Che storia ha Dave Chappelle

Il comico in cima alla classifica di YouTube è uno dei più celebrati negli Stati Uniti, tornato nel giro anni fa dopo una lunga pausa

(Mike Coppola/Getty Images))
(Mike Coppola/Getty Images))

Il video di “maggiore tendenza” del 2020 su YouTube è stato uno spettacolo di Dave Chappelle, uno dei più navigati e celebri comici americani che quest’anno ha avuto una visibilità particolare, soprattutto per come ha commentato le proteste estive di Black Lives Matter, contro il razzismo e la brutalità della polizia. Chappelle ha una lunga carriera ed è famoso negli Stati Uniti dagli anni Novanta, soprattutto per le tante cose che ha fatto in televisione: alcune delle quali sono tornate di recente alle cronache perché al centro di un’ingiustizia di compensi che ha messo in imbarazzo un paio di grandi network americani, denunciata proprio da Chappelle.


Il titolo dello spettacolo di Chappelle finito in cima alla classifica di YouTube fa riferimento ai minuti e ai secondi che George Floyd passò sotto al ginocchio di un agente di polizia di Minneapolis, prima di morire soffocato, lo scorso 25 maggio. Chappelle fece il suo spettacolo in una fattoria nella campagna di Yellow Springs, Ohio, la piccola città in cui vive. Fu uno dei primi spettacoli tenuti dal vivo dopo la prima ondata dell’epidemia di COVID-19 negli Stati Uniti, e non fu davvero uno spettacolo comico. Chappelle aveva ripercorso vari episodi di violenza e omicidi della polizia contro gli afroamericani, riflettendo su cosa fosse, e soprattutto cosa non fosse, cambiato in questi anni.

Lo spettacolo piacque e girò tantissimo online, anche e proprio in virtù della sua serietà. Chappelle non è il comico afroamericano di maggior successo – quello è Kevin Hart, uno che riempie gli stadi – ma è sempre stato quello più celebrato e il più esplicito e diretto nel parlare di razzismo, cosa che lo ha reso una specie di punto di riferimento in quest’anno di rinnovate proteste e rivendicazioni politiche negli Stati Uniti.

Ma Chappelle è anche uno che si è messo spesso nei guai. Come tanti comici cresciuti professionalmente negli anni Novanta e Duemila, è abituato a trattare temi delicati o controversi scegliendo deliberatamente il taglio più provocatorio. Negli ultimi anni, in cui le parole dei comici sul palco sono spesso state analizzate e giudicate con gli stessi criteri di quelle delle altre celebrità o personaggi pubblici, Chappelle si è attirato grandi critiche, per esempio, per come ha parlato di persone transgender o delle accuse di pedofilia a Michael Jackson. La sua comicità rientra tra quelle che hanno deciso deliberatamente di non abbracciare le nuove sensibilità su vari temi, a partire da quelli di genere, un po’ per convinzione un po’ per gusto della provocazione. Ma se a tanti comici questo tipo di scelta artistica è stata contestata duramente, la statura e la credibilità di Chappelle gli hanno permesso una maggiore libertà.


Chappelle è nato nel 1973 in Maryland e, come ricorda nello spettacolo “8:46”, è il bisnipote di William David Chappelle, pastore metodista che nacque schiavo e guidò una delegazione di afroamericani ricevuta alla Casa Bianca dal presidente Woodrow Wilson. I genitori di Chappelle erano docenti universitari, impegnati politicamente, e lui crebbe tra Washington e l’Ohio prima di diplomarsi in teatro nel 1991.

La sua carriera da comico cominciò quando non era ancora ventenne, a New York: prima alle serate a microfono aperto a Harlem, che gli assicurarono le prime brevi apparizioni televisive, e poi su programmi sempre più importanti fino agli show di David Letterman e Conan O’Brien. Stava diventando sempre più conosciuto, e Mel Brooks lo volle per un ruolo in Robin Hood – Un uomo in calzamaglia. 

Alla fine degli anni Novanta, dopo alcuni tentativi, riuscì a farsi produrre una serie tv comica, Buddies, che andò in onda per poche puntate su ABC prima di essere cancellata. Altri tentativi di fare degli show in televisione andarono male, anche perché i network non volevano tutti gli attori protagonisti afroamericani che voleva Chappelle. Ma lui riuscì a diventare davvero famoso grazie a una serie di ruoli cinematografici: nel Professore matto con Eddie Murphy, in C’è Posta per te con Tom Hanks e poi come protagonista nella commedia Half Baked.


A questo punto riuscì ad avere il suo programma, il Chappelle’s Show, che andò in onda per tre anni su Comedy Central ed ebbe un grandissimo successo. Anche se era fatto di sketch (alcuni diventati famosissimi, come quello su Prince o quello su Rick James): e a Chappelle questa formula non piaceva molto. La sua insoddisfazione e il suo stress crebbero a livelli insopportabili, uniti forse ad altri problemi personali, e dopo la terza stagione Chappelle decise di mollare il programma all’improvviso e andarsene qualche settimana in Sudafrica, con una decisione che fu discussa a lungo nell’ambiente. Chappelle l’avrebbe spiegata più estesamente anni dopo, raccontando la sua insofferenza verso lo show business americano, le sue logiche commerciali e soprattutto i suoi problemi di razzismo.


Le vicende del Chappelle’s Show lo portarono praticamente a ritirarsi per quasi dieci anni. Continuò a fare qualche ospitata in televisione, qualche spettacolo dal vivo, sempre più sporadici con il passare degli anni. Scomparve praticamente dalle scene, in un periodo peraltro in cui la stand up comedy cominciava a uscire dagli Stati Uniti e ad arrivare anche al grande pubblico europeo, a cavallo tra gli anni Duemila e gli anni Dieci. Tornò ad esibirsi soltanto nel 2013, con un lungo tour negli Stati Uniti, ricominciando ad apparire regolarmente in televisione fino a fare da ospite principale alla puntata del Saturday Night Live successiva all’elezione di Donald Trump, nel 2016.


Nello stesso periodo cominciò la sua collaborazione con Netflix, per la quale registrò negli anni successivi cinque spettacoli, che lo riportarono a essere uno dei comici più famosi al mondo e a vincere il prestigioso Mark Twain Prize for American Humor nel 2019. Qualche settimana fa è stato di nuovo l’ospite del Saturday Night Live nel weekend delle elezioni, questa volta dopo la vittoria di Joe Biden.


Nei giorni scorsi, Chappelle ha pubblicato su Instagram un video di un’esibizione in cui spiega che il Chappelle’s Show è finito su Netflix e sulla piattaforma di streaming di HBO, ma lui non ha ricevuto nessun compenso per via del contratto che firmò ingenuamente all’inizio degli anni Duemila. Chappelle lo racconta ripercorrendo alcuni momenti formativi della sua adolescenza e della sua carriera, spiegando quanto sia esemplare che una grande società non dia a un afroamericano i soldi che gli spettano. E chiede alla fine al pubblico di non guardare il suo programma: «non vi chiedo di boicottare nessun network, boicottate me».