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  • Martedì 2 febbraio 2021

Per le vaccinazioni tutti guardano il Lazio

È la prima grande regione ad aver avviato la fase che coinvolge gli anziani, e potrà insegnare cosa fare, cosa evitare e cosa migliorare

(Vincenzo Livieri/ZUMA Wire)
(Vincenzo Livieri/ZUMA Wire)

Dirigenti ed esperti di sanità di molte regioni italiane stanno osservando con attenzione come è iniziata la campagna vaccinale di massa nel Lazio, dove lunedì sono state aperte le prenotazioni alle persone con più di 80 anni. Il coinvolgimento degli anziani è una delle fasi più importanti del piano che punta a vaccinare il maggior numero di italiani nel minor tempo possibile, e anche la prima che darà un’idea della sua complessità: finora con la somministrazione a operatori sanitari, dipendenti amministrativi degli ospedali e ospiti nelle RSA è stato tutto più semplice. Con l’apertura alla popolazione invece le cose si complicano, per una serie di motivi.

L’avvio delle prenotazioni nel Lazio, e l’inizio della somministrazione il prossimo 8 febbraio, sono due momenti molto attesi per capire se tutto funzionerà come previsto e quali saranno i possibili intoppi. I problemi tecnici si possono risolvere in tempi relativamente brevi, quelli organizzativi invece sono più delicati e possono avere conseguenze critiche. Capire cosa farà bene e cosa eventualmente farà male una Regione come il Lazio, e come risponderanno i cittadini, sarà molto importante per capire l’evoluzione della campagna vaccinale in tutta Italia.

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Al momento nel Lazio sono state somministrate complessivamente 191.663 dosi di vaccino: 69.675 persone hanno ricevuto la seconda dose. È stato somministrato l’83,3 per cento delle 230mila dosi a disposizione. Fin dall’inizio della campagna vaccinale, il Lazio è stata tra le regioni italiane che sono riuscite a mantenere ritmi più alti. Ed è anche tra le prime, insieme alla Campania, ad aver programmato l’ultima parte della fase 1, quella che coinvolge le persone con più di 80 anni.

Le persone non possono essere convocate, perché la vaccinazione non è obbligatoria, e chi vuole essere vaccinato deve quindi accedere a una piattaforma online (o più probabilmente, nel caso degli anziani, deve farlo qualcuno per loro) per prenotare gli appuntamenti. La distribuzione delle somministrazioni deve essere organizzata con precisione sul territorio, per permettere a tutti di evitare lunghi spostamenti: una premura ancor più significativa nel caso di persone anziane. Gli afflussi ai punti vaccinali devono essere studiati con attenzione per evitare assembramenti. Servono anche tempo e pazienza nel dare tante informazioni: un lavoro di comunicazione che nei confronti degli operatori sanitari è stato minimo.


Nel Lazio gli anziani sopra gli 80 anni sono 470mila, mentre in tutta Italia sono 4,4 milioni. Secondo le previsioni della Regione, verranno somministrate circa 3.700 dosi al giorno per questa categoria. L’avvio delle vaccinazioni è previsto tra una settimana, lunedì 8 febbraio. Al netto di possibili intoppi, anche nella consegna delle dosi, la fase 1 dovrebbe concludersi il 30 aprile. Si tratta di una stima molto prudenziale, perché con l’aumento delle consegne previsto nelle prossime settimane la scadenza potrà essere anticipata, così come l’inizio della fase 2 che coinvolge gli over 60, i malati cronici, il personale scolastico “ad alta priorità”. Il bilancio della prima giornata di prenotazioni, aggiornato a martedì mattina, dice che si sono prenotate oltre 100mila persone, di cui circa 64mila a Roma città, 3.530 a Frosinone, 8.231 a Latina, 4.645 a Viterbo e 838 a Rieti. Ma lunedì ci sono stati molti problemi.

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Dalle prime ore della mattina di lunedì, infatti, migliaia di persone hanno provato a prenotare l’appuntamento senza riuscirci perché il portale attivato dalla Regione non funzionava. Il profilo Twitter di Salute Lazio ha annunciato che il portale sarebbe stato online dalle 10, poi l’orario è stato spostato a mezzogiorno. Il mancato funzionamento è stato giustificato con generici “problemi tecnici”, anche se probabilmente era dovuto al grande numero di accessi contemporanei. Anche a partire da mezzogiorno non è stato facile accedere al sistema di prenotazione. Molte persone hanno segnalato di aver ricevuto un messaggio di errore dopo aver compilato tutti i dati richiesti. In alcuni casi è comparso anche un messaggio che avvisava le persone di dover connettersi a una rete 3G oppure a quella wi-fi.

(Cecilia Fabiano/ LaPresse)

Ieri è stato molto complicato anche riuscire a trovare la linea al numero verde – 800 118 800 – aperto per prenotare la vaccinazione a domicilio per gli anziani non autosufficienti. Dopo una lunga attesa, la comunicazione veniva interrotta con un messaggio registrato: «Al momento le linee sono sovraccariche, si invita a richiamare più tardi». L’assessore regionale alla Sanità Alessio D’Amato ha parlato di oggettive difficoltà iniziali. «Non ci aspettavamo di prenotare la doppia dose di vaccino in dieci ore ad oltre 44 mila over 80. Il sistema sta migliorando superando progressivamente le oggettive difficoltà iniziali» ha spiegato D’Amato.

Come funziona la prenotazione
Le oltre 100mila persone che finora sono riuscite a prenotare l’appuntamento hanno dovuto inserire nel portale solo il codice fiscale. Per agevolare le operazioni, infatti, non è stata richiesta un’identità digitale SPID e non serve nemmeno la prescrizione del medico di famiglia. La prenotazione può essere fatta anche da un famigliare, con l’assenso della persona da vaccinare. Una volta nel portale, si può scegliere solo il giorno dell’appuntamento in uno degli 89 punti vaccinali attivati dalla Regione e prenotare la prima disponibilità della giornata. Quando la prenotazione va a buon fine, occorre stampare il promemoria con il numero di appuntamento, la data e l’orario. Viene anche inviato un SMS 72 ore prima dell’appuntamento per ricordare tutte le informazioni.

Il giorno della vaccinazione bisogna presentarsi al punto di somministrazione con il promemoria della prenotazione e la tessera sanitaria. È possibile disdire l’appuntamento della prima somministrazione nella sezione “Gestisci appuntamenti” del sito regionale, inserendo sempre il codice fiscale e il numero di appuntamento. Per disdire o spostare il richiamo, invece, bisogna rivolgersi al numero dedicato, 06.164.161.841. Questa è la procedura studiata dal Lazio, che non sarà identica in tutte le regioni italiane. Ognuna infatti si è organizzata o si sta organizzando da sé: i portali di prenotazione e le informazioni richieste saranno diversi per ogni regione.

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Il ruolo dei medici di famiglia
Fin dalle prime settimane di gennaio sembrava che nel Lazio i medici di medicina generale potessero avere un ruolo centrale nella campagna vaccinale della popolazione. In realtà, almeno per il momento, non è così. La Regione ha aperto una manifestazione di interesse a cui ha risposto meno del 25% dei quattromila medici di famiglia del Lazio. Uno dei motivi della bassa adesione è “logistico”.

Secondo il piano regionale i medici avrebbero dovuto andare nelle farmacie ospedaliere per ritirare le fiale del vaccino in un numero di dosi sufficienti a garantire la catena del freddo. Nel caso del vaccino Pfizer-BioNTech si parla di poche ore, perché deve essere conservato a una temperatura di meno 70 °C e può essere scongelato in circa tre ore a una temperatura tra 2 °C e 8 °C. Per i medici sarebbe piuttosto complesso gestire i viaggi e la somministrazione senza rischiare di sprecare dosi di vaccino. In altre regioni, per esempio in Piemonte e in Lombardia, sono stati firmati accordi con i medici che saranno chiamati a somministrare il vaccino. Ma soprattutto in Lombardia al momento si è discusso poco della fase operativa, quella che porta con sé i problemi maggiori.

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Giovanni Cirilli, segretario regionale dell’associazione dei medici di base (FIMMG) del Lazio, spiega che nelle ultime settimane in più occasioni erano stati espressi dubbi su un’organizzazione così centralizzata della campagna vaccinale. Secondo Cirilli sarà molto complesso raggiungere gli obiettivi senza il lavoro dei medici di famiglia. «Che ci fossero limiti in merito all’approvvigionamento dei vaccini alla medicina generale è il problema dei problemi, non solo nel Lazio», spiega Cirilli. «Lo scopo della campagna vaccinale di massa è raggiungere il maggior numero di anziani nel minor tempo possibile. Mi chiedo come possa essere possibile senza i medici di famiglia. Durante la campagna vaccinale antinfluenzale noi medici abbiamo vaccinato 1,5 milioni di persone. Adesso in tutto dobbiamo vaccinarne 3,5 milioni contando su altre forme di organizzazione. La vedo difficile».

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La giornata di ieri è poco indicativa per valutare la programmazione, perché è stata la prima e ci sono stati problemi informatici. Eppure già dalle prime domande arrivate dai suoi pazienti, Cirilli ha capito alcuni dei dettagli che forse sono stati sottovalutati. Uno dei problemi più concreti riguarda la distanza dei centri vaccinali. «Io sono medico a Cisterna di Latina. Uno dei punti vaccinali è ad Aprilia, a circa venti chilometri di distanza e con scarsi collegamenti garantiti dai mezzi pubblici. Una persona di oltre 80 anni con scarsa mobilità come può raggiungere il punto vaccinale in modo agevole? C’è la possibilità di chiedere la vaccinazione a domicilio, ma solo per gli anziani non autosufficienti». Già adesso i medici, nonostante non siano coinvolti nella somministrazione, stanno rispondendo a tantissime richieste di informazioni. Cirilli dice che sono pronti a vaccinare. «Ci siamo per quello che possiamo fare, e vorremmo esserci anche per vaccinare. Solo con una campagna rapida si può battere il virus».