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  • Martedì 19 gennaio 2021

Il sistema sanitario del Portogallo è al collasso

Sono solo 8 i posti disponibili in terapia intensiva: dopo avere rafforzato le restrizioni, si cerca di aumentare la capacità degli ospedali

I lavori per ampliare i reparti per l'emergenza Covid-19 all'ospedale Santa Maria di Lisbona, la capitale del Portogallo, lunedì 18 gennaio 2021 (AP Photo/Armando Franca, LaPresse)
I lavori per ampliare i reparti per l'emergenza Covid-19 all'ospedale Santa Maria di Lisbona, la capitale del Portogallo, lunedì 18 gennaio 2021 (AP Photo/Armando Franca, LaPresse)

Il Portogallo sta affrontando il suo momento più difficile dall’inizio della pandemia, e da inizio gennaio la terza ondata di coronavirus ha portato in pochi giorni il sistema sanitario al suo limite. I posti letto riservati ai pazienti malati di COVID-19 negli ospedali di tutto il paese sono teoricamente finiti: lunedì 18 gennaio i ricoverati erano oltre 4.200, mentre i posti a disposizione sarebbero teoricamente 3.801. In terapia intensiva restano solo 8 posti sui 672 disponibili (il paese è quello con il numero di terapie intensive più basso dell’intera Unione Europea, in rapporto agli abitanti), mentre i contagi continuano ad aumentare. Il 16 gennaio ci sono stati quasi 11mila contagi su 10,3 milioni di abitanti, il dato più alto dall’inizio dell’epidemia; il 18 gennaio invece è stato il giorno con più decessi di sempre, 167, per cause legate alla COVID-19.

Gli ospedali stanno rispondendo come possono: aprendo nuovi reparti ai pazienti con COVID-19 e costruendo nuove strutture per aumentare la capacità di ricovero e di accoglienza al pronto soccorso, come sta accadendo all’ospedale Santa Maria di Lisbona. I medici in prima linea raccontano di star lavorando già al di sopra dei limiti e di essere costretti in alcuni casi ad accettare solo i pazienti in condizioni più gravi, con difficoltà soprattutto nei reparti di terapia intensiva. L’ordine dei medici ha parlato di «sofferenza etica» di chi lavora nei reparti con persone malate di COVID-19 e ha detto che «gli operatori sanitari non sono più in grado di salvare tutte le vite».

Il Portogallo era stato uno dei paesi che avevano meglio contenuto la prima ondata di coronavirus in Europa. Si era parlato dell’eccezione portoghese, che prima di ottobre aveva registrato solo due volte più di mille contagi giornalieri e che per la maggior parte dei giorni se l’era cavata con poche centinaia di casi. Il successo della gestione iniziale fu dovuto soprattutto al tempismo con cui il governo aveva agito, mettendo in lockdown tutto il Portogallo quando erano stati registrati solo 245 casi di coronavirus in zone molto circoscritte e non erano ancora stati confermati 3 decessi per COVID-19. In un paese che ha molte persone anziane questa intuizione fu preziosa per salvare molte vite.

La responsabilizzazione individuale che aveva funzionato a marzo oggi sta fallendo. Per ammissione della stessa ministra della Salute, Marta Temido, nonostante le misure restrittive introdotte siano molto simili a quelle di marzo, la mentalità delle persone rispetto all’emergenza è cambiata. Il 15 gennaio il paese è tornato in un sostanziale lockdown, con pochissimi spostamenti consentiti, l’obbligo del lavoro da casa e la chiusura di tutte le attività non essenziali.

Nel primo fine settimana con le nuove restrizioni, però, molte persone hanno mostrato un comportamento più sfrontato rispetto ai divieti e il lockdown è stato quindi reso più severo da lunedì 18 gennaio. Sono stati limitati ulteriormente gli orari di apertura dei negozi essenziali e dei supermercati, vietando anche l’asporto e proibendo la circolazione tra comuni nei fine settimana. Le scuole invece sono rimaste aperte. La ministra Temido si è detta preoccupata del fatto che i portoghesi possano essersi abituati alle morti e ai contagi.

Il presidente della Repubblica, Marcelo Rebelo de Sousa, ha ammesso il fallimento nel prevedere la terza ondata e la crescita dei casi tra dicembre e gennaio e ha aperto alla possibilità di prolungare l’attuale lockdown anche fino a marzo, se necessario. Tra pochi giorni ci saranno le elezioni presidenziali in Portogallo e Marcelo Rebelo de Sousa, che si candida per un secondo mandato, sta ricevendo molti attacchi per la sua gestione della pandemia.

L’incapacità di prevedere la terza ondata si riflette anche nelle misure adottate nel periodo natalizio, in cui gli spostamenti tra comuni erano consentiti e in cui i ristoranti erano rimasti aperti diversi giorni: il 24 e il 25 dicembre fino all’una di notte. I ristoranti sono stati chiusi del tutto solo con le nuove misure, e tra molte proteste. In molti in Portogallo ora parlano degli spostamenti per il Natale come di uno dei fattori più rilevanti per la diffusione del contagio in queste prime settimane del 2021. A fine dicembre sono iniziate le vaccinazioni contro il coronavirus anche in Portogallo, come in molti altri paesi dell’Unione Europea.

Intanto l’impatto economico della pandemia sta facendo temere l’inizio di una nuova grande crisi per il Portogallo, con diversi indicatori economici peggiorati negli ultimi mesi, tra cui il tasso di disoccupazione. Il governo guidato dal primo ministro António Costa ha iniziato a traballare a causa delle divisioni tra partiti di sinistra sul bilancio e sulla spesa sociale.

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