Il Portogallo è il paese europeo dove l’epidemia va peggio
Quasi la metà dei morti totali per COVID-19 dall’inizio dell’epidemia è stata registrata nell’ultimo mese
In Portogallo il numero di persone morte per il COVID-19 nel gennaio 2021 è stato circa la metà di quello registrato dall’inizio dell’epidemia: 5.576, cioè il 44,7 per cento dei 12.482 morti da quando il virus ha iniziato a diffondersi, nel marzo 2020. Secondo la Direção-Geral da Saúde (DGS), agenzia del ministero della Salute che si occupa dell’emergenza sanitaria, il grande aumento di morti (e contagi) sarebbe da attribuire alla variante britannica del COVID-19, più contagiosa, anche se le stesse autorità hanno riconosciuto che l’allentamento delle restrizioni sul distanziamento fisico durante le vacanze di Natale ha avuto un ruolo nella nuova diffusione dei contagi.
La situazione del Portogallo preoccupa da qualche mese, nonostante durante la prima ondata di contagi, iniziata in quasi tutta Europa a marzo, il governo portoghese si fosse distinto per una gestione rapida ed efficiente dell’emergenza. I suoi meriti sembravano ancora maggiori considerando che la vicina Spagna stava facendo registrare numeri tra i peggiori d’Europa. Il successo della gestione iniziale fu dovuto soprattutto al tempismo con cui il governo aveva agito, mettendo in lockdown tutto il territorio nazionale quando erano stati registrati solo 245 casi di coronavirus.
Con la seconda ondata, iniziata verso ottobre, le cose sono però cambiate: i dati riferiti ai nuovi contagi e ai morti per COVID-19 sono cominciati a salire rapidamente, così come le preoccupazioni legate alla tenuta del sistema sanitario nazionale. Il paese è infatti tra quelli con meno posti letto in terapia intensiva rispetto alla popolazione in Europa, ed è ben al di sotto della media europea riguardo al numero di infermieri per abitante.
I posti letto di terapia intensiva, nonostante siano stati aumentati a gennaio, sono praticamente esauriti. Al 31 gennaio i ricoverati in rianimazione erano 858, quelli nei reparti ordinari 6.694. I problemi sono anche altri: mancano medici e infermieri per fronteggiare l’emergenza, le ambulanze a volte restano in coda per ore e non ci sono abbastanza celle frigorifere per conservare i corpi delle persone morte.
Il numero delle infezioni, così come quello dei morti, è cresciuto enormemente a gennaio. Da marzo 2020 sono stati registrati 711.018 contagi, di cui il 43 per cento soltanto a gennaio. Per quanto riguarda i morti, secondo i dati raccolti dalla Johns Hopkins University, ed elaborati da Our World in Data, il 31 gennaio la media mobile su sette giorni dei decessi giornalieri in Portogallo era pari a 28,20 ogni milione di abitanti, di gran lunga la più alta d’Europa (segue il Regno Unito a 17,38, la Slovacchia a 15,02 e la Repubblica Ceca a 12,53: l’Italia è a 7,22). Quello portoghese di fine gennaio è il picco di mortalità più alto della seconda ondata in Europa.
Le restrizioni imposte nel periodo natalizio non hanno avuto gli esiti sperati e il lockdown è stato reso più severo da lunedì 18 gennaio. Sono stati limitati ulteriormente gli orari di apertura dei negozi essenziali e dei supermercati, ed è stata proibita la circolazione tra comuni nei fine settimana. Nelle scuole invece è attiva la didattica a distanza.
A fine dicembre anche in Portogallo sono iniziate le vaccinazioni contro il coronavirus, ma fino ad ora solo circa 70mila persone sono state vaccinate con le due dosi. La vaccinazione delle persone con più di 80 anni è iniziata lunedì primo febbraio.