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  • Giovedì 26 novembre 2020

Trump ha graziato Michael Flynn

L'ex consigliere per la sicurezza nazionale aveva patteggiato per aver mentito all'FBI nell'ambito dell'inchiesta sulla Russia

(Chip Somodevilla/Getty Images))
(Chip Somodevilla/Getty Images))

Mercoledì il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha graziato il suo ex consigliere per la sicurezza nazionale Michael Flynn, che si era dichiarato colpevole di aver mentito all’FBI nel 2016 sui contenuti di due conversazioni con l’allora ambasciatore russo negli Stati Uniti e nel 2017 aveva patteggiato uno sconto della pena in cambio della sua collaborazione con l’indagine speciale sull’ingerenza della Russia alle elezioni presidenziali del 2016. Flynn aveva detto che avrebbe collaborato con le indagini. «È mio grande onore annunciare che il generale Michael T. Flynn è stato graziato», ha scritto Trump su Twitter mercoledì.

Per un presidente statunitense quella di fare ricorso allo strumento della grazia nelle ultime settimane di un mandato – quando non c’è più il rischio di essere puniti dagli elettori – è una pratica piuttosto frequente, ed era già successo in passato che le grazie fossero particolarmente controverse. Bill Clinton, per esempio, aveva graziato il finanziere Marc Rich, suo amico e latitante per evasione fiscale, oltre al fratellastro Roger Clinton, condannato per possesso e spaccio di droga.

Durante la campagna elettorale del 2016, Flynn era stato una delle persone più vicine a Trump. Nell’ottobre del 2017 aveva ammesso di aver mentito all’FBI sui suoi contatti coi russi e aveva iniziato a collaborare per evitare accuse più gravi, come l’incriminazione per alto tradimento. Aveva poi deciso di ritrattare l’accordo raggiunto con gli investigatori, sostenendo che fosse stato indotto a mentire dall’FBI, finché lo scorso maggio il Dipartimento di Giustizia, guidato dal procuratore generale William Barr, molto fedele a Trump, aveva chiesto a un tribunale di far cadere le accuse. Barr già in altri casi era stato molto critico nei confronti dell’indagine sul caso Trump-Russia.

Trump aveva detto di essere «molto felice» per Flynn e l’aveva definito «un uomo innocente», lasciando intendere di essersi speso per far cadere le accuse nei suoi confronti. Già nel 2017 Trump aveva cercato di proteggerlo chiedendo all’allora capo dell’FBI James Comey di chiudere le indagini che le autorità federali avevano iniziato a condurre sulle sue relazioni coi russi, anche se il presidente non l’aveva mai ammesso.

La decisione del Dipartimento di Giustizia era stata definita senza precedenti da diversi analisti e giornalisti. Lo stesso James Comey aveva twittato che il Dipartimento aveva «perso la ragione». Il giudice che presiedeva il caso, Emmet G. Sullivan, si era però opposto alla richiesta di far cadere le accuse nei confronti di Flynn e lo scorso ottobre aveva ordinato al Dipartimento di Giustizia di condurre un’insolita revisione dei suoi documenti nel caso.

Dopo l’intervento del giudice federale, Trump – che non ha ancora ammesso la sconfitta alle elezioni presidenziali del 3 novembre – ha deciso di intervenire direttamente e concedere la grazia a Flynn.