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  • Martedì 29 settembre 2020

I vaccini sperimentali usati sulla popolazione in Cina

Migliaia di persone hanno già ricevuto una dose nonostante i test clinici per verificare sicurezza ed efficacia dei vaccini siano ancora in corso, con non pochi rischi

(AP Photo/Ng Han Guan)
(AP Photo/Ng Han Guan)

In Cina decine di migliaia di persone – forse centinaia di migliaia – hanno già ricevuto una dose dei vaccini sperimentali contro il coronavirus in fase di sviluppo nel paese, nonostante debbano ancora superare tutti i test per potere essere definiti efficaci e sicuri. Almeno tre diversi vaccini, realizzati da altrettante aziende farmaceutiche cinesi, sono stati somministrati a dipendenti pubblici e lavoratori in settori ritenuti essenziali dal governo. Secondo le informazioni raccolte dal New York Times, tra questi ci sono anche gli impiegati delle stesse aziende farmaceutiche impegnate nelle sperimentazioni.

Nelle ultime settimane, le autorità cinesi hanno inoltre elaborato piani per estendere ulteriormente la diffusione dei vaccini sperimentali tra la popolazione, citando la necessità di evitare i rischi di una nuova emergenza sanitaria. Un approccio di questo tipo è ritenuto rischioso dalla maggior parte degli esperti, considerato che a oggi non sono note tutte le reazioni avverse che potrebbero causare i nuovi vaccini. Nonostante questi rischi, la Cina è il paese ad avere somministrato su più grande scala dosi di vaccini sperimentali nella popolazione, al di fuori dei normali test per verificarne l’efficacia in condizioni controllate.

La settimana scorsa, le autorità sanitarie cinesi avevano detto di avere ricevuto “approvazione e sostegno” da parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) per l’impiego dei vaccini sperimentali sugli individui che rientrano nei programmi di emergenza. L’OMS non ha però potere per autorizzare o meno l’utilizzo dei vaccini, può fornire linee guida, ma la scelta finale dipende dai singoli governi.

I vaccini sperimentali somministrati in Cina sono stati sviluppati da alcune grandi aziende farmaceutiche cinesi, come Sinopharm, uno dei più grandi gruppi del paese e di proprietà dello stato. Un altro vaccino sperimentale è stato invece prodotto da Sinovac, azienda biofarmaceutica cinese specializzata nello sviluppo e nella produzione di vaccini.

Sinopharm sostiene che il suo vaccino sperimentale sia già stato somministrato a centinaia di migliaia di individui in Cina e all’estero, nell’ambito di collaborazioni internazionali con test clinici di fase 3 per verificarne l’efficacia. Sinovac ha confermato la somministrazione a circa 10mila persone nell’area di Pechino e ai propri 3mila dipendenti, comprese le loro famiglie.

(AP Photo/Ng Han Guan)

Prima di essere utilizzati sulla popolazione, i vaccini sperimentali vengono testati in laboratorio, sugli animali e infine tramite test clinici su un numero ristretto di volontari. La fase 1 e la fase 2 dei test su esseri umani servono a verificare prima di tutto la sicurezza del vaccino, mentre con la fase 3 aperta a un numero maggiore di partecipanti si valuta l’efficacia, a partire dalla capacità di indurre una risposta immunitaria. La fase 3 richiede solitamente mesi, a volte anni, per essere completata e anche per questo motivo alcuni governi nell’ultimo periodo hanno esercitato forti pressioni nei confronti delle aziende farmaceutiche per accelerare i tempi.

Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha per esempio sostenuto in più occasioni che un vaccino sarebbe stato pronto prima dell’inizio di novembre, invitando le aziende farmaceutiche a fare più in fretta. Preoccupati dal fatto che le pressioni da parte di Trump siano motivate da esigenze di campagna elettorale (le presidenziali si terranno il 3 novembre), esperti e membri della comunità scientifica hanno chiesto rassicurazioni alle aziende farmaceutiche statunitensi impegnate nello sviluppo dei vaccini, ottenendo un impegno da parte loro a effettuare la fase 3 nel modo più rigoroso possibile, e senza accorciare i tempi.

In Russia un vaccino sperimentale ha ottenuto l’approvazione da parte delle autorità di controllo ancora prima che fosse terminata la sua sperimentazione clinica. Il suo impiego tra la popolazione è stato comunque limitato, e secondo diversi esperti non paragonabile con la massiccia quantità di somministrazioni effettuate da qualche settimana in Cina.

La fase 3 dei vaccini sperimentali cinesi coinvolge all’incirca 100mila persone, la maggior parte delle quali non vive in Cina, ma in paesi dove la diffusione del coronavirus è molto più marcata. Per verificarne l’efficacia è infatti necessaria la somministrazione in aree dove il numero di contagi si mantiene alto, per avere più probabilità di rilevare infezioni tra i volontari che hanno ricevuto almeno una dose di vaccino.

(AP Photo/Ng Han Guan)

Nel frattempo, però, il governo cinese ha approvato l’impiego per motivi di emergenza dei vaccini sperimentali in alcune fasce della popolazione. I piani presentati lo scorso luglio comprendevano la somministrazione dei vaccini non ancora approvati al personale medico, a chi si occupa di effettuare prevenzione e tracciamento dei contatti, agli impiegati negli uffici doganali e a tutto il personale che assicura i servizi base nei contesti urbani. Le descrizioni, soprattutto dell’ultima categoria, sono piuttosto vaghe e secondo diversi osservatori hanno lasciato al governo e alle amministrazioni locali più libertà per somministrare grandi quantità dei vaccini.

È molto difficile, se non impossibile, avere dati precisi sulle vaccinazioni contro il coronavirus a livello locale, sotto la responsabilità delle singole amministrazioni. Funzionari e aziende farmaceutiche hanno chiarito al New York Times che la somministrazione del vaccino è comunque su base volontaria, e che in molti casi il costo della vaccinazione è a carico dei singoli. Una dose di un vaccino sperimentale può arrivare a costare l’equivalente di circa 130 euro, una cifra che per milioni di persone in Cina equivale allo stipendio di un mese.

Chi riceve la dose di un vaccino sperimentale durante la fase 3 viene informato sui potenziali rischi e soprattutto seguito dai ricercatori nel corso del tempo, in modo da verificare gli effetti della vaccinazione e ridurne le eventuali conseguenze. Non è chiaro se lo stesso sia avvenuto per le decine di migliaia di persone che finora hanno ricevuto il vaccino in Cina, al di fuori delle sperimentazioni ufficiali.