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  • Martedì 18 maggio 2021

Nella città spagnola di Ceuta sono arrivati più di 5mila migranti in un giorno

È un numero di ingressi senza precedenti, che la stampa spagnola imputa a un litigio in corso con il Marocco sul Fronte Polisario

(EPA/ Mohamed Siali via ANSA)
(EPA/ Mohamed Siali via ANSA)

Lunedì più di 5mila migranti nordafricani, di cui circa 1.500 minorenni, sono entrati illegalmente a Ceuta, una delle due città spagnole che si trovano nel continente africano e che sono circondate dal Marocco (l’altra è Melilla). È la prima volta che in Spagna vengono registrati così tanti ingressi irregolari nel giro di 24 ore: secondo i giornali spagnoli, questo afflusso di migranti è senza precedenti e avrebbe a che fare con la crescente tensione tra il Marocco e la Spagna dovuta alla decisione del governo spagnolo di accogliere nel paese per cure mediche un leader del Fronte Polisario, il movimento nazionalista che da più di 40 anni chiede al governo centrale marocchino l’indipendenza del territorio del Sahara Occidentale.

Nonostante la massiccia presenza delle forze di polizia e le barriere sia a terra che in mare, Ceuta è uno dei punti di passaggio per i migranti che sperano di raggiungere l’Europa per vie illegali a partire dall’Africa, così come lo è Melilla, un’altra città autonoma spagnola che si trova circa 200 chilometri più a est, vicino alla città marocchina di Beni Ensar. L’enorme afflusso di migranti di lunedì però ha portato gli agenti delle forze di polizia a dover gestire una situazione che non si era mai vista prima: per fare un confronto, tra il 7 e l’8 novembre scorso, il fine settimana più intenso della rotta del Mediterraneo occidentale, alle isole Canarie erano sbarcati circa 2mila migranti.

El País ha raccontato che i primi migranti sono arrivati a Ceuta attorno alle 2 della notte tra domenica e lunedì, e altre centinaia hanno continuato ad arrivare distribuite nell’arco di tutta la giornata; la maggior parte di loro – giovani uomini, donne e bambini, ma anche famiglie complete – è arrivata tra le 16.30 e le 19 di lunedì.

Partendo dal territorio marocchino, i migranti hanno superato a nuoto o con piccole imbarcazioni le barriere che segnalano il confine tra Marocco e Spagna e hanno quindi raggiunto le due spiagge di Ceuta più vicine al confine, quella di Tarajal, a sud-est, e quella di Benzú, a nord-ovest. Secondo le informazioni della polizia locale condivise dai giornali spagnoli, un uomo sarebbe morto mentre cercava di raggiungere Ceuta a nuoto in acque marocchine, vicino alle barriere al confine della spiaggia di Tarajal.

Le autorità locali hanno istituito un comitato di crisi con la collaborazione dei militari della Guardia Civil, della polizia nazionale e dei funzionari della Difesa, mentre la Croce Rossa e la Protezione Civile locale hanno dato prima assistenza ai migranti in difficoltà. La polizia nazionale invierà altri 150 agenti a Ceuta e la Guardia Civil altri 50 per procedere con le operazioni di identificazione dei migranti, che nel frattempo sono stati trasportati su una nave predisposta dal ministero della Difesa e ormeggiata nei pressi della spiaggia di Tarajal, dove inizieranno a sottoporsi alla quarantena introdotta a causa della pandemia.

Il governo spagnolo ha deciso anche di mobilitare l’esercito; secondo quanto ha scritto El Español, che cita fonti delle forze di polizia locali, il numero effettivo dei migranti arrivati a Ceuta lunedì potrebbe essere addirittura di 9mila persone. Nel frattempo, lunedì sera circa 300 persone sono già state espulse e rimandate in Marocco.

L’enorme afflusso dei migranti a Ceuta si è verificato senza che il governo del Marocco intervenisse in alcun modo per gestire la situazione, dopo che nelle ultime settimane i rapporti con la Spagna erano diventati più tesi per la decisione del governo spagnolo di far curare in un ospedale di Logroño – a sud di Bilbao – Brahim Ghali, il segretario generale del movimento nazionalista Fronte Polisario, malato di COVID-19.

Dopo la fine di un cessate il fuoco durato quasi trent’anni, pochi mesi fa il Fronte Polisario e i soldati marocchini avevano ripreso a scontrarsi per il controllo sul territorio del Sahara occidentale, una disputa che va avanti da più di 40 anni.

Lo scontro tra il Marocco e il Fronte Polisario iniziò nel 1975, quando il Marocco annesse il Sahara occidentale dopo il ritiro della Spagna dalla regione. Il Fronte Polisario – che l’ONU riconosce come rappresentante legittimo del popolo saharawi, cioè quello che vive in alcune parti del deserto del Sahara occidentale – cercò di resistere al potere marocchino, ma fu costretto a ritirarsi da molti territori, e nel 1991 l’ONU favorì un cessate il fuoco che si basava sulla promessa mai mantenuta che si sarebbe tenuto un referendum sull’indipendenza. Lo scorso novembre il Fronte Polisario aveva accusato il governo marocchino di avere violato l’accordo del 1991, perché il Marocco aveva mandato propri soldati all’interno della zona demilitarizzata al confine sud del paese, una specie di “zona cuscinetto” che divide il Sahara occidentale dalla Mauritania.

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Ufficialmente Ghali è stato accolto nell’ospedale spagnolo a fine aprile «per ragioni umanitarie». Secondo il ministero degli Esteri del Marocco, però, quello del governo spagnolo sarebbe stato «un atto premeditato» e «non coerente con lo spirito di collaborazione e di ‘buon vicinato’» tra i paesi. Le autorità marocchine avevano minacciato ritorsioni.

Già alla fine di aprile 128 giovani migranti avevano nuotato fino a raggiungere Ceuta a partire dal Marocco, ma la maggior parte di loro era stata espulsa nelle 48 ore successive in base a un accordo stipulato tra i due paesi (e in passato molto contestato).

L’attivista Helena Maleno, citata dal Diario, ha detto che da domenica circolava la voce che il Marocco avesse smesso di sorvegliare le proprie frontiere permettendo così ai migranti di potersi spostare più facilmente. Anche alcuni testimoni citati dal País hanno detto che le forze di polizia marocchine dei comuni vicini a Ceuta, solitamente molto rigorose nei controlli di chi esce ed entra dalle frontiere, erano «insolitamente passive» nei confronti del grande traffico di migranti di lunedì. La ministra degli Esteri spagnola Arancha Gonzáles Laya ha detto che «non le risultava» che il Marocco avesse rilassato i controlli.

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