I soldati ucraini di Mariupol non hanno accettato l’ultimatum della Russia

Ma la conquista della città da parte dei russi sembra comunque questione di ore: intanto Zelensky continua a chiedere più armi

Un uomo in piedi tra veicoli militari distrutti a Bucha, nella periferia di Kiev (AP Photo/Evgeniy Maloletka)
Un uomo in piedi tra veicoli militari distrutti a Bucha, nella periferia di Kiev (AP Photo/Evgeniy Maloletka)
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Anche oggi, come era già avvenuto nei giorni scorsi, i soldati ucraini asserragliati nell’acciaieria Azovstal di Mariupol non hanno accettato la resa offerta loro dai russi, che da settimane assediano e bombardano la città portuale ucraina. Le parti sembravano essersi accordate per la creazione di un cosiddetto “corridoio umanitario” per permettere l’evacuazione dalla città di donne, bambini e anziani: le operazioni avrebbero dovuto iniziare ore fa, ma non ci sono ancora conferme al riguardo e circola parecchio scetticismo sulla reale volontà russa di rispettare gli accordi.

Mariupol è considerato il primo obiettivo militare della “seconda fase” della guerra in Ucraina, che nei piani della Russia dovrebbe portare alla conquista di tutto il Donbass (oggi le forze russe ne controllano solo una parte). La conquista della città permetterebbe al governo russo di vantare la prima importante vittoria militare dall’inizio dell’invasione, e permetterebbe il trasferimento dei soldati russi impegnati a Mariupol verso altri fronti di guerra. Una vittoria russa viene considerata ormai inevitabile, e Mariupol potrebbe cadere nel giro di qualche ora.

Secondo un rapporto dell’intelligence britannica, comunque, l’offensiva nel Donbass non starebbe andando spedita come l’esercito russo aveva previsto e starebbe incontrando parecchie difficoltà. Nel rapporto si dice che questo si deve in particolare alla resistenza ucraina e agli ostacoli “ambientali,  logistici e tecnici” incontrati.