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  • Venerdì 11 settembre 2020

La situazione dei migranti sull’isola di Lesbo è sempre più difficile

Dopo l'incendio del campo sono costretti a dormire per terra: intanto 10 paesi europei hanno annunciato che accoglieranno 400 minori non accompagnati

(Socrates Baltagiannis/dpa/ANSA)
(Socrates Baltagiannis/dpa/ANSA)

A Moria, sull’isola di Lesbo, in Grecia, dopo che il più grande campo per migranti del paese mercoledì è stato distrutto da un incendio, migliaia di migranti sono rimasti senza una sistemazione e hanno dovuto dormire per strada e nei campi. Nella notte fra mercoledì e giovedì, in centinaia hanno dormito nel parcheggio di un supermercato sulla strada verso Mitilene. Il governo, già a poche ore dall’evacuazione del campo, aveva detto che ci sarebbero voluti giorni per trovare loro un alloggio, dato che il campo ospitava quasi 13mila persone, più di quattro volte la capienza massima prevista. Anche prima dell’incendio le condizioni a Moria erano assai precarie fra insediamenti fatiscenti, condizioni igieniche deficitarie e pochissime prospettive per i richiedenti asilo ospiti del campo.

Ora però la situazione si è ulteriormente aggravata perché oltre ad essere rimasti senza un’abitazione, i migranti devono affrontare l’ostilità di parte dei residenti dell’isola che temono che possano diffondere il coronavirus. Era stata infatti diffusa la notizia, anche se non ancora confermata ufficialmente, che l’incendio fosse stato appiccato dai migranti che protestavano contro la quarantena imposta dalle autorità dopo che la scorsa settimana un migrante era risultato positivo al coronavirus.

La polizia, già da mercoledì, aveva chiuso le strade che collegano il campo ai paesi vicini per impedire che i migranti, a migliaia senza più un alloggio, li raggiungessero. Giovedì il ​​portavoce del governo Stelios Petsas ha confermato che sarebbero stati i migranti ad appiccare l’incendio, ma non ha fornito prove. Il governo greco aveva dichiarato lo stato di emergenza per l’isola per quattro giorni a partire da mercoledì.

L’UNHCR, l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, in una nota ha confermato che l’agenzia è a conoscenza del fatto che esistano tensioni fra la popolazione locale e i migranti, ma ha invitato tutti a mantenere la calma e ha chiesto ai rifugiati di allontanarsi il meno possibile dal campo mentre verrà cercata una soluzione abitativa temporanea.

Durante l’incendio i migranti erano stati tutti evacuati, ma alcuni erano rimasti intossicati dal fumo. Dei 35 migranti che erano stati messi in quarantena perché risultati positivi al coronavirus dopo il primo contagiato, solo otto sono stati rintracciati dalle autorità e giovedì altri migranti sono risultati positivi. La possibilità che ci siano nuovi contagi, o che il virus si possa diffondere fra i migranti, viste le precarie condizioni sanitarie in cui sono costretti a vivere in questo momento, rende ancora più difficile il loro ricollocamento.

Per i migranti, vista la situazione, è ancora più complicato rispettare il distanziamento fisico e procurarsi acqua corrente o prodotti disinfettanti. Per affrontare la possibile diffusione del contagio il governo greco ha inviato sull’isola 19mila kit per effettuare i test. Petsas ha inoltre annunciato che un traghetto che potrebbe ospitare fino a 3.500 persone è attraccato al porto di Mitilene, ma per ora le strade che portano dal campo a Mitilene restano chiuse dalla polizia. Sull’isola sono state allestite centinaia di tende da campo che però non bastano per le migliaia di migranti.

Dopo l’appello di mercoledì del ministro degli Esteri tedesco Heiko Maas, il ministro dell’Interno tedesco Horst Seehofer ha annunciato che 10 paesi europei hanno accettato di accogliere 400 minori non accompagnati che si trovano senza alloggio a causa dell’incendio del campo. Germania e Francia ne ospiteranno complessivamente tra 100 e 150. I Paesi Bassi si sono già impegnati ad accettarne 50 e la Finlandia a 11. Gli altri paesi che dovrebbero accogliere i minori sono Svizzera, Belgio, Croazia, Slovenia, Lussemburgo e Portogallo. I 400 minori sono stati già trasportati in aereo nella Grecia continentale. La commissaria europea per gli affari interni Ylva Johansson ha dichiarato mercoledì che l’Unione Europea ha accettato di finanziare il trasferimento dei minori sulla terraferma e la loro sistemazione.

Per il ministro che si occupa dei migranti, Notis Mitarakis, comunque, al di là della situazione contingente estrema dell’incendio al campo, a lungo termine la soluzione del problema dei migranti che arrivano a Lesbo resta quella della costruzione di un centro di detenzione, che è stata già programmata. Il progetto è però osteggiato, per ragioni opposte, sia dai residenti che dalle associazioni umanitarie. Il governo greco guidato da Kyriakos  Mitsotakis, a novembre del 2019 aveva annunciato la sua intenzione di sostituire i campi profughi per migranti presenti in diverse isole greche con centri di detenzione chiusi: uno di questi campi era quello di Moria.