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  • Venerdì 26 giugno 2020

Come se la sta cavando Alexandria Ocasio-Cortez

La più famosa deputata statunitense di sinistra ha vinto con grande distacco le primarie per la rielezione, e da qualche mese sta provando a smussare i suoi tratti più divisivi

(AP Photo/Andrew Harnik)
(AP Photo/Andrew Harnik)

Due giorni fa Alexandria Ocasio-Cortez, una delle più note e talentuose politiche americane di sinistra, resa celebre due anni fa da una sorprendente vittoria elettorale a New York, ha affrontato le sue prime elezioni primarie da quando è stata eletta alla Camera dei Rappresentanti (negli Stati Uniti il mandato dei deputati dura due anni). Ocasio-Cortez ha sfidato una dozzina di avversari, fra cui una nota ex giornalista televisiva ben finanziata, Michelle Caruso-Cabrera, e ha finito per ottenere il 72,6 per cento dei voti, staccando di oltre 50 punti Caruso-Cabrera. Data la composizione demografica e l’inclinazione politica del suo distretto, uno dei più di sinistra del paese, Ocasio-Cortez è praticamente certa di essere rieletta a novembre.

Diversi giornali americani hanno legato la sua vittoria a quella di altri candidati dell’ala sinistra del partito, alimentando la discussione sul progressivo spostamento del partito verso sinistra e più in generale sulla polarizzazione del dibattito politico americano. Ma le modalità con cui Ocasio-Cortez ha gestito la sua campagna elettorale – e alcune sue scelte nei mesi appena precedenti – mostrano anche la ricerca di un difficile equilibro fra l’approccio da attivista di sinistra con cui è diventata famosa e una certa “normalizzazione” della sua figura, che alcuni ritengono necessaria per poter diventare un peso massimo della politica americana.

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Ocasio-Cortez ha 30 anni, è del Bronx, ha origini portoricane e si definisce socialista: appartiene cioè all’ala più radicale del Partito Democratico, con posizioni molto di sinistra per gli standard statunitensi e molto simili a quelle del senatore Bernie Sanders. Tre anni fa, prima di entrare in politica, lavorava come barista a New York, e aveva alle spalle una storia familiare complessa.

Oltre che per la sua vittoria elettorale, divenne in breve tempo famosissima per le sue eccezionali capacità retoriche, un uso sapiente dei social network – soprattutto Instagram, su cui ha quasi 5 milioni di follower – e una vitalità inconsueta per la politica americana, specialmente per i deputati.

Fin dai primi giorni del suo mandato, nel gennaio 2019, Ocasio-Cortez continuò a comportarsi più come un’attivista che come una deputata. Nel suo primo vero giorno di lavoro si unì a una protesta sotto l’ufficio della speaker Democratica Nancy Pelosi, con cui litigò più volte nei mesi successivi, attirandosi le critiche della influente ala maggioritaria del partito, più moderata (ma anche quella piuttosto trascinata a sinistra negli ultimi dieci anni).

Ancora qualche mese fa, scriveva il New York Times, «molti colleghi di Ocasio-Cortez si lamentavano del fatto che i suoi sforzi sui social per diventare una celebrità e accrescere la sua figura la portavano a prendere di mira i suoi compagni di partito, descrivendoli come tutori dello status quo».

Ma oltre alle decine di video virali di cui è stata protagonista, Ocasio-Cortez si è fatta notare anche per la prolificità nel suo lavoro: nei due anni da deputata, fra le altre cose, ha presentato un’ambiziosa legge per promuovere lo sviluppo sostenibile, il Green New Deal; ha contribuito in buona parte a impedire la costruzione di enormi uffici di Amazon a New York; ha avanzato proposte sulla copertura sanitaria universale (il cosiddetto “Medicare for All”), tasse più alte sulle aziende, e partecipato attivamente alle audizioni del processo di impeachment contro Trump.

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Eppure, dal punto di vista concreto, Ocasio-Cortez non ha ottenuto granché: «Il Medicare for All è stato discusso in un paio di audizioni, mentre la Camera ha approvato proposte che migliorano la legge esistente; il Green New Deal è stato presentato con grande enfasi ma poi ha perso energia; e Ocasio-Cortez non ha raggiunto alcuna vittoria dal punto di vista legislativo, cosa che invece hanno fatto altre matricole Democratiche», ha scritto in un articolo nella sezione Opinioni la giornalista del New York Times Jennifer Steinhauer.

Anche i dati sul suo consenso nazionale non sono eccellenti. Nel maggio del 2019 un sondaggio mostrava che Ocasio-Cortez era riconosciuta dal 74 per cento degli elettori interpellati – una percentuale molto alta in un paese in cui il disinteresse per la politica è tra i più alti in Occidente – ma soltanto il 22 per cento degli intervistati aveva detto di avere un’opinione positiva sul suo conto. A marzo Vox aveva notato che un sondaggio che mostrava dati simili era dovuto soprattutto all’ostilità provata dai Repubblicani nei suoi confronti (il 74 per cento dei quali aveva un’opinione negativa sul suo conto).

In parte non dipende da lei: per il suo essere donna, giovane e non bianca, Ocasio-Cortez si è attirata da subito grandi ostilità da parte della destra, tanto da diventare una specie di ossessione per gli attivisti vicini a Trump e per la tv Fox Newsche per la maggior parte del tempo promuove contenuti ultra-conservatori e razzisti. Uno studio indipendente ha scoperto che in un mese e mezzo a inizio 2019, Ocasio-Cortez è stata citata dai canali Fox News e Fox Business 3.181 volte, e accusata fra le altre cose di essere «ignorante», «una bambina», di promuovere «valori latino-americani» e di appartenere alla sinistra «totalitaria».

Ocasio-Cortez rimane una figura divisiva anche per i Democratici. Nello stesso sondaggio citato da Vox, soltanto il 47 per cento degli elettori del partito – meno della metà – riferì di avere un’opinione positiva sul suo conto. D’altra parte la corrente del partito a cui appartiene si è dimostrata molto competitiva in alcuni contesti locali ben precisi, ma alle primarie nazionali è stata sconfitta duramente da Joe Biden, soprattutto grazie ai voti degli afroamericani, che lo hanno preferito nettamente a Bernie Sanders.

Negli ultimi mesi sembra che Ocasio-Cortez stia cercando un difficile equilibro fra mantenere l’approccio che l’ha resa famosa e avvicinarsi alla fazione più mainstream dell’elettorato e del partito. «Credo di avere oggi maggiore consapevolezza su quello che è necessario per fare questo mestiere e sopravvivere in una cultura intrinsecamente ostile alle persone fatte come me», ha detto qualche mese fa Ocasio-Cortez al New York Times.

Alcuni mesi fa Ocasio-Cortez aveva licenziato il suo ex capo di gabinetto Saikat Chakrabarti dopo un piccolo scandalo – Chakrabarti aveva accusato di razzismo alcuni politici Democratici – sostituendolo con Ariel Eckblad, un’ex collaboratrice della senatrice Kamala Harris che il New York Times descrive come «bravissima a districarsi al Congresso, e considerata da molti come un rimpiazzo più equilibrato». Ocasio-Cortez aveva anche rimosso dal suo ufficio alla Camera il suo ex responsabile alla comunicazione, spostandolo al suo comitato elettorale. Gli attacchi contro Nancy Pelosi e la leadership Democratica sono progressivamente diminuiti. Poco prima delle primarie di quest’anno, Ocasio-Cortez è stata appoggiata in maniera piuttosto entusiasta dal comitato editoriale del New York Times, che non è particolarmente di sinistra.

Anche l’efficienza del suo comitato elettorale ricorda quella dei politici di primo piano: durante la campagna ha raccolto più di 10 milioni di dollari – una cifra enorme per le primarie – e persino lanciato un PAC, cioè un comitato politico indipendente, che ha finanziato con altri milioni di dollari diverse altre candidature in giro per gli Stati Uniti.

Da qualche mese Ocasio-Cortez ha anche cercato di rafforzare i rapporti con i membri del partito che coordinano i lavori nelle commissioni di cui fa parte, ha incoraggiato esplicitamente i suoi follower a donare soldi ad alcuni Democratici moderati, e accettato di coordinare un comitato che si occupa di politiche ambientaliste che lavorerà col candidato Democratico alle presidenziali Joe Biden (che fino ad aprile non aveva mai incontrato, che fa parte della fazione che in passato ha spesso osteggiato e del quale aveva detto mesi fa che in altre nazioni non avrebbe fatto parte del suo stesso partito).

Ocasio-Cortez non ha completamente abbandonato le proprie abitudini: durante la pandemia da coronavirus si è spesso fatta vedere nel suo distretto, il Bronx, dove ha messo in piedi una rete di volontari che hanno distribuito migliaia di mascherine e pasti caldi. Alcuni dei suoi collaboratori continuano ad attaccare i deputati e gli attivisti più moderati del partito, critiche a cui talvolta si unisce anche Ocasio-Cortez: una linea che fin qui è stata ottima per consolidare la sua posizione nel suo collegio, uno dei più multietnici e di sinistra degli Stati Uniti, ma meno nel resto del paese. Resta ancora da capire se nei prossimi mesi, quando si intensificherà la campagna elettorale per le presidenziali, riuscirà a ritagliarsi un ruolo di primo piano fra i Democratici.