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  • Domenica 20 settembre 2020

Cosa è successo ieri al Tour de France

Nella cronometro decisiva il 21enne sloveno Tadej Pogacar si è sorprendentemente preso la maglia gialla, che da giorni era del connazionale Primoz Roglic

(AP Photo/Christophe Ena, Pool)
(AP Photo/Christophe Ena, Pool)

Sabato mattina, alla partenza della cronometro decisiva del Tour de France, la maglia gialla, simbolo del primato in classifica generale, era del trentenne sloveno Primoz Roglic. L’aveva conquistata nella nona tappa e mantenuta da lì in poi, difendendosi – e talvolta anche attaccando – in salita, grazie anche alla sua fortissima squadra, l’olandese Jumbo-Visma. Molto forte a cronometro, in classifica generale Roglic aveva un vantaggio di quasi un minuto sul secondo in classifica, il connazionale Tadej Pogacar, appena ventunenne. Anche Pogacar va forte a cronometro, ma nessuno immaginava che potesse recuperare lo svantaggio. Invece ci è riuscito.

La cronometro era lunga 36 chilometri, con una prima parte pianeggiante, una seconda in salita e l’arrivo sulla Planche des Belles Filles (il nome vuol dire “piana delle belle ragazze” e sembra derivi da una leggenda secondo la quale durante la Guerra dei trent’anni alcune ragazze dei vicini villaggi andarono a suicidarsi per non essere rapite dai mercenari). Nelle cronometro si parte in ordine inverso rispetto alla classifica generale: Pogacar è partito alle 17.12, Roglic due minuti dopo.

Mentre pedalavano in solitaria in pianura, all’arrivo sulla Planche des Belles Filles due forti compagni di Roglic, l’olandese Tom Dumoulin e il belga Wout van Aert, avevano fatto registrare i tempi migliori: un buon segno, voleva dire che la squadra aveva preparato bene la cronometro.

Man mano che Pogacar e Roglic procedevano, il rilevamento dei loro tempi diceva però che Pogacar andava più forte, tanto da recuperare alcuni dei secondi che in classifica generale lo separavano da Roglic. Si credeva però che il primo stesse provando il tutto-per-tutto e che la sua intensità sarebbe diminuita con il passare dei chilometri; e che Roglic, al contrario, fosse partito un po’ più cauto, gestendo le sue energie per poi chiudere in progressione.

Con l’arrivo della salita – in previsione della quale entrambi avevano cambiato le biciclette da cronometro con biciclette più adatte a quelle pendenze – Pogacar ha però continuato a guadagnare secondi su Roglic fino a recuperarli tutti e anzi guadagnandone altri. E più Roglic procedeva, più la sua posizione sulla bicicletta si faceva scomposta: una cosa che spesso è segno di fatica e di una pedalata poco efficace.

La pedalata di Pogacar, invece, non è mai venuta meno. Al traguardo ha registrato il miglior tempo, impiegando oltre un minuto in meno rispetto a Dumoulin. In quel momento Roglic, partito due minuti dopo, non era ancora arrivato al traguardo, ma già era chiaro che aveva sorprendentemente perso il Tour de France.

Il tempo di Roglic, alla fine, è stato di quasi due minuti superiore rispetto a quello di Pogacar. Solo nella salita, cioè nell’ultima parte di cronometro, ha perso più di un minuto.

Roglic è in genere noto per l’espressione imperscrutabile e un volto che difficilmente palesa fatica o emozioni: durante il Giro d’Italia di un anno fa era stato più volte descritto con toni tutt’altro che ammirati, addirittura come un robot. Ieri, invece, è arrivato al traguardo sudato, scomposto, con il casco un po’ storto e la bava alla bocca.

(Marco Bertorello/Pool via AP)

Dopo il suo arrivo Roglic è rimasto diversi secondi in silenzio, seduto a terra, consolato dai suoi compagni.

(Christophe Petit-Tesson/Pool via AP)

Poco distante, e dopo la conferma che i tempi rilevati fossero giusti, Pogacar ha festeggiato invece la sua vittoria, ricevendo anche i complimenti, e un abbraccio, da Roglic.

«Sono deluso, ma spero che il pubblico si sia divertito a guardare questo Tour», ha detto Roglic, che ha ammesso anche di non avere una chiara spiegazione del perché, durante la cronometro, si sia trovato «con sempre meno energie». Pogacar ha detto invece che salendo verso la Planche des Belles Filles non conosceva i secondi che stava recuperando da Roglic, perché per via del rumore dei tifosi non riusciva a sentire cosa la sua squadra gli diceva via radio nell’auricolare.

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Il Tour de France finirà oggi a Parigi con la tradizionale “passerella finale”, una tappa perlopiù pianeggiante in cui è praticamente impossibile che Roglic possa recuperare i secondi che ora lo separano da Pogacar. A meno di qualcosa di veramente sorprendente e imprevedibile, Pogacar è quindi vicinissimo alla vittoria del Tour, per la cui ufficialità bisogna però aspettare il termine della tappa previsto per le 19.

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Pogacar, che è al suo primo Tour de France, ha 21 anni, ne compirà 22 lunedì. In oltre un secolo di storia del Tour c’è stato solo un vincitore più giovane: il francese Henri Cornet, nel 1904. In questo Tour, Pogacar ha vinto anche tre tappe e oltre alla maglia gialla, questa sera a Parigi, è quasi certo di vestire anche la maglia bianca, che premia il miglior giovane, e la maglia a pois, che premia il miglior scalatore. L’ultimo, e l’unico, a vincere tre maglie in un Tour de France era stato il belga Eddy Merckx.

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