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  • Venerdì 11 marzo 2022

Il caso del regista ucraino arrestato in Italia su richiesta della Russia

Yevhen Lavrenchuk era stato fermato a dicembre a Napoli: ora è libero, ma si sospetta che Putin abbia usato l'Interpol per fini politici

Yevhen Lavrenchuk (Wikimedia Commons/Liliya Krivets)
Yevhen Lavrenchuk (Wikimedia Commons/Liliya Krivets)

Lo scorso 17 dicembre Yevhen Lavrenchuk, regista teatrale ucraino, era stato arrestato a Napoli, dove si trovava temporaneamente per uno scalo del suo volo partito da Tel Aviv, in Israele, e diretto a Kiev, in Ucraina. L’arresto era avvenuto in seguito a un mandato internazionale emesso nei suoi confronti dalla Russia nel luglio del 2020 per un’accusa di frode, reato per cui rischiava fino a dieci anni di detenzione. Lavrenchuk, che è stato liberato lo scorso 3 marzo su richiesta arrivata direttamente dalla ministra della Giustizia Marta Cartabia, sostiene che l’accusa sia infondata e che alla base ci sia solo la sua opposizione politica al presidente russo Vladimir Putin.

Dopo aver emesso il mandato di arresto, la Russia si era rivolta all’Interpol, l’Organizzazione internazionale della polizia criminale che si occupa di rintracciare in giro per il mondo le persone oggetto di un mandato di arresto internazionale. Proprio il ruolo dell’agenzia in questa storia è oggetto ora di critiche e accuse, perché non è la prima volta che viene sospettata di essere sfruttata dai governi autoritari per arrestare persone sgradite per vari motivi, con motivazioni apparentemente pretestuose.

Nei confronti di Lavrenchuk l’Interpol aveva emesso una red notice, che è lo strumento più noto dell’agenzia per chiedere alle autorità di un paese di localizzare, arrestare ed estradare un criminale o sospetto tale. Il nome di Lavrenchuk era stato quindi inserito nella banca dati dell’Interpol dei ricercati internazionali. Al momento del suo arrivo a Napoli si era fermato in un B&B nella zona dell’aeroporto di Capodichino: al momento della consegna del documento alla reception, i suoi dati erano stati trasmessi come previsto dalla legge alla Questura di Napoli, che aveva a sua volta immesso le generalità di Lavrenchuk nella propria banca dati. La Questura aveva ricevuto immediatamente la notifica del mandato di cattura e di conseguenza ne aveva disposto l’arresto.

Dopo l’arresto, la Russia aveva chiesto al governo italiano l’estradizione ma, dopo due mesi di detenzione tra carcere e arresti domiciliari, Lavrenchuk è stato invece liberato. La ministra Cartabia, nella sua richiesta di liberazione, ha detto che l’estradizione in Russia avrebbe comportato per Lavrenchuk un concreto rischio di essere sottoposto a «trattamenti contrari ai diritti fondamentali della persona, ivi compreso il diritto di difesa».

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Lavrenchuk, nato nel 1982 a Leopoli, in Ucraina, è infatti un attivo oppositore politico del presidente russo Vladimir Putin, che in passato aveva spesso criticato. Dopo aver studiato e lavorato in Russia per molto tempo, nel 2014 aveva deciso di abbandonare il paese, come forma di protesta per l’invasione della Crimea da parte delle forze russe.

L’accusa di frode nei suoi confronti è relativa a un periodo compreso tra il 2013 e il 2014, quando era direttore del teatro polacco di Mosca. Secondo l’accusa, Lavrenchuk avrebbe preso in prestito da un suo studente del denaro per ristrutturare il teatro, ma lo avrebbe usato per esigenze personali. Secondo Lavrenchuk, invece, la richiesta di arresto e di estradizione sarebbe solamente un pretesto con cui la Russia vuole punirlo, come è stato fatto altre volte in passato con gli oppositori del governo.

Dopo l’arresto di Lavrenchuk il deputato di +Europa Riccardo Magi aveva presentato un’interrogazione parlamentare, sostenendo che nelle modalità del suo arresto ci fossero diverse anomalie e punti poco chiari, a cominciare dal ruolo avuto dall’Interpol.  Al momento dell’arresto la Questura di Napoli aveva infatti detto di aver ricevuto dall’Interpol l’informazione che Lavrenchuk era stato condannato in Russia per frode. Dall’interrogazione parlamentare è emerso invece che l’arresto richiesto dalla Russia era stato solo un provvedimento cautelare in attesa del processo, e che non c’era nessuna condanna a suo carico.

Sempre dall’interrogazione parlamentare è risultato che il 7 gennaio il ministero dell’Interno aveva comunicato che le informazioni sul conto di Lavrenchuk che erano nella banca dati dell’Interpol erano state tutte cancellate, a seguito di una revisione decisa dalla stessa Interpol. Il ministero aveva detto che quel giorno l’Interpol aveva sostenuto che la cancellazione era avvenuta perché «i dati inseriti nella diffusione di ricerche internazionali da parte della Russia non risultano essere conformi con l’articolo 3 dello statuto Interpol». L’articolo 3 stabilisce che «qualsiasi attività o intervento in questioni o affari con risvolti politici, militari, religiosi o razziali è rigorosamente vietato dall’Organizzazione».

Senza dirlo esplicitamente, l’Interpol era quindi sembrata riconoscere che la richiesta di arresto di Lavrenchuk da parte della Russia fosse motivata politicamente.

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In passato l’Interpol è stata spesso accusata di essere sfruttata dai regimi autoritari per perseguire persone per finalità politiche. Il caso dell’arresto di Lavrenchuk è solo uno dei molti che nel corso degli anni hanno attirato critiche verso il funzionamento dell’Interpol, che peraltro lo scorso novembre aveva eletto come nuovo presidente un controverso funzionario degli Emirati Arabi Uniti accusato di tortura.

Le maggiori critiche sono state rivolte al sistema delle red notice, che nel corso degli ultimi dieci anni sono state usate sempre più di frequente dai governi di regimi autoritari che volevano colpire oppositori politici all’estero, spesso con motivazioni inconsistenti.

Nel 2016, per esempio, Nikita Kulachenkov, considerato vicino a Alexei Navalny, il principale oppositore di Putin, era stato arrestato a Cipro per un furto da 1 euro e 40 centesimi. Un caso simile aveva riguardato Dogan Akhanli, uno scrittore tedesco nato in Turchia che aveva criticato il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan: Akhanli era stato arrestato nel 2017 in Spagna in seguito a una richiesta fatta all’Interpol da parte del governo turco per un furto che avrebbe compiuto negli anni Ottanta, e per cui era stato in seguito assolto nel 2010 e di nuovo accusato nel 2013.

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