I dati della settimana su coronavirus e vaccinazioni in Italia

I nuovi casi sono stati meno di ventimila, in forte calo così come i decessi

Nell’ultima settimana il numero di nuovi casi di coronavirus registrati è rimasto sotto ai ventimila, la pressione sui reparti di terapia intensiva è stata contenuta in tutte le regioni e anche il numero di morti è calato in modo significativo rispetto ai sette giorni precedenti. I dati ormai sono piuttosto chiari e dicono che la situazione epidemiologica è sotto controllo in tutta Italia.

Con il passare delle settimane, i monitoraggi che si susseguono segnano dati sempre migliori rispetto all’andamento degli ultimi mesi e anche molti degli esperti più cauti hanno rilevato che gli effetti del vaccino sono evidenti. Grazie alle nuove forniture e all’aumento delle somministrazioni giornaliere si potrà garantire un’ulteriore protezione anche alle fasce d’età più giovani dopo che negli ultimi mesi sono state vaccinate le persone anziane, più a rischio.

La protezione delle persone con più di 80 anni ha portato a una diminuzione dell’età mediana dei ricoverati. Nell’ultimo bollettino di sorveglianza pubblicato dall’Istituto superiore di sanità si legge che è in calo l’età mediana al primo ricovero, 62 anni, così come quella all’ingresso in terapia intensiva, 65,5 anni: una tendenza riconducibile alla maggiore copertura vaccinale tra le fasce più anziane della popolazione, che risultano perciò più protette.

Nell’ultima settimana sono stati trovati 19.194 nuovi casi di coronavirus, il 30,7 per cento in meno rispetto ai sette giorni precedenti.

Il calo dei decessi è anche più rilevante: nell’ultima settimana sono stati 549, il 38,9 in meno rispetto ai sette giorni precedenti. Come già ricordato più volte nei monitoraggi, la curva dei decessi è l’ultima a calare perché segue un andamento in ritardo di due-tre settimane rispetto a quella dei nuovi positivi.

Nell’ultima settimana c’è stato anche un calo significativo del numero di tamponi eseguiti e di persone testate, probabilmente per effetto del 2 giugno, festa della Repubblica. Sono stati eseguiti un milione e 294 mila tamponi contro gli 1,6 milioni dei sette giorni precedenti e sono state testate per la prima volta 390mila persone, mentre la settimana scorsa erano state 482mila.

Il calo di individuazione dei casi e tracciamento dei contatti ha influito anche sulla percentuale di positività dei tamponi che non è più calata come nelle ultime settimane, ma è rimasta stabile. Anche la percentuale di positività dei test rapidi antigenici è rimasta stabile.

Dal 31 maggio tre regioni – Friuli Venezia Giulia, Sardegna e Molise – sono tornate ad essere in zona bianca, con minori restrizioni per contenere l’epidemia: sono le prime tre regioni in cui per tre settimane consecutive è stata registrata un’incidenza dei contagi da coronavirus inferiore ai 50 casi settimanali per 100mila abitanti. Negli ultimi sette giorni in queste tre regioni la situazione è rimasta sotto controllo e molte altre regioni hanno registrato valori da zona bianca. L’unica regione che ha superato la soglia di 50 casi settimanali ogni 100mila abitanti è stata la Valle d’Aosta.

La provincia con l’incidenza più alta è stata Catania, in Sicilia, dove negli ultimi sette giorni sono stati trovati 83 nuovi casi ogni 100mila abitanti. A Oristano, in Sardegna, sono stati trovati meno contagiati: 6 ogni 100mila abitanti negli ultimi sette giorni. Ma l’incidenza è stata molto bassa anche nella provincia Sud Sardegna, a Campobasso in Molise e a Pescara in Abruzzo: in tutte e tre le province sono stati trovati 9 casi ogni 100mila abitanti.

Il grafico che segue mostra alcuni dei dati più incoraggianti, cioè la percentuale dei posti letto in terapia intensiva occupati da malati di COVID-19 sul totale dei posti disponibili. Come si può notare, tutte le regioni sono rimaste al di sotto del 20 per cento.

Anche l’andamento dei nuovi ingressi in terapia intensiva è molto chiaro: nelle ultime settimane l’andamento è stato in forte calo. Da segnalare i casi del Molise e della provincia autonoma di Bolzano, dove negli ultimi sette giorni non ci sono stati nuovi ingressi in terapia intensiva.

Al momento in Italia 24,6 milioni di persone hanno ricevuto almeno la prima dose del vaccino contro il coronavirus, e di queste 12,3 milioni sono completamente vaccinati. Il 41,5 per cento della popolazione quindi ha ricevuto almeno una dose e più del 20 per cento ha completato il ciclo vaccinale. Negli ultimi sette giorni è stata superata più volte la soglia delle 500mila somministrazioni giornaliere, anche se mercoledì 2 giugno c’è stato un calo a causa del giorno festivo.

Da giovedì 3 giugno inoltre tutte le regioni hanno potuto aprire le prenotazioni dei vaccini a tutte le fasce d’età e sono iniziate le somministrazioni anche all’interno delle aziende. Come già avvenuto dall’inizio della campagna vaccinale, spetta alle singole regioni decidere quando aprire le prenotazioni anche ai più giovani, quindi i tempi e i modi saranno diversi da regione a regione.

La mappa mostra la percentuale di persone vaccinate in Italia: all’interno di ogni regione si trova la percentuale di persone che hanno ricevuto almeno una dose, mentre il colore indica la percentuale di persone che hanno completato il ciclo vaccinale.

In questo grafico si può osservare l’andamento delle somministrazioni nei vari stati del mondo.