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  • Venerdì 1 aprile 2022

Un italiano è morto durante i combattimenti nel Donbass

Edy Ongaro era un militante comunista veneto, e dal 2015 combatteva coi filorussi nel battaglione Prizrak

Edy Ongaro (Foto tratta da Facebook)
Edy Ongaro (Foto tratta da Facebook)

Edy Ongaro, un italiano che da molti anni combatteva nelle milizie filorusse che stanno affiancando l’esercito russo nella guerra in Ucraina, è morto nel Donbass durante i combattimenti. Si era dato il nome di battaglia «Bozambo», in onore di un partigiano italiano morto nel 2014, che aveva scelto a sua volta quel nome ispirandosi a un leggendario capo tribù nigeriano: era un 46enne di Giussago di Portogruaro (Venezia), ex membro degli ultras del Venezia, militante di sinistra e membro del collettivo Stella Rossa, attivo nel Nord Est. Era nella regione che la Russia vorrebbe separare dal resto dell’Ucraina fin dal 2014, arruolato nella brigata Prizrak (Brigata Fantasma, oggi denominato IV Battaglione territoriale di difesa) composta soprattutto da combattenti stranieri: oltre a ucraini e russi ci sono italiani, spagnoli, cileni, francesi, tedeschi, americani, brasiliani e inglesi.

Secondo la ricostruzione fornita dal collettivo Stella Rossa su una pagina Facebook, Ongaro sarebbe morto ad Avdeeka, a nord di Donetsk: si trovava «in trincea con altri soldati quando è caduta una bomba a mano lanciata dal nemico. Edy si è gettato sull’ordigno facendo una barriera con il suo corpo. Si è immolato eroicamente per salvare la vita ai suoi compagni». Date le circostanze della morte, non ci sono riscontri a questa ricostruzione.

Ongaro era arrivato nel Donbass nel 2015. Aveva lasciato l’Italia dopo essere stato implicato in una rissa a Portogruaro: aveva colpito l’esercente di un bar con un calcio all’addome e poi aveva aggredito un carabiniere. Arrestato, era stato rimesso in libertà in attesa del processo ma poi aveva lasciato l’Italia. Era stato tre anni in Spagna dove, aveva poi raccontato, si era impegnato a lungo nello studio della guerra civile spagnola e del ruolo delle Brigate internazionali. Questa è la sua intervista pubblicata da un canale internazionale comunista.

Ongaro era arrivato nel Donbass un anno dopo l’inizio del conflitto, cominciato ufficialmente il 6 aprile 2014 quando i gruppi armati filorussi attaccarono i palazzi governativi. Nel video pubblicato su YouTube diceva di essere molto orgoglioso di fare parte del battaglione Prizrak e spiegava: «In ogni parte del mondo, in ogni paese c’è qualche minoranza, qualche piccola etnia che viene calpestata e allora tocca reagire». Ongaro, nel video, si augurava che molti altri stranieri arrivassero a combattere nel Donbass, soprattutto gente «come me che era in condizioni deplorevoli per uno stato che si definisce civile».

Ongaro, che si definiva comunista e internazionalista, spiegava in un suo post pubblicato su Facebook che come compenso dal battaglione riceveva «una colazione, un pranzo e una cena oltre a un kalashnikov che si chiama Anita, come la moglie di Garibaldi. Mi sento vicino ai poveri, ovunque nel mondo c’è un popolo che viene calpestato. Questa sana ribellione ci è stata insegnata dai nostri nonni contro il fascismo razzista. Finché ci sarà aria e sangue nel mio corpo credo che resterò qui in Ucraina».

Il giorno dell’attacco russo all’Ucraina aveva scritto: «È arrivato il giorno».

Il Collettivo Stella Rossa ha scritto, nella sua pagina Facebook, che Ongaro «era un compagno puro e coraggioso ma fragile ed in Italia aveva commesso degli errori. In Donbass ha trovato il suo riscatto, dedicando tutta la sua vita alla difesa dei deboli e alla lotta contro gli oppressori. Ha servito per anni nelle fila di diversi corpi delle milizie popolari del Donbass fino alla fine dei suoi giorni».

Ongaro è il primo italiano a morire nella guerra in Ucraina. Altri italiani stanno combattendo, ormai da tempo, nel Donbass. Si tratta sia di militanti di estrema sinistra sia di estrema destra, questi ultimi arruolati in battaglioni legati al nazionalismo di estrema destra russo. Tra questi il più celebre è Andrea Palmeri, di Lucca, estremista fascista condannato in Italia a cinque anni, ritenuto colpevole di aver arruolato in Italia miliziani che sono poi andati a combattere nel Donbass. Ci sono italiani anche nel reggimento Azov, l’ex gruppo paramilitare ucraino composto da elementi di estrema destra, molti filonazisti, ora inquadrato nell’esercito regolare di Kiev. Altri italiani, anche se non è stato comunicato il numero (si tratta comunque di poche unità) hanno risposto all’appello del governo ucraino e si sono uniti alla Legione internazionale, nonostante in Italia sia considerato un reato andare a combattere all’estero per un paese straniero.

– Leggi anche: Gli stranieri che combattono nella legione straniera ucraina