I primi effetti delle vaccinazioni in Italia
Sono calati i contagi tra gli operatori sanitari e i ricoveri delle persone anziane, e si inizia a vedere una diminuzione della mortalità tra chi ha più di 80 anni
In Italia si iniziano a vedere gli effetti della campagna vaccinale contro il coronavirus: sono calati i nuovi casi tra gli operatori sanitari, la prima categoria ad essere protetta, sono diminuiti i ricoverati anziani in gravi condizioni e c’è anche una prima flessione della curva della mortalità tra le persone con più di 80 anni. I dati che mostrano questi andamenti, molto attesi, sono stati pubblicati dall’Istituto superiore di sanità (ISS), che nel report diffuso il 30 aprile ha analizzato le curve di casi, ricoverati e decessi per metterle in relazione con la progressione della campagna vaccinale.
Pur con molte cautele, l’ISS conferma che anche in Italia – come era già stato rilevato in altri paesi – i vaccini contro il coronavirus sono efficaci soprattutto per evitare le conseguenze più gravi legate alla COVID-19: i ricoveri in terapia intensiva e la morte.
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Al momento, per capire gli effetti della campagna vaccinale devono essere considerate le categorie o le fasce d’età che hanno già raggiunto una percentuale considerevole di copertura: gli operatori sanitari, gli ospiti delle RSA e persone con più di 80 anni.
Secondo l’ultimo report pubblicato dal governo, il 94,3 per cento degli operatori sanitari ha ricevuto la prima dose del vaccino e il 79,4 per cento la seconda dose, al 96 per cento degli ospiti delle RSA è stata somministrata la prima dose e al 79,5 per cento anche il richiamo, mentre l’84,6 per cento delle persone con più di 80 anni ha ricevuto la prima dose e il 63,4 anche la seconda.
È bene ricordare che l’efficacia del vaccino di Pfizer-BioNTech, somministrato prevalentemente a queste tre categorie, è intorno al 52 per cento dopo la prima dose e arriva al 95 per cento dopo la somministrazione del richiamo; dopo due dosi, l’efficacia dei vaccini autorizzati in Europa è comunque del 100 per cento contro le forme gravi della malattia COVID-19.
Operatori sanitari
Uno dei grafici pubblicati dall’ISS mostra con particolare chiarezza il calo dei contagi tra gli operatori sanitari, la prima categoria ad essere vaccinata. In questa linea temporale viene visualizzato il numero assoluto dei casi tra gli operatori sanitari e il resto della popolazione.
La prima linea nera tratteggiata indica la data di inizio della somministrazione della prima dose, la seconda linea tratteggiata i richiami. Da questa seconda linea, come si può notare, c’è stato un sensibile calo dei casi fino alla settimana del 19 aprile, l’ultima considerata dal report dell’ISS. Con questi dati si può dire che tra gli operatori sanitari la terza ondata dell’epidemia ha avuto un impatto contenuto rispetto al resto della popolazione.
Uno dei limiti di questi dati riguarda il loro consolidamento: come è ormai noto da mesi, gli ultimi aggiornamenti non sono del tutto affidabili a causa di ritardi di notifica all’Istituto superiore di sanità. Ma nel caso degli operatori sanitari, nelle ultime settimane l’andamento è stato piuttosto visibile e coerente con i risultati attesi della campagna vaccinale. Come per tutte le evidenze emerse finora, per avere la certezza della correlazione tra l’avanzare della campagna vaccinale e il calo dei casi si dovrà attendere la pubblicazione di studi approfonditi anche per valutare l’impatto delle restrizioni introdotte in Italia negli ultimi mesi.
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Ricoveri degli anziani in terapia intensiva
Anche il grafico che visualizza i ricoveri in terapia intensiva tra le fasce più anziane della popolazione mostra alcuni effetti interessanti che l’Istituto superiore di sanità attribuisce alla campagna vaccinale.
Come si può osservare, la linea verde che rappresenta il tasso di ricovero in rianimazione tra le persone con più di 80 anni ha subìto una notevole flessione a partire dalla metà di marzo, quando la copertura vaccinale è salita oltre il 40 per cento. Già dall’inizio di febbraio, il tasso di ricoveri in terapia intensiva tra i più anziani era stato più basso rispetto alle altre due fasce considerate, tra i 60 e i 70 e tra i 70 e i 79 anni.
L’Istituto superiore di sanità rileva anche che, grazie a questo andamento, nelle ultime settimane l’età mediana dei casi all’ingresso in terapia intensiva è calata fino a raggiungere i 67 anni. Una diminuzione, quella dell’età mediana, che il presidente dell’ISS Silvio Brusaferro ha ricondotto alle vaccinazioni.
Venerdì scorso, nell’ultima conferenza stampa organizzata per mostrare il monitoraggio settimanale dell’epidemia, Brusaferro ha detto che «la vaccinazione inizia a fare effetto tra i più anziani». Brusaferro ha parlato anche dei nuovi casi. «Quasi il 75 per cento delle persone positive è asintomatica o ha pochi sintomi e c’è una decrescita dei casi tra gli anziani e tra gli operatori sanitari. Questo è un segnale dell’efficacia delle vaccinazioni».
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La mortalità
Uno degli effetti più attesi della campagna vaccinale è il calo della mortalità, soprattutto tra le persone più anziane, che sono le più a rischio: secondo i dati della distribuzione dei decessi totali per fasce d’età, infatti, dall’inizio dell’epidemia in Italia il 41 per cento dei morti per COVID-19 è stato tra 80 e 90 anni, il 24,9 per cento tra 70 e 79 anni e il 19,7 per cento dei decessi è stato tra le persone con più di 90 anni.
L’andamento della mortalità, però, ha uno scarto temporale piuttosto considerevole che le analisi non possono trascurare: va considerato il tempo mediano tra l’insorgenza dei sintomi e l’eventuale decesso, che secondo gli ultimi dati è di 13 giorni, oltre ai già citati problemi legati ai ritardi di notifica che riguardano anche i decessi. In sintesi, secondo l’ISS «è ancora presto per vedere l’effetto della campagna di vaccinazione, tuttavia l’età mediana al decesso è in diminuzione e ha raggiunto i livelli più bassi da marzo 2020 (79 anni)».
Nonostante le cautele, questo grafico sembra piuttosto indicativo della tendenza: la linea verde, che rappresenta il tasso di mortalità tra le persone con più di 80 anni, ha piegato verso il basso dalla terza settimana di marzo.
Gli ultimi dati hanno portato l’ISS a sbilanciarsi con una conclusione ottimistica: «Questi risultati, insieme all’andamento dell’incidenza e dei ricoveri descritti in precedenza, fanno supporre che nelle prossime settimane assisteremo a un calo più accentuato nelle fasce d’età target della vaccinazione».
Un altro grafico, realizzato dall’analista Lorenzo Vegro con i dati pubblicati dall’Istituto superiore di sanità, evidenzia la distribuzione dei decessi per fascia d’età nelle ultime settimane: la percentuale dei decessi tra le persone con più di 80 anni è passata dal 64,6 per cento registrato all’inizio di gennaio fino al 48,1 per cento di fine aprile, con un calo costante dall’inizio dell’anno.