubblica Democratica Araba dei Saharawi (RASD), instaurando un governo in esilio ospitato dall’Algeria, che ne diventò in qualche modo protettore. Il Fronte Polisario continuò a chiedere un referendum per l’indipendenza che non si è però mai svolto. La guerriglia per l’indipendenza proseguì per diversi anni, fino a quando, nel 1991, venne dichiarato un cessate il fuoco.

Le tensioni sono riprese nel 2020 e si sono aggravate dopo il rafforzamento delle relazioni tra Marocco e Israele, avvenuto nel 2020 e mediato dagli Stati Uniti, nell’ambito della normalizzazione dei rapporti di Israele con varie potenze arabe del Nord Africa e del Medio Oriente fra cui Emirati Arabi Uniti, Bahrein e Sudan. Per incoraggiare il Marocco a riconoscere Israele, l’allora presidente statunitense Trump fece una promessa importante: impegnò gli Stati Uniti a riconoscere la sovranità del Marocco sul Sahara occidentale, cosa che suscitò la forte opposizione dell’Algeria.

La “svolta spagnola”, così definita dalla presidenza algerina, c’è stata a marzo, quando il primo ministro spagnolo Pedro Sánchez ha deciso di schierarsi a favore di un piano di autonomia proposto dal Marocco, alternativa al referendum per l’indipendenza del Sahara Occidentale, di fatto riconoscendo la sovranità marocchina sulla regione. Sánchez ha deciso di avvicinarsi al Marocco per varie ragioni, a partire dalla necessità di garantire il controllo dell’immigrazione nell’exclave di Ceuta.

Da quel momento c’è stato un significativo aumento della tensione tra l’Algeria e la Spagna, fino alla sospensione dell’accordo di collaborazione. Il 19 marzo l’Algeria ha richiamato il suo ambasciatore da Madrid, Said Moussi, e ha sospeso i rimpatri degli immigrati irregolari che venivano effettuati settimanalmente in traghetto.

Una delle minacce più gravi, per la Spagna e indirettamente anche per l’Europa, riguarda le forniture di gas garantite dall’Algeria che nel 2021 hanno raggiunto il 40 per cento del fabbisogno spagnolo e il 7 per cento di quello europeo, una percentuale destinata ad aumentare dopo la guerra russa in Ucraina. L’Algeria trasporta il suo gas verso la Spagna attraverso due gasdotti e una parte con navi metaniere. Uno dei gasdotti, il Maghreb-Europe, passa da El Aricha, al confine tra l’Algeria e il Marocco, e attraversa lo stretto di Gibilterra. Il secondo gasdotto, chiamato Medgaz, attraversa il Mediterraneo prima di arrivare ad Almeria.

Come avviene nel resto del mondo, il passaggio di un gasdotto comporta il pagamento di una tariffa (fee) di transito con soldi oppure con una quota di gas. Nel caso di Maghreb-Europe, fino allo scorso ottobre il Marocco poteva prelevare una parte del gas per il suo fabbisogno. Le cose sono cambiate dall’1 novembre, quando l’Algeria ha deciso di chiudere il gasdotto Maghreb-Europe per via delle rinnovate tensioni con il Marocco. Da 400 milioni di metri cubi di gas registrati a ottobre si è passati a zero.

Questa mancanza è stata in parte compensata da un aumento delle forniture di gas dalla Spagna al Marocco, un’azione che negli ultimi mesi ha portato l’Algeria a minacciare l’interruzione totale dell’esportazione verso la Spagna. Le autorità spagnole hanno assicurato in più occasioni che il gas ceduto al Marocco non era algerino, ma proveniente dalle forniture di GNL: il tentativo non è servito a far calare la tensione con l’Algeria.

In questo movimento di gas c’entra anche l’Italia.

Chiudere un gasdotto come Maghreb-Europe, infatti, non è così semplice dal punto di vista tecnico perché diminuire il prelievo di gas dagli impianti di estrazione potrebbe portare a danni a cui è complicato rimediare. Nel momento in cui si chiude un gasdotto, è importante aumentare il flusso verso un’altra via. L’Algeria lo ha fatto in parte con un aumento dei consumi nazionali, che però sono difficili da quantificare perché i dati non sono trasparenti, e in parte con il nuovo accordo stretto con il governo italiano e l’ENI, la più importante società energetica italiana: entro il 2024 l’Italia riceverà dall’Algeria circa 9 miliardi di metri cubi di gas in più all’anno, rispetto ai 22,4 miliardi di metri cubi importati nel 2021 (21,2 miliardi di metri cubi attraverso il gasdotto Transmed che arriva a Mazara del Vallo e 1,2 miliardi di metri cubi tramite navi metaniere). L’Algeria è oggi il secondo paese per forniture di gas all’Italia dopo la Russia, che solo lo scorso anno aveva esportato verso l’Italia circa 29 miliardi di metri cubi.

Di fatto, dunque, l’Italia sta beneficiando della crisi tra Algeria e Spagna e della chiusura del gasdotto Maghreb-Europe, ricevendo gas a cui, in un’altra circostanza, probabilmente non avrebbe potuto avere accesso.

Michele Soldavini, analista di Fedabo, un’azienda che si occupa di consulenza energetica per le grandi aziende, spiega che sebbene l’Italia possa beneficiare delle tensioni tra Algeria e Spagna nel breve e nel medio termine, a livello europeo questa situazione potrebbe portare a una certa vulnerabilità. «La ricerca di nuovi approvvigionamenti da parte della Spagna potrebbe far aumentare la concorrenza per le forniture di GNL che al momento è molto richiesto dai paesi europei, tra cui l’Italia», dice Soldavini. «C’è anche un’altra questione che riguarda il governo italiano, perché i 9 miliardi promessi dall’Algeria non possono essere garantiti immediatamente. Secondo ENI l’obiettivo sarà raggiungibile tra il 2023 e il 2024, mentre il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani ha parlato di 3 miliardi disponibili fin da subito, esattamente il volume di gas tolto da Maghreb-Europe. Tuttavia non è scontato che questi 3 miliardi finiscano tutti in Italia».

In seguito alla sospensione dell’accordo di cooperazione con l’Algeria, il governo spagnolo non sembra intenzionato a modificare la propria posizione sul Sahara Occidentale. Il ministro degli Esteri, José Manuel Albares, ha detto di voler mantenere le «migliori relazioni con l’Algeria, come con tutti i nostri vicini», ma finora le parole di distensione non sembrano aver ottenuto i risultati sperati: l’Algeria ha comunicato che un piano per aumentare la portata del gasdotto Medgaz è stato sospeso.

La Spagna si ritiene protetta dal contratto di fornitura tra la società spagnola Naturgy e l’algerina Sonatrach, con scadenza al 2032. Tra le altre cose, Albares ha detto che l’Algeria è considerata un «partner affidabile» che ha dato «garanzie ai massimi livelli» sul rispetto dei contratti firmati. Teoricamente è così, anche se il comportamento della Russia degli ultimi mesi dimostra che i contratti non bastano a proteggere i paesi dalle conseguenze di crisi politiche.

Per l’Algeria, uno dei modi per far valere la sua posizione di forza è la revisione dei prezzi, che secondo i contratti firmati con la Spagna deve essere fatta ogni tre anni. Il processo è iniziato lo scorso anno e per la Spagna potrebbe portare a una crescita dei prezzi potenzialmente insostenibile.