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  • Giovedì 7 aprile 2022

Inizia il baseball, in ritardo

La stagione di Major League che rischiava di saltare per il complicato rinnovo del contratto collettivo inizia stasera, con tante novità e una nuova tecnologia

Matt Chapman dei Toronto Blue Jays dopo aver battuto un fuori campo in una partita di preparazione contro i Philadelphia Phillies (Julio Aguilar/Getty Images)
Matt Chapman dei Toronto Blue Jays dopo aver battuto un fuori campo in una partita di preparazione contro i Philadelphia Phillies (Julio Aguilar/Getty Images)
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Comincia oggi, con una settimana di ritardo dall’inizio prestabilito, la nuova stagione del campionato di baseball nordamericano, la Major League. Nel tradizionale Opening Day – quasi una festa nazionale per gli Stati Uniti, che si ripete ogni primavera da oltre un secolo – avrebbero dovuto aprire la stagione le due più grandi rivali del campionato, New York Yankees e Boston Red Sox, in una sorta di rivincita degli ultimi spareggi di qualificazione ai playoff vinti da Boston lo scorso autunno. A causa del maltempo, però, la partita è stata rinviata. Il campionato si aprirà quindi a Chicago, dove i Cubs ospiteranno i Milwaukee Brewers.

Da qui in avanti la stagione regolare entrerà nel vivo con i suoi ritmi piuttosto lenti ma allo stesso tempo frenetici e ancora difficili da capire per chi è abituato soltanto a quelli degli sport europei. Si giocherà ogni giorno, più o meno a ogni ora del giorno: talvolta anche due volte nell’arco di 24 ore, come nel caso degli Yankees, che il 17 aprile affronteranno i Baltimore Orioles in due partite a 19 ore di distanza l’una dall’altra (in Italia all’una di notte e poi alle sette di sera).

Ciascuna delle trenta squadre del campionato avrà a disposizione 162 partite di stagione regolare da qui al 5 ottobre — in media quasi una al giorno — per qualificarsi ai playoff e provare a vincere le World Series, le finali del campionato che l’anno scorso sono state vinte dagli Atlanta Braves per la prima volta dal 1995.

La nuova stagione del baseball è particolarmente attesa perché avrà parecchie novità, eppure ha rischiato di non iniziare. Lo scorso dicembre, infatti, tutte le attività legate al campionato erano state bloccate nel primo lockout della Major League in quasi trent’anni: il precedente, nel 1994, aveva cancellato una stagione intera e avuto ripercussioni per molti anni. Da dicembre il campionato è stato bloccato in attesa di un accordo tra i proprietari delle trenta squadre e il sindacato dei giocatori, divisi sui termini del nuovo contratto collettivo dopo la scadenza del precedente.

Il sindacato dei giocatori chiedeva compensi adeguati per i più giovani, una maggior libertà contrattuale e l’aumento del tetto salariale per ciascuna squadra (cioè quanto ogni squadra può spendere in stipendi) da 210 a 245 milioni di dollari. Chiedeva inoltre maggior competitività all’interno del campionato tramite una serie di riforme strutturali. I proprietari, invece, ritenevano che i giocatori godessero già di uno dei migliori accordi collettivi nello sport professionistico nordamericano e avevano altre esigenze, come l’espansione dei playoff, fino alla scorsa stagione disputati da dieci squadre.

Il lockout è proseguito per oltre tre mesi e ha fatto slittare l’Opening Day previsto a fine marzo, cosa che ha stretto ulteriormente i tempi della stagione regolare. Lo scorso 12 marzo, infine, le parti hanno trovato un accordo. I giocatori hanno ottenuto principalmente l’aumento del tetto salariale da 210 a 233 milioni di dollari e l’aumento dei compensi minimi, mentre i proprietari – oltre ad aver concesso aumenti minori di quelli richiesti dai giocatori – hanno ottenuto l’ampliamento dei playoff da 10 a 12 squadre.

Quest’ultima è una delle novità principali che si vedranno quest’anno. Un’altra riguarda l’introduzione di un nuovo dispositivo elettronico che dovrebbe scongiurare casi come lo scandalo dei segnali rubati di alcuni anni fa, quando gli Houston Astros vennero scoperti a usare uno stratagemma – anche piuttosto artigianale – per decifrare i segnali di lancio che i ricevitori avversari facevano ai compagni di squadra sul monte di lancio. Il nuovo dispositivo si chiama PitchCom ed è stato testato durante la preparazione. È una piccola pulsantiera che il ricevitore indossa sull’avambraccio per comunicare al lanciatore il tipo di lancio da effettuare tramite un segnale audio.

Sono state inoltre cambiate alcune regole sull’alternanza di battitori e lanciatori e sono cambiate molto le squadre. Per evitare di rimanere con il mercato bloccato troppo a lungo, lo scorso dicembre, fino all’ultimo giorno prima del lockout, le squadre si erano affrettate a investire complessivamente 1,4 miliardi di dollari in ingaggi e rinnovi contrattuali. L’ingaggio più rilevante era stato quello di Max Scherzer, lanciatore dei Los Angeles Dodgers passato ai New York Mets con un contratto da 130 milioni di dollari per tre anni.

Almeno la metà delle squadre del campionato parte con l’ambizione di vincere le World Series. Los Angeles Dodgers, Houston Astros e Atlanta Braves sono considerate le più complete in partenza. Chicago White Sox, New York Mets, Toronto Blue Jays e Minnesota Twins potrebbero essere le sorprese. I New York Yankees vengono considerati tra i favoriti come sempre, per il valore della squadra e l’importanza del loro nome, ma non vincono le finali addirittura da tredici anni e avranno come al solito molte pressioni dalla prima all’ultima partita.

Infine, una squadra si presenterà diversa da come lo aveva fatto nell’ultimo secolo. In questa stagione gli ex Cleveland Indians esordiranno come Cleveland Guardians. Da anni il vecchio nome era al centro di discussioni per la sua connotazione razzista e offensiva nei confronti della comunità nativa americana. Tre anni fa la squadra aveva già rimosso il suo simbolo più famoso, il disegno caricaturale del “Capo Wahoo”, ma aveva mantenuto il nome, nonostante le critiche, in attesa di un rebranding definitivo. Guardians fa riferimento alle statue che si trovano sul ponte Hope Memorial di Cleveland, chiamate appunto “Guardiani del traffico”.

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