Una canzone di Joey Ramone

Le canzoni non appartengono mai davvero a un "genere”

(Keystone/Hulton Archive/Getty Images)
(Keystone/Hulton Archive/Getty Images)

Le Canzoni è la newsletter serale che ricevono gli abbonati del Post, scritta e confezionata da Luca Sofri (peraltro direttore del Post): e che parla, imprevedibilmente, di canzoni. L’indomani – il martedì, mercoledì e venerdì – la pubblichiamo sul Post, ci si iscrive qui.
Il documentario di Peter Jackson sui Beatles, con immagini che si annunciano stupende da quel che si è visto, sarà trasmesso da Disney+ alla fine di novembre.
Scrivo da Pesaro, stasera, dove da domani facciamo Talk del Post: e avremo tra gli ospiti Massimo Zamboni (già CCCP e CSI) e Vasco Brondi, a nome del rock emiliano che facciamo traboccare nelle Marche. Pesaro poi, si sa, è la città di Rossini (c’è qualcosa che precorre i Ramones, qui, ma soprattutto qui verrebbe un gran mashup con la canzone di cui parliamo sotto), e insomma sarà un weekend in cui parleremo assai di canzoni.
Domani avrà 60 anni Alison Moyet, sempre sia voluta bene. Ma saranno anche dieci anni già da che è morto Clarence Clemons. E un anno fa morì Vera Lynn, vi ricordate?

What a wonderful world 
Joey Ramone

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La canzone era effettivamente bellissima: ma col tempo, anche per i suoi ripetuti usi, alla famosa versione di Louis Armstrong si è appiccicata addosso una stucchevolezza un po’ ineludibile.
La band era geniale, invece, ma il modello gran-baccano-punk a un certo punto è suonato un po’ ripetitivo (la band ha una ricca, incasinata e anche tragica storia, ma stasera stiamo sulla canzone).
Poi la band finì, e il suo cantante fece un disco da solo che venne pubblicato nel 2002, un anno dopo la sua morte per un tumore, che aveva 50 anni.
Le due cose insieme – quel suono punk rock e la canzone – non c’entravano niente l’una con l’altra, apparentemente, e invece fecero tombola: perché le canzoni sono quella cosa lì, che non appartengono mai davvero a un “genere”: è sempre questione di cosa ne fai. Joey Ramone prese What a wonderful world – che Armstrong aveva registrato nel 1967 – e ci mise l’eccitazione da cavalleggeri di cui aveva bisogno, e la canzone diede a Joey Ramone una melodia meravigliosa.

I see friends shaking hands
sayin’ “How do you do?”
They’re really sayin’ “I love you”


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