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  • Domenica 22 maggio 2022

A Shanghai le cose vanno un po’ meglio

Dopo due mesi di lockdown durissimo, nella città cinese i contagi calano ed è stata tolta qualche restrizione: ora si aspetta di vedere cosa succederà a Pechino

(Getty Images)
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Nella città cinese di Shanghai, dove dalla fine di marzo è in corso un lockdown durissimo per contenere i contagi da coronavirus, le cose stanno cominciando ad andare gradualmente meglio: il numero di nuovi contagi è al minimo da due mesi, e l’amministrazione della città ha annunciato un piano per eliminare le restrizioni entro la fine di giugno, cominciando gradualmente fin da subito.

Nelle ultime 24 ore i nuovi contagi registrati a Shanghai sono stati 622: non erano così pochi dal 20 marzo scorso, quando erano stati 758, e quest’andamento sembrerebbe mostrare che, dopo quasi due mesi di lockdown, la situazione dei contagi stia infine migliorando. I distretti della città in cui le restrizioni alle persone sono ancora massime e in cui è vietato uscire di casa si stanno man mano riducendo: attualmente, vivono nelle zone in cui il lockdown è al massimo livello 560mila persone su 25 milioni di abitanti.

L’amministrazione locale sta cominciando a consentire con molta gradualità alcune riaperture: questa settimana hanno riaperto alcuni negozi e attività commerciali essenziali, anche se soltanto in aree considerate poco a rischio e con moltissimi obblighi e precauzioni. Da domenica, inoltre, hanno ripreso la circolazione gli autobus in 273 tratte urbane e hanno ricominciato a viaggiare quattro delle 19 linee della metropolitana della città.

Le restrizioni al movimento dei residenti rimangono comunque numerosissime, e la maggior parte degli abitanti di Shanghai continua con varie gradazioni a non poter uscire di casa, o a poterlo fare con eccezionali limitazioni. Anche per questo, benché alcuni mezzi pubblici abbiano ricominciato a transitare per ora sono praticamente vuoti, hanno scritto vari media.

L’amministrazione locale intende far tornare la città alla normalità entro la fine di giugno, e ha elaborato un nuovo sistema di divisione in zone a seconda del livello del contagio.

Questi miglioramenti però non sono ancora definitivi, e in ogni caso sono stati ottenuti con sacrifici molto elevati: a causa della decisione del regime cinese di mantenere la strategia “zero COVID”, il lockdown di Shanghai è stato brutale e caotico, e ha provocato proteste e malcontento tra le decine di milioni di cittadini costretti in casa per mesi, spesso con metodi violenti.

Nel frattempo, si sta cercando di capire se Pechino, la capitale cinese, riuscirà a scampare il durissimo lockdown toccato a Shanghai. Nella città i casi sono poche decine ormai da settimane, e le amplissime attività di prevenzione messe in atto dalle autorità (test di massa, lockdown mirati) sembrano riuscire a tenere a bada il contagio.

Del fallimento della strategia “zero COVID” a Shanghai sono state infatti incolpate le autorità locali, che non avrebbero messo in atto sufficienti misure preventive e non avrebbero agito per tempo quando il contagio era ancora agli inizi. Per questo, Pechino è diventata una specie di test per le decisioni del governo legate al coronavirus: se anche la capitale sarà costretta a un duro lockdown, è probabile che tutta la strategia “zero COVID” sarà da ripensare, con conseguenze molto ampie che potrebbero riguardare non soltanto la Cina, ma anche l’economia mondiale.

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