Una canzone di Edoardo Bennato

Di quasi mezzo secolo fa, e di separazioni ferroviarie

(Salvatore Esposito/Pacific Press via ZUMA Wire)
(Salvatore Esposito/Pacific Press via ZUMA Wire)

Le Canzoni è la newsletter quotidiana che ricevono gli abbonati del Post, scritta e confezionata da Luca Sofri (peraltro direttore del Post): e che parla, imprevedibilmente, di canzoni. Una per ogni sera, pubblicata qui sul Post l’indomani, ci si iscrive qui.
È online la prima puntata della “docuserie” dei Madness sulla storia dei Madness, Before we was we. Lo raccontai allora, ma prima del coronavirus (A.C.) andammo con Emilia a un loro concerto a Camden, Londra, e fu ancora molto divertente, pubblico emozionato compreso.
In tutte le conversazioni di viaggio sull’Islanda vanto da vent’anni un singolare e imbarazzante primato: sono l’unico a essere stato in Islanda e a non essersi mosso da Reykjavik senza vedere quasi niente neanche di Reykjavik perché di giorno dormivo: mi ci mandò una rivista che nel frattempo non c’è più, a scrivere delle discoteche di Reykjavik, proprio vent’anni fa.

Una settimana, un giorno
Edoardo Bennato

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Vorrei che mai mai mai mai
mai nessuno al mondo mai

Ecco, quando dicevamo di melodie che stanno in una specie di manuale di base, come se fossero sempre esistite. Dei “presets”, come si dice in certe applicazioni. E in questo caso anche di versi: non vi sembra che questi siano una specie di “ingrediente”, o una citazione che non ti accorgi più neanche che sia una citazione? (come “lo scopriremo solo vivendo”)

Bennato (uno di quelli di cui si dice da sempre solo il cognome, malgrado il fratello) sta per compiere 75 anni: la foto qui sopra è dell’anno scorso, e anche il colore dei capelli. Riscriverei ancora quello che scrissi in Playlist.

“A un certo punto Bennato ebbe un successo clamoroso dal quale poi non si è più ripreso. O forse sono cambiati i tempi. Prima di allora aveva fatto cose bellissime e geniali; dopo, solo cose brutte. In mezzo, in quel momento famoso, ha messo al mondo una delle sentenze più importanti della storia della musica – “sono solo canzonette” – semplificando una battuta di Enzo Jannacci (“trattasi di canzonette”) e aggiungendo misura e umiltà a quella dei Rolling Stones (“it’s only rock’n’roll”)”.

Una settimana, un giorno è del 1973, la terza canzone nel suo primo disco, e sta naturalmente nelle cose bellissime, oltre a essere – rara per Bennato allora – una semplice canzone d’amore, e di dolore per una separazione per mezzo ferroviario. Questo la risparmia da sbracamenti nel testo che sarebbero divenuti più frequenti negli anni successivi (anche se la bellezza limpida di quel refrain ha un inciampo nella scelta posticcia di “donarmi”: sarebbe bastato “darmi”, e la sillaba in meno si risolveva trascinando appena “saprà”).

E so che mai mai mai mai
mai nessuna donna mai,
con uno sguardo solo,
saprà donarmi tanto.

(Poi c’è la napoletanissima “o” chiusa di suoni, che mi manda in brodo di giuggiole).


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