Le donne incinte possono vaccinarsi contro il coronavirus

L'OMS ha rivisto le proprie linee guida che dicevano il contrario rispetto a quanto consigliato dalle autorità sanitarie di diversi paesi

(Nir Alon/ZUMA Wire via ANSA)
(Nir Alon/ZUMA Wire via ANSA)

Alla fine della scorsa settimana, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha modificato le proprie linee guida sui vaccini contro il coronavirus, segnalando che le donne incinte possono essere vaccinate in sicurezza e senza particolari rischi. In precedenza, l’OMS non aveva raccomandato la vaccinazione per le donne in gravidanza, perché i vaccini contro il coronavirus non sono stati ancora sperimentati su questa categoria di persone. L’indicazione aveva raccolto critiche da numerosi esperti ed era stata contraddetta da diverse autorità sanitarie nazionali, che avevano invece consigliato la vaccinazione anche per le donne incinte, specialmente se a rischio per altri problemi di salute.

Le nuove indicazioni fornite dall’OMS sono piuttosto chiare, anche se mantengono qualche cautela:

Sulla base di ciò che sappiamo su questo tipo di vaccino, non abbiamo motivi specifici per credere che ci possano essere particolari rischi che potrebbero superare i benefici di una vaccinazione nelle donne incinte.

L’indicazione è contenuta nella scheda informativa del vaccino di Moderna, mentre non è ancora presente in quella del vaccino di Pfizer-BioNTech, che era stata pubblicata qualche settimana prima. Entrambi i vaccini sono basati sull’RNA messaggero (mRNA): gli studi svolti finora in laboratorio non hanno fatto evidenziare problemi nel caso di gravidanza. I due vaccini sono stati i primi a essere autorizzati negli Stati Uniti e nell’Unione Europea e sono stati somministrati a milioni di individui, confermando i livelli di sicurezza rilevati nei test clinici.

La sperimentazione dei due vaccini nel 2020 aveva coinvolto maggiorenni in diverse fasce di età, ma non particolari categorie come bambini e donne incinte. È un approccio comune nello sviluppo dei vaccini (e più in generale dei farmaci), per avere dati sulla sicurezza e l’efficacia prima di procedere con i test tra le fasce più delicate della popolazione.

Pzifer-BioNTech ha già annunciato di essere al lavoro per il reclutamento di volontarie, in modo da condurre i test clinici sulle donne incinte nei prossimi mesi. Moderna ha invece fatto sapere che terrà sotto controllo le donne in gravidanza che riceveranno il vaccino, per valutare l’eventuale insorgenza di effetti avversi.

Le precedenti indicazioni dell’OMS avevano ricevuto critiche dagli esperti perché in alcune circostanze la COVID-19 può rivelarsi rischiosa per la gravidanza. I vaccini finora autorizzati consentono di proteggere dalla malattia e sono quindi considerati una risorsa importante, in questo caso per le donne con altri problemi di salute che potrebbero mettere a rischio la gravidanza.

Negli Stati Uniti i responsabili dei Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie (CDC), una delle principali autorità sanitarie del paese, consigliavano già da settimane l’impiego del vaccino tra le donne incinte, segnalando come non fossero emersi elementi per sconsigliarli. Le diverse indicazioni tra CDC e OMS avevano reso poco chiara la situazione, rendendo più difficile il lavoro dei medici con le loro pazienti.

Anche in Italia, nonostante le precedenti indicazioni dell’OMS, le principali autorità sanitarie avevano iniziato a consigliare la vaccinazione per le donne incinte già all’inizio dell’anno. In particolare, lo scorso 8 gennaio l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) aveva diffuso un documento con le prime indicazioni per le donne in gravidanza. Una pagina riassuntiva sul sito dell’ISS spiega:

Dai dati dello studio dell’Italian Obstetric Surveillance System (ItOSS) – relativi alla prima ondata pandemica in Italia – emerge che le donne in gravidanza non presentano un rischio aumentato di infezione rispetto alla popolazione generale. Le comorbidità pregresse (ipertensione, obesità) e la cittadinanza non italiana sono significativamente associate a un maggior rischio di complicazione gravi da COVID-19 che, complessivamente, riguardano una minoranza di madri e neonati.
La vaccinazione dovrebbe essere presa in considerazione per le donne in gravidanza che sono ad alto rischio di complicazioni gravi da COVID-19. Le donne in queste condizioni devono valutare, con i sanitari che le assistono, i potenziali benefici e rischi e la scelta deve essere fatta caso per caso.

L’ISS ha inoltre chiarito che se una donna vaccinata scopre di essere incinta subito dopo la somministrazione può proseguire la gravidanza, e può decidere di rinviare il ricevimento della seconda dose dopo il parto, a patto che non sia un soggetto particolarmente a rischio.

Le donne che allattano possono ricevere il vaccino senza particolari problemi e senza la necessità di interrompere l’allattamento. Le indicazioni sono comunque generali ed è importante che ogni paziente si consulti con il proprio medico curante per valutare insieme la situazione.