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  • Martedì 31 agosto 2021

Marocco e Algeria stanno litigando, di nuovo

I due paesi hanno da sempre rapporti complicati e ora hanno interrotto le relazioni diplomatiche: c'entra anche Israele

(AP Photo/Fateh Guidoum)
(AP Photo/Fateh Guidoum)
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La settimana scorsa il ministro degli Esteri algerino Ramtane Lamamra ha annunciato la sospensione dei rapporti diplomatici con il Marocco perché «la storia», ha detto, «ha dimostrato come il paese non abbia mai interrotto le azioni ostili» verso il suo paese. I rispettivi consolati dei due importanti paesi del Nord Africa resteranno aperti, ma aumenteranno i controlli al confine, già chiuso dal 1994.

«La propaganda marocchina e i loro servizi di sicurezza stanno conducendo una vile guerra contro l’Algeria, il suo popolo e i suoi leader», ha spiegato Lamamra. Il ministero degli Esteri marocchino ha risposto parlando di una decisione «del tutto ingiustificata» e respingendo «i pretesti fallaci, persino assurdi, che ne sono alla base».

La situazione avrà diverse conseguenze, compresa quella di destabilizzare un’area già parecchio complicata.

Abdelmajid Tebboune, presidente dell’Algeria, 24 novembre 2019 (AP Photo/Fateh Guidoum)

Le relazioni tra Algeria e Marocco, entrambi paesi che affacciano sul mar Mediterraneo e che condividono un confine lungo circa 1500 chilometri, sono tradizionalmente difficili, e di recente sono peggiorate per varie ragioni.

La prima e la più radicata ha a che fare con la questione del Sahara occidentale, la regione nel sud del Marocco che è in parte controllata dal Fronte Polisario, movimento nazionalista che da più di quarant’anni chiede l’indipendenza dal governo centrale. La disputa sul Sahara Occidentale iniziò nel 1975 quando il Marocco decise di annettere una parte dell’area, considerandola parte integrante del suo paese e rivendicando la sovranità anche sul tratto dei territori desertici meridionali, ricchi di giacimenti naturali. In quegli stessi anni, il Fronte Polisario – riconosciuto dall’ONU come rappresentante legittimo del popolo saharawi, che abita quelle zone – annunciò la nascita della Repubblica Democratica Araba dei Saharawi (RASD), instaurando un governo in esilio ospitato dall’Algeria, che ne diventò in qualche modo protettore, e continuando a chiedere un referendum per l’indipendenza che non si è però mai svolto. La guerriglia per l’indipendenza proseguì per diversi anni, fino quando, nel 1991, venne dichiarato un cessate il fuoco.

Una bandiera fatta con pietre colorate nel Sahara occidentale per chiedere la libertà della Repubblica Democratica Araba dei Saharawi, novembre 2006 (AP Photo/Francois Mori)

Dopo circa trent’anni anni dalla proclamazione del cessate il fuoco, le tensioni sono riprese nel 2020 e si sono aggravate dopo il rafforzamento delle relazioni tra Marocco e Israele, avvenuto nel 2020 e mediato dagli Stati Uniti, nell’ambito della normalizzazione dei rapporti di Israele con varie potenze arabe del Nord Africa e del Medio Oriente fra cui Emirati Arabi UnitiBahrein e Sudan. Per incoraggiare il Marocco a riconoscere Israele, l’allora presidente statunitense Trump fece una promessa importante: impegnò gli Stati Uniti a riconoscere la sovranità del Marocco sul Sahara occidentale, cosa che suscitò la forte opposizione dell’Algeria.

Forte del sostegno statunitense e israeliano il Marocco, quest’anno, ha aperto due crisi diplomatiche con gli stati europei: Spagna e Germania. A maggio, quando migliaia di migranti sono arrivati nella città di Ceuta, exclave spagnola circondata dal Marocco, la Spagna ha accusato il governo marocchino di aver sospeso i controlli alle frontiere come ritorsione per la decisione del governo spagnolo di accogliere nel paese per cure mediche un leader del Fronte Polisario, Brahim Ghali, malato di COVID-19. Sempre a maggio, il Marocco aveva richiamato il proprio ambasciatore a Berlino dopo aver accusato il governo tedesco di «atti ostili»: la Germania aveva infatti preso le distanze dalla decisione di Trump sul Sahara occidentale, definendolo un territorio «occupato dal Marocco», e aveva chiesto una riunione d’emergenza del Consiglio di sicurezza dell’ONU per lo svolgimento del referendum che il Marocco non ha mai voluto organizzare.

A questa situazione già tesa, si è aggiunto il sostegno espresso qualche settimana fa dal rappresentante permanente del Marocco alle Nazioni Unite, Omar Hilale, al diritto all’autodeterminazione della regione della Cabilia, regione algerina a maggioranza berbera a est di Algeri, portato avanti dal Movimento Separatista per l’Autonomia della Cabilia (MAK).

Per Hilale, l’Algeria non avrebbe dovuto negare questo diritto in Cabilia proprio mentre ne sosteneva uno identico per il Sahara occidentale. L’Algeria, che in maggio aveva classificato il Movimento per l’autodeterminazione della Cabilia (MAK) e il movimento islamista Rachad come gruppi terroristici, ha risposto che le dichiarazioni di Hilale erano di un’estrema gravità e chiesto che il Regno del Marocco ne prendesse le distanze. L’atteso chiarimento non era però arrivato, e lo scorso 18 luglio, il ministero degli Esteri algerino aveva richiamato in patria il suo ambasciatore a Rabat.

Ci sono poi altri eventi che avrebbero confermato all’Algeria i timori di una nuova minaccia al confine occidentale e accelerato la decisione di rompere le relazioni diplomatiche: la scoperta che il Marocco utilizzava il software israeliano Pegasus per spiare funzionari e cittadini algerini e il presunto coinvolgimento del Marocco nei vasti incendi che hanno colpito il nord del paese e la Cabilia all’inizio di agosto, in cui sono morte almeno 90 persone.

I leader algerini hanno accusato proprio il Rachad e il MAK, e quindi indirettamente anche il Marocco, di essere responsabili degli incendi e della morte, avvenuta per linciaggio lo scorso 11 agosto, di Djamel Bensmaïl, un uomo ingiustamente accusato di piromania. Il caso aveva fatto molto scalpore nel paese.

Come andrà a finire?
L’impatto della rottura delle relazioni tra Marocco e Algeria sarà soprattutto politico, perché i legami tra i due paesi erano già al minimo. Il timore è che avrà conseguenze destabilizzanti in parte del Nord Africa e dell’Africa occidentale dove la situazione è già parecchio complicata: in Libia si sta combattendo una guerra civile che negli ultimi anni è diventata sempre più una guerra d’altri, per esempio, e il Mali sta cercando da tempo di sconfiggere i gruppi jihadisti che operano in diverse zone del paese. Tutto questo si ripercuoterà anche sull’azione dell’Unione Africana, l’organizzazione che comprende tutti gli stati del continente.

Nonostante le rassicurazioni dell’Algeria sul mantenimento dell’apertura dei rispettivi consolati nei due paesi, ci sono poi molti timori di ripercussioni sui cittadini marocchini che vivono in Algeria. Secondo i dati del 2014 sono circa 50mila: la sospensione di tutti i collegamenti aerei complicherà la loro vita, per non parlare delle possibili ritorsioni e violenze nei loro confronti, scrive Le Monde.

Potrebbero esserci, infine, conseguenze dal punto di vista economico che andrebbero a coinvolgere uno dei rari casi di cooperazione tra i due paesi: il gasdotto Maghreb-Europa che collega i giacimenti algerini alla Spagna attraverso il Marocco. Il contratto scadrà il prossimo 31 ottobre e, per ritorsione, l’Algeria potrebbe non rinnovarlo. Il 26 agosto il ministro dell’Energia algerino, ricevendo il suo omologo spagnolo, ha fatto sapere che «tutte le forniture di gas naturale algerino alla Spagna» continueranno ad essere assicurate attraverso un altro gasdotto, Medgaz, che collega direttamente Spagna e Algeria.