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  • Giovedì 15 aprile 2021

Berlino non può impedire l’aumento degli affitti

Il blocco era stato introdotto dal governo locale lo scorso anno, ma la Corte Costituzionale tedesca lo ha invalidato

Berlino, Gemania (Sean Gallup/Getty Images
Berlino, Gemania (Sean Gallup/Getty Images

Giovedì la Corte Costituzionale tedesca ha dichiarato incostituzionale il blocco degli affitti deciso dal governo della città di Berlino lo scorso anno. Il blocco era stato proposto nel 2019 dal governo della città e approvato nel gennaio del 2020 dal parlamento locale (Berlino è uno degli stati federati della Germania con un proprio parlamento, l’Abgeordnetenhaus). Secondo la Corte il blocco deciso dalla città di Berlino non può essere considerato valido, in quanto era stato introdotto quando già esisteva una legge federale che regolava gli affitti.

Il piano del governo di Berlino, controllato da una coalizione di tre partiti di sinistra (i Socialdemocratici, i Verdi e La Sinistra), prevedeva il blocco degli affitti di 1,5 milioni di appartamenti in tutta la città per cinque anni ai livelli del giugno 2019. La misura era stata decisa a causa del notevole aumento degli affitti registrato negli ultimi anni, e in particolare nel primo trimestre del 2019.

La misura era stata fortemente contestata dai proprietari, che avevano sostenuto che il governo di Berlino non potesse intervenire in una materia su cui il governo federale aveva già legiferato. Nel 2015, infatti, il governo della Cancelliera tedesca Angela Merkel aveva introdotto una legge per mettere un tetto massimo agli affitti. La legge, nota come Mietpreisbremse (“freno agli affitti”), prevedeva che chi affittava appartamenti non potesse aumentarne il prezzo oltre un certo limite deciso quartiere per quartiere e città per città. La legge era stata adottata da quasi tutti gli stati federali tedeschi, a eccezione degli stati del Saarrland, della Sassonia e della Sassonia-Anhalt.

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La legge era stata introdotta perché negli anni precedenti c’era stato un diffuso aumento degli affitti in tutta la Germania, un paese dove la maggior parte della popolazione non possiede una casa di proprietà (a Berlino più dell’80 per cento della popolazione vive in affitto). In particolare a Berlino tra il 2005 e il 2014 il prezzo degli affitti era praticamente raddoppiato, pur mantenendosi molto più basso di altre capitali europee come Londra e Parigi. Ancora negli ultimi anni, Berlino è stata la città in cui gli affitti sono aumentati di più in tutta la Germania, cosa che ha provocato anche proteste e manifestazioni dei cittadini.

La legge federale però non aveva dato i risultati desiderati e, anzi, a Berlino il costo degli affitti era aumentato. Questo perché la legge non riguardava tutti e le eccezioni erano numerose: ne era stato escluso, tra gli altri, chi aveva messo un immobile in affitto dopo l’ottobre 2014 o chi aveva rinnovato da pochi anni l’appartamento affittato.

Inoltre la legge non prevedeva sanzioni e stabiliva che fossero i possibili futuri inquilini a dover chiedere qual era il prezzo pagato dai precedenti inquilini, mentre il proprietario di casa non era tenuto a dirlo. Quindi non c’era un vero incentivo a rispettarla, e si finiva per trattare come prima della sua introduzione.

Anche per questo motivo nel 2019 il governo di Berlino aveva deciso di introdurre un nuovo blocco degli affitti. Da quando però la legge era entrata in vigore, il 23 febbraio 2020, i proprietari avevano protestato e cercato di aggirare le regole, inserendo clausole nei contratti d’affitto che prevedevano un aumento dei costi nel caso in cui la Corte Costituzionale avesse invalidato la legge. Teoricamente, adesso potrebbero chiedere indietro agli inquilini l’importo degli sconti fatti nel corso dell’ultimo anno.