Non esiste più un paese che venda benzina con piombo

L'ha annunciato l'ONU dopo che anche l'Algeria ha smesso di venderla: era rimasto l'ultimo paese al mondo

(ALESSANDRO BIANCHI / ANSA / PAL)
(ALESSANDRO BIANCHI / ANSA / PAL)

L’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) ha annunciato che la benzina con piombo è finita fuori commercio in tutto il mondo, dopo una campagna durata quasi venti anni per indurre gli ultimi paesi che la utilizzavano ad abbandonarla, passando a carburanti meno inquinanti e pericolosi per la salute.

L’Algeria, l’ultimo paese che ancora ne consentiva la vendita, ha interrotto la distribuzione di benzina con piombo a luglio rendendo infine possibile l’atteso risultato. L’ONU aveva definito una «catastrofe per l’ambiente e la salute» l’introduzione di questo carburante quasi un secolo fa. In molti paesi la vendita era già vietata da tempo, ma saranno comunque necessari decenni prima che si esauriscano gli effetti delle emissioni e delle contaminazioni prodotte.

Il piombo nella benzina
La benzina con piombo (quella che in Italia si è per lungo tempo chiamata “Super” o “benzina rossa”) era stata sviluppata nei primi anni Venti del Novecento da un laboratorio di ricerca della General Motors, negli Stati Uniti. I ricercatori avevano notato che addizionando la benzina con il piombo tetraetile si riduceva il rischio di avere detonazioni non previste all’interno dei motori, oltre a quelle indotte dalla candela, che potevano danneggiarli o renderli meno efficienti. La sostanza era però estremamente tossica: sia per chi la maneggiava nel preparare la benzina, sia per chi la utilizzava o ne inalava i gas.

Nonostante le preoccupazioni per la sicurezza e le numerose morti avvenute nei primi anni negli stabilimenti che la producevano, la benzina con piombo fu ampiamente promossa dall’industria automobilistica e in poco tempo si diffuse in buona parte del mondo.

Negli anni Cinquanta i primi studi misero in evidenza come anche i gas di scarico della benzina con piombo fossero altamente tossici, al punto da fare aumentare il rischio di varie malattie. Nei decenni seguenti furono collegati all’aumento della pressione sanguigna, a problemi renali, forme di anemia, cecità, infertilità e diverse altre patologie.

Il punto di svolta si ebbe nel 1979, quando una ricerca condotta negli Stati Uniti evidenziò un’insolita concentrazione di piombo nei denti dei bambini in età scolare, che al tempo stesso mostravano di avere problemi comportamentali e una riduzione nel loro quoziente di intelligenza. Lo studio, che avrebbe ricevuto qualche critica negli anni seguenti, fu comunque centrale nell’aumentare la consapevolezza intorno ai rischi che comportava il piombo tetraetile.

Senza piombo
A partire dagli anni Ottanta i governi iniziarono a rivedere regole e normative per l’utilizzo della benzina con piombo, stabilendo limiti sempre più bassi per la concentrazione della sostanza nei carburanti. Norme europee e nazionali permisero di abbandonare quasi del tutto la benzina con piombo in tempi relativamente rapidi in Europa. I produttori di automobili furono obbligati a produrre veicoli che utilizzassero solo benzina senza piombo (quella che viene comunemente chiamata “benzina verde”) a metà anni Novanta, mentre la distribuzione della benzina con piombo fu interrotta in Europa all’inizio del 2002 (è consentita la vendita di quantità molto limitate per particolari impieghi, per esempio nei veicoli storici).

La benzina con piombo continuava comunque a essere diffusa, soprattutto nei paesi più poveri e in via di sviluppo, dove il parco auto era più datato e non sempre era possibile una conversione ai carburanti senza piombo. Per questo l’ONU organizzò la Collaborazione per veicoli e carburanti puliti nel 2002, prefissandosi l’obiettivo di mettere fine all’utilizzo della benzina con piombo. L’iniziativa coinvolse anche le aziende petrolifere in una collaborazione piuttosto inedita con le organizzazioni ambientaliste. L’obiettivo non era semplice, considerato che all’epoca la benzina con piombo era ancora utilizzata in quasi 120 paesi in giro per il mondo, compresa tutta l’Africa.

Africa
Gli sforzi si concentrarono sul continente africano, con campagne informative per i governi e la popolazione sulla pericolosità del piombo tetraetile e, al tempo stesso, con attività per sfatare alcuni luoghi comuni come quelli sulle scarse prestazioni della benzina senza piombo. Furono inoltre avviati studi e ricerche in alcuni paesi, come Ghana e Kenya, trovando livelli di piombo elevati nel sangue dei bambini. Fu anche incentivato l’acquisto dei carburanti dalle grandi multinazionali estere, nel caso in cui i produttori nazionali continuassero a distribuire benzina con piombo.

In pochi anni tutta l’Africa subsahariana passò alla benzina verde, un successo inatteso in così poco tempo e che contribuì a dare la spinta per mettere fine all’impiego della benzina con piombo nel resto del continente. In altre aree del mondo la transizione si rivelò più lunga, specie nel Medio Oriente e in Asia.

Parte delle resistenze derivò dalla Innospec, azienda presente negli Stati Uniti e nel Regno Unito tra i più grandi produttori di piombo tetraetile. A partire dal 2010 emerse che la Innospec aveva provato a corrompere politici dell’Indonesia e dell’Iraq per indurli a mantenere i permessi di vendita della benzina con piombo.

L’anno scorso l’Algeria era rimasto l’unico paese dove fosse possibile acquistare normalmente benzina con piombo. A settembre, il governo aveva però annunciato che avrebbe avviato un processo di decontaminazione della rete di distribuzione, mettendo al bando entro 10 mesi la benzina con piombo. A luglio di quest’anno il governo algerino ha confermato di avere interrotto la vendita di questo carburante segnando di fatto la fine del piombo nella benzina.

Smaltimento
Sarà comunque necessario parecchio tempo per liberarsi di tutto il piombo messo in circolazione in quasi un secolo di utilizzo, ma diversi studi hanno già mostrato gli effetti positivi della messa al bando. Una ricerca della California State University ha stimato che negli ultimi anni siano state salvate annualmente almeno 1,2 milioni di vite, comprese 125mila morti premature tra i bambini a causa di problemi cardiovascolari, neurologici e renali. Si sono inoltre ridotte le spese dei sistemi sanitari per trattare le patologie legate all’impiego della benzina con piombo.

La sua progressiva scomparsa ha inoltre reso possibile l’impiego massiccio delle marmitte catalitiche, che consentono di abbattere le emissione nocive dei gas di scarico dei motori. Il loro utilizzo era limitato dal fatto che il piombo ne avrebbe danneggiato in modo irreversibile il funzionamento.

Raggiunto l’obiettivo, ora l’ONU confida di concentrare gli sforzi per accelerare l’abbandono dei combustibili fossili da utilizzare nei veicoli, sostituendoli con soluzioni meno inquinanti e con i motori elettrici. I responsabili dell’iniziativa stimano che nei prossimi decenni saranno ancora prodotti e distribuiti centinaia di milioni di veicoli con motore a scoppio, soprattutto nei paesi in via di sviluppo e più poveri, dove non ci sono risorse economiche sufficienti né infrastrutture per l’utilizzo dei veicoli elettrici.

Seppure lentamente e con difficoltà, nei paesi più ricchi la transizione verso i motori elettrici è iniziata, ma richiederà svariati decenni per essere completata. C’è comunque il rischio che molti dei veicoli con motore a scoppio usati e abbandonati per passare all’elettrico siano venduti ai paesi più poveri, rallentando ulteriormente la loro transizione verso forme di mobilità meno inquinanti.