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  • Lunedì 15 febbraio 2021

Il Turkmenistan perde metano

In quantità equivalenti alle emissioni di CO2 di 250mila automobili, secondo la società di satelliti che se ne è accorta

Una perdita di metano in Asia rilevata da un satellite GHGSat-C2 “Hugo” usando telecamere a infrarossi (GHGSat)
Una perdita di metano in Asia rilevata da un satellite GHGSat-C2 “Hugo” usando telecamere a infrarossi (GHGSat)

Il 24 gennaio un razzo di SpaceX ha portato in orbita attorno alla Terra il terzo satellite di GHGSat, un’azienda canadese che monitora le emissioni di gas serra dallo Spazio per conto di compagnie petrolifere e non solo. Poco più di una settimana dopo il satellite, soprannominato “Hugo”, ha avvistato per la prima volta delle perdite di metano: provenivano da almeno 8 diversi gasdotti nel centro del Turkmenistan, che secondo le stime di GHGSat stavano spargendo nell’atmosfera fino a 10mila chilogrammi di metano all’ora.

Perdite come queste sono un problema perché il metano è un gas serra, cioè una di quelle sostanze che causano il riscaldamento globale. L’effetto di una tale portata di metano immessa nell’atmosfera è pari a quello delle emissioni di anidride carbonica (CO2) di 250mila automobili con motore a scoppio in moto, ha spiegato a Bloomberg Green Stephane Germain, presidente di GHGSat.

Il metano è il principale componente del gas naturale, che tra i combustibili fossili è quello con il minor impatto sul cambiamento climatico. La sua combustione produce meno anidride carbonica – il principale tra i gas responsabili dell’effetto serra – rispetto alla combustione di petrolio e carbone, a parità di energia prodotta. Per questo il gas naturale è pubblicizzato come una fonte di energia più sostenibile rispetto agli altri combustibili fossili.

Al tempo stesso però la dispersione nell’atmosfera di metano, che può avvenire a causa di perdite nei processi di estrazione, raffinazione e trasporto del gas naturale, è estremamente dannosa. Anche il metano è un gas serra e, sebbene resti nell’atmosfera solo per 12 anni contro i più di 500 dell’anidride carbonica, in proporzione contribuisce all’effetto serra molto di più: se si considera un periodo di 100 anni, il Global Warming Potential del metano, cioè quanto contribuisce all’effetto serra in relazione alla CO2, è di 25 volte quello dell’anidride carbonica, cioè assorbe 25 volte lo stesso calore a parità di massa. Per questo una singola perdita di metano lungo una conduttura sigillata male, o dovuta a una valvola difettosa, può essere molto più dannosa a confronto con altre emissioni di gas serra.

Dato che il metano è incolore (e come il gas naturale sarebbe anche inodore: quello che chiamiamo “odore di gas” è in realtà aggiunto artificialmente per ragioni di sicurezza) è difficile accorgersi delle perdite, ma i satelliti possono rilevarle dall’alto usando telecamere a infrarossi.

È ciò che ha fatto “Hugo” sopra il Turkmenistan. In totale ha rilevato otto diverse perdite in un’area di circa 52 chilometri quadrati (più o meno la superficie della città di Bolzano) nella provincia di Mary, nel sud-est del paese. In particolare le perdite sono state rilevate all’interno del giacimento di gas naturale di Galkynysh, il secondo più grande al mondo, che è gestito dalla compagnia petrolifera nazionale turkmena Türkmengaz.

Le quattro più grosse perdite di metano rilevate da GHGSat sono riconducibili a gasdotti, e secondo l’azienda sono probabilmente dovute a valvole malfunzionanti. Le altre quattro invece provengono da punti in cui il metano che non può essere trasportato o lavorato dovrebbe essere bruciato: si parla di gas flaring, cioè quella pratica che produce delle fiammelle sopra le torri petrolifere.

Nel 2020, secondo i dati dell’Agenzia internazionale dell’energia (IEA), le attività di estrazione, lavorazione e distribuzione di petrolio e gas di tutto il mondo hanno disperso nell’atmosfera 70 milioni di tonnellate (cioè 70 miliardi di chilogrammi) di metano. Il loro impatto è equivalente a quello di tutte le emissioni di anidride carbonica prodotte nello stesso anno dall’intera Unione Europea. Rispetto al 2019, le emissioni di metano mondiali sono diminuite del 10 per cento, ma secondo l’IEA questo calo è stato dovuto alla minore produzione di petrolio e gas naturale dovuta alla pandemia da coronavirus. Nel 2021 le perdite di metano potrebbero aumentare.

Con le tecnologie attualmente disponibili queste perdite di metano si potrebbero evitare quasi del tutto, e molte aziende che estraggono e distribuiscono il gas naturale hanno promesso di ridurle ed eliminarle. Società come GHGSat segnalano queste perdite alle aziende che gestiscono i gasdotti e le altre infrastrutture da cui passano i combustibili fossili, in modo che ci mettano una pezza: prima arrivano le segnalazioni, prima si possono ridurre sia le perdite economiche per le società petrolifere che i danni ambientali.

GHGSat lanciò il suo primo satellite nel 2016 e da settembre è in grado di indicare con precisione da quale specifico impianto derivi una perdita di metano: le tecnologie per individuare le perdite sono molto migliorate negli ultimi anni. Anche i satelliti dell’Agenzia spaziale europea (ESA) possono rilevare le perdite di metano, ma solo se sono di almeno 10mila chilogrammi all’ora: per quelli di GHGSat, che orbitano a quote più basse, bastano 10 chili all’ora.

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Il Turkmenistan è un grande produttore di gas naturale. Tra le sue principali attrattive turistiche, se così si può dire, c’è un grande cratere infuocato, soprannominato “le Porte dell’Inferno”, che brucia dal 1971. In quell’anno alcuni geologi sovietici localizzarono una caverna piena di gas naturale, ma le trivellazioni che fecero per estrarlo ne causarono il crollo: l’incendio tuttora in corso fu innescato per evitare la diffusione del metano e altri gas nell’atmosfera.

“Porte dell’Inferno” a parte, il Turkmenistan è uno dei paesi che producono la maggiore quantità di perdite di metano nel mondo: secondo le rilevazioni di GHGSat, tra lo scorso marzo e la fine del 2020 nell’Asia centrale le perdite di metano sono triplicate rispetto all’anno precedente, nonostante il calo a livello mondiale.

Risolvere i problemi di perdite di metano del Turkmenistan è però particolarmente complicato, soprattutto per via del sistema politico del paese. Formalmente il Turkmenistan è una repubblica presidenziale, ma di fatto si tratta di un sistema fortemente autoritario che ha scarsi contatti con l’esterno. Per questo GHGSat ha dovuto chiedere l’intervento della diplomazia canadese per avvertire il governo turkmeno delle perdite di metano rilevate: finora i contatti non hanno portato ad alcun risultato.

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