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  • Venerdì 11 settembre 2020

Anche il Bahrein riconoscerà Israele

A poche settimane dagli Emirati Arabi Uniti, è diventato il quarto paese arabo a normalizzare i rapporti con Israele: ed è una vittoria di Trump

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump annuncia l'accordo tra Bahrein e Israele nello Studio Ovale. (AP Photo/Andrew Harnik)
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump annuncia l'accordo tra Bahrein e Israele nello Studio Ovale. (AP Photo/Andrew Harnik)

Venerdì sera il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha annunciato il raggiungimento di un accordo tra Israele e Bahrein per la normalizzazione dei rapporti tra i due paesi. Significa che il Bahrein, quarto paese arabo nella storia, inizierà ad avere relazioni diplomatiche con Israele, riconoscendolo ufficialmente come stato. È una vittoria diplomatica importante per Trump, che ha mediato l’accordo e che il mese scorso aveva raggiunto lo stesso risultato con gli Emirati Arabi Uniti, diventati il primo paese del Golfo Persico a riconoscere Israele, il terzo tra i paesi arabi dopo Egitto e Giordania. Ed è un buon risultato anche per il primo ministro israeliano benjamin Nethanyahu. Mentre è un accordo che isola ulteriormente i palestinesi.

Il Bahrein è una piccola monarchia di 1,5 milioni di abitanti e non condivide confini con Israele, con cui non ha mai combattuto nemmeno una guerra. Ma come la maggior parte dei paesi arabi non ha mai riconosciuto Israele, per via della sua occupazione dei territori palestinesi. Le cose cambieranno dopo quello che Trump ha definito «un altro storico traguardo», annunciando l’accordo con un comunicato congiunto scritto insieme a Netanyahu e al re del Bahrein Hamad bin Isa Al Khalifa. L’annuncio è arrivato, peraltro, nel giorno del 19esimo anniversario dell’attentato alle Torri Gemelle: «non c’è risposta più potente di questo accordo all’odio causato dall’11 settembre» ha detto Trump ai giornalisti.

– Leggi anche: L’accordo tra Israele ed Emirati Arabi Uniti, spiegato bene

Il comunicato dice che «aprendo un dialogo e legami diretti tra queste due società dinamiche e queste economie avanzate continuerà la trasformazione positiva del Medio Oriente e aumenterà la stabilità, la sicurezza e la prosperità della regione». Non sono però ancora noti i dettagli dell’accordo, né quali siano gli impegni presi dalle due parti per facilitarlo: in occasione di quello con gli Emirati Arabi Uniti, invece, Israele si era impegnato a sospendere le rivendicazioni su alcuni territori che il piano di Trump per concludere il conflitto israelo-palestinese assegnava ai palestinesi (il piano, comunque, è assai sbilanciato a favore di Israele).

Netanyahu ha sottolineato che «ci sono voluti 26 anni tra il secondo accordo di pace con un paese arabo e il terzo», riferendosi a quello con la Giordania e a quello con gli Emirati Arabi Uniti, «e soltanto 29 giorni tra il terzo e il quarto. E ne arriveranno altri». Si pensa infatti che altri paesi arabi, del Golfo Persico e non, possano normalizzare i propri rapporti con Israele. Si parla ad esempio dell’Oman e del Sudan. Tutti questi accordi avvengono con il consenso implicito dell’Arabia Saudita, la vera potenza della regione, che però non si ritiene essere in procinto di fare accordi con Israele.

Gli sforzi del governo palestinese per spingere la Lega Araba a condannare gli accordi di normalizzazione dei rapporti con Israele fino al raggiungimento di uno stato indipendente hanno così subito un’ulteriore sconfitta, che secondo gli analisti renderà ancora più deboli i palestinesi nelle trattative di pace con Israele. Nel comunicato si dice che Bahrein e Israele si impegneranno «a raggiungere una soluzione equa, completa e duratura al conflitto israelo-palestinese che permetta ai palestinesi di esprimere tutto il loro potenziale».

Per Trump è invece una vittoria diplomatica a poche settimane dalle elezioni presidenziali, anche se le sue conseguenze elettorali sono difficili da stimare. La settimana scorsa, aveva già annunciato le bozze di accordo per il riconoscimento di Israele da parte del Kosovo e per il trasferimento dell’ambasciata serba da Tel Aviv, dove si trovano quasi tutte le sedi diplomatiche straniere, a Gerusalemme, dove l’avevano spostata gli Stati Uniti nel 2018.

Come nel caso dell’accordo con gli Emirati Arabi Uniti, comunque, quello con il Bahrein non cambierà il Medio Oriente. A cambiare davvero le cose potrebbe essere invece una normalizzazione dei rapporti tra Israele e Arabia Saudita, che però ha una componente islamica conservatrice più potente, che malsopporterebbe l’accordo, e che poi ha molto più da perderci in termini di possibili ritorsioni da parte dell’Iran.