Una canzone di Joseph Arthur

Un colpo di genio con della musica intorno

(Larry Busacca/Getty Images)
(Larry Busacca/Getty Images)

Le Canzoni è la newsletter quotidiana che ricevono gli abbonati del Post, scritta e confezionata da Luca Sofri (peraltro direttore del Post): e che parla, imprevedibilmente, di canzoni. Una per ogni sera, pubblicata qui sul Post l’indomani, ci si iscrive qui.
Cinquant’anni fa oggi iniziarono le registrazioni del leggendario film/concerto dei Pink Floyd a Pompei.
C’è eccitazione tra i fan di Adele (“perché ce ne sono molti”, come direbbe quello) per dei segnali interpretati come possibili annunci di un nuovo disco.
Intanto, però, c’è una canzone nuova degli Elbow (che si chiama come un loro vecchio disco, ma è nuova). Il disco nuovo esce il 19 novembre.
Non so se ci fosse bisogno di Lady Gaga a rifare standard jazz notissimi (in un disco con Tony Bennett, per la seconda volta), ma l’interpretazione sul palco invece è qualcosa.

Walk on the wild side
Joseph Arthur

Walk on the wild side su Spotify
Walk on the wild side su Apple Music
Walk on the wild side su YouTube

Walk and the wild side uno non la considera mai una canzone come le altre: è un colpo di genio con della musica intorno, un du-dudù eccetera unico, è quella cosa lì, il resto è meravigliosa cornice almeno per le prime cinquanta volte che la ascolti. Dopo, arriva anche tutto il resto, come se aumentasse la profondità di campo sulla canzone.

La profondità di campo è un’espressione di cui ci si riempie molto la bocca appena si sono imparate le prime cose di fotografia: suona molto dotta, ed è un po’ ingannevole per i profani. È la misura di quanto spazio intorno al soggetto che mettete a fuoco è a fuoco a sua volta: dipende da un po’ di fattori, legati a come la luce entra nel diaframma della macchina fotografica. Che poi è la stessa questione – lo sapete? – di quel trucco per riuscire a leggere qualcosa se siete presbiti e non avete gli occhiali con voi (tipo sotto la doccia e non sapete qual è lo shampoo e quale il bagnoschiuma): di stringere l’indice su se stesso per mettere meglio a fuoco. Non mi ricordo chi me lo abbia insegnato, si chiama foro stenopeico, e se non lo sapevate mi sarete grati, prima o poi.

Ma stavamo parlando di Walk on the wild side, solo che – appunto – che altro vuoi dire di Walk on the wild side se non che – inattesa, in un disco tutto di sue cover di Lou Reed – c’è questa bella versione da lunedì piovoso autunnale di Josep Arthur, cinquantenne cantautore di Akron, Ohio (la città dei Devo e di Chrissie Hynde).
E che dovremo usarla per promuovere il prossimo numero di Cose, tra un mese, ma di questo parleremo altrove.

Holly came from Miami, F.L.A.
Hitch-hiked her way across the U.S.A.
Plucked her eyebrows on the way
Shaved her legs and then he was a she
She says, “Hey, babe
Take a walk on the wild side”
Said, “Hey, honey
Take a walk on the wild side”

(Se poi vi manca lui:
una canzone di Lou Reed
una canzone di Lou Reed e John Cale
un’altra canzone di Lou Reed)

Walk on the wild side su Spotify
Walk on the wild side su Apple Music
Walk on the wild side su YouTube