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  • Lunedì 11 aprile 2022

Il ritorno di Tiger Woods

A poco più di un anno dall’incidente in cui rischiò l’amputazione di una gamba, il golfista più vincente della sua epoca ha giocato, e soprattutto concluso, il Masters di Augusta

Tiger Woods saluta il pubblico al round finale del Masters di Augusta (Gregory Shamus/Getty Images)
Tiger Woods saluta il pubblico al round finale del Masters di Augusta (Gregory Shamus/Getty Images)
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Nel fine settimana Tiger Woods, il più grande golfista della sua generazione, è tornato a giocare in un torneo ufficiale, e non in uno qualsiasi: al Masters di Augusta, negli Stati Uniti, tra i campi più prestigiosi e impegnativi del golf professionistico, uno dei quattro cosiddetti major della stagione.

Woods è tornato a poco più di un anno di distanza dal grave incidente automobilistico che lo aveva tenuto in un letto d’ospedale per oltre tre mesi, durante i quali aveva rischiato l’amputazione della gamba destra. La notizia è che è riuscito a concludere il torneo giocando tutte le 72 buche previste nei quattro round, cosa tutt’altro che scontata per uno nelle sue condizioni fisiche, già provate da una lunga serie di infortuni debilitanti.

Woods ha iniziato il torneo incredibilmente bene, tra l’entusiasmo del pubblico per alcuni suoi colpi simili a quelli di un tempo. Ha poi concluso con un comprensibile calo di forma e un quarantasettesimo posto finale. «Non c’è un modo per descrivere quello che è successo: arrivare qui ed essere in grado di giocare in tutti e quattro i round considerando dove mi trovavo poco più di un anno fa e quali erano le mie prospettive in quel momento» ha detto al termine del torneo.

Dopo una carriera incredibilmente precoce, iniziata nel 1997 proprio con la vittoria del Masters di Augusta a soli 21 anni e proseguita con altri quattordici successi nei major, l’ultimo decennio di Woods è stato segnato perlopiù da grandi difficoltà. Tra problemi fisici sempre più insistenti, vicende private che nel 2009 lo avevano spinto a ritirarsi e infine l’arresto per guida in stato di ebbrezza nel 2017, l’ultimo incidente era sembrato così grave da poter concludere definitivamente la sua carriera.

Dall’incidente in California dello scorso febbraio – di cui fu l’unico coinvolto – ne era uscito con la frattura esposta di tibia e perone della gamba destra, per cui era stato sottoposto a diversi interventi chirurgici, all’applicazione di placche e viti alle parti lesionate e a una lunga riabilitazione. La gamba destra era proprio quella su cui Woods era solito darsi forza nei colpi in partita, e per questo si pensava che un suo ritorno sarebbe stato difficile, anche considerando i tanti problemi fisici che lo avevano ostacolato in passato.

Come nel caso di altri sportivi così precoci e dominanti, lo stile di gioco con cui era diventato famoso aveva infatti contribuito negli anni all’insorgere di infortuni nelle parti più soggette agli sforzi. Per anni Woods aveva generato la forza da imprimere ai colpi facendo pressione sul terreno con i piedi, in modo da ricevere una spinta contraria che saliva lungo la gamba destra e, passando per bacino, schiena e braccia – la cosiddetta catena cinetica – veniva scaricata sulla pallina all’impatto con la mazza.

Dagli anni Novanta in poi, Woods iniziò ad avere problemi in tutte le parti del corpo più usate in questi movimenti. Per anni, tuttavia, continuò a vincere con ritmi mai visti, fino a circa dieci anni fa, quando i dolori alla schiena, quelli più problematici, si fecero sempre più insistenti, tanto da farlo crollare a terra dopo i colpi e a costringerlo più volte al ritiro. Da allora i dolori alla schiena, causati principalmente da nervi schiacciati, hanno richiesto cinque interventi chirurgici, l’ultimo dei quali l’anno scorso.

A 46 anni e dopo tutto questo, Woods si era presentato al Masters di Augusta per vincere la tradizionale giacca verde, come aveva detto nei giorni precedenti al torneo, probabilmente per cercare qualche motivazione in più. Aveva parlato anche delle sue condizioni: «Nella maggior parte degli sport, se non ti senti molto bene hai un compagno di squadra a cui passarla, magari una volta soltanto alla settimana. Qui abbiamo quattro giorni di fila e non nessuno si farà carico dell’impegno, oltre a me».

Nei quattro giorni di gara Woods ha recuperato facendo trattamenti e bagni nel ghiaccio, «fondamentalmente mi sono congelato a morte» ha detto al New York Times. Si è spostato tra una buca e l’altra zoppicando, fermandosi per allungare i muscoli e cercando di distribuire la forza in modo più omogeneo, come si è visto in alcuni suoi colpi “strozzati”. Ha concluso con uno dei suoi peggiori risultati in carriera, ma questa volta nessuno ci ha fatto caso. Dopo l’ultimo colpo tra l’ovazione del pubblico – come ad ogni sua precedente buca – ha detto che ritornerà a giocare a luglio in uno dei suoi tornei preferiti, l’Open Championship in Scozia.

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