Un altro tentativo dell’OMS per scoprire le origini del coronavirus

E di eventuali future pandemie, nonostante le reticenze della Cina, ma difficilmente verrà fuori qualcosa di nuovo

Wuhan, Cina (Getty Images)
Wuhan, Cina (Getty Images)

L’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha annunciato l’istituzione di un nuovo gruppo di lavoro che avrà il compito di indagare le origini dell’attuale coronavirus, e che in futuro potrà dedicarsi allo studio di eventuali nuove pandemie.

Lo “Scientific Advisory Group for the Origins of Novel Pathogens” (SAGO) comprende 26 scienziati da altrettanti paesi del mondo e sarà pienamente operativo nelle prossime settimane, dopo una fase di consultazioni pubbliche per stabilirne compiti e attività. I suoi membri non si occuperanno solamente del coronavirus, ma dovranno anche lavorare alla definizione di nuove procedure per evitare che in futuro le analisi sulle origini delle pandemie si rivelino inconcludenti come avvenuto nell’ultimo anno e mezzo.

A oggi non è infatti chiaro quale sia stata l’origine del coronavirus e secondo diversi esperti è ormai improbabile che possano emergere nuovi elementi per dare qualche risposta, anche a causa delle reticenze del governo cinese su nuovi dati sulle prime fasi della pandemia a Wuhan. Il tema aveva portato a forti attriti soprattutto tra la Cina e gli Stati Uniti, il paese che più di altri aveva ipotizzato che il coronavirus si fosse diffuso da un laboratorio, e non in seguito a un passaggio diretto da qualche specie animale (forse alcuni pipistrelli) agli esseri umani.

Secondo i responsabili dell’OMS, l’istituzione di SAGO è una nuova importante opportunità per togliere dal confronto politico un tema così dedicato, riconducendolo ai metodi dell’analisi scientifica. Alcuni osservatori ritengono invece che nel caso dell’attuale coronavirus difficilmente si potranno escludere valutazioni e confronti politici.

Il sospetto che il virus sia sfuggito dall’Istituto di virologia di Wuhan, uno dei più importanti della Cina, o da qualche altro centro di ricerca cinese continua a essere ventilato da vari esperti, anche se a oggi non sono state fornite prove definitive su questa eventualità.

Il governo cinese ha sempre respinto queste ipotesi, arrivando a sostenere che il passaggio da altre specie animali agli esseri umani possa essere avvenuto all’estero, prima che si sviluppasse il focolaio di Wuhan che diede poi inizio alla pandemia. In più occasioni il governo della Cina ha inoltre detto di ritenere concluse le indagini interne sulle origini del coronavirus, mostrando di non avere interesse a collaborare con missioni internazionali di studio come quelle che potrebbe ora condurre SAGO.

Né i membri di SAGO né tantomeno l’OMS avranno l’autorità necessaria per chiedere alla Cina di aprire i propri confini ai ricercatori incaricati di condurre le nuove indagini. Anche per questo, si ritiene che nel caso dell’attuale pandemia il nuovo gruppo di lavoro non potrà fare molto, anche perché a distanza di quasi due anni non troverebbe molte prove né a favore della diffusione naturale né di quella dovuta a un errore di laboratorio.

In un editoriale da poco pubblicato sulla rivista scientifica Science, il direttore generale dell’OMS Tedros Adhanom Ghebreyesus ha scritto che l’ipotesi del laboratorio non può essere completamente esclusa: «Deve essere analizzata con cautela, concentrandosi sui laboratori nei luoghi dove erano emersi i primi casi di infezione a Wuhan».

Una precedente indagine condotta dall’OMS si era conclusa sei mesi fa con un rapporto nel quale l’ipotesi del laboratorio era definita «altamente improbabile», al punto da non rendere necessarie altre indagini. In seguito Tedros aveva definito insoddisfacenti le conclusioni delle indagini e aveva criticato direttamente il governo cinese, chiedendo maggiore collaborazione da parte delle autorità cinesi sull’argomento.

Sei membri di SAGO avevano fatto parte della missione in Cina dell’OMS condotta nei primi mesi di quest’anno. Tra loro c’è anche Marion Koopmans, tra i personaggi più in vista di quella missione e che in diverse dichiarazioni alla stampa non aveva completamente escluso le ipotesi sull’origine del coronavirus in laboratorio. La maggior parte dei partecipanti a SAGO non aveva comunque fatto parte di quell’iniziativa e dovrà essere confermata dopo un periodo di consultazione pubblica.

Dopo una consultazione interna, SAGO potrà chiedere all’OMS l’autorizzazione per condurre viaggi e indagini nei paesi che fanno parte dell’Organizzazione, sempre che questi siano d’accordo. Gli obietti dell’iniziativa sono di ampio respiro e non strettamente legati all’attuale pandemia. I membri dovranno lavorare alla definizione di protocolli e procedure da applicare in futuro, nel caso in cui emergessero nuove pandemie per comprenderne da subito le origini, condizione essenziale per ridurre i rischi di nuove epidemie su grande scala.

Al momento la Cina non ha fatto sapere se consentirà l’ingresso nel paese di nuovi gruppi di ricerca sull’origine del coronavirus.