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  • Mercoledì 13 maggio 2020

Le notizie di mercoledì sul coronavirus in Italia

I casi rilevati in totale sono 888 in più di ieri e i morti sono 195. I ricoverati in terapia intensiva scendono a 893

Un militare, indossando indumenti protettivi, disinfetta la Basilica Don Bosco a Roma, in Italia, il 13 maggio 2020 ANSA/GIUSEPPE LAMI
Un militare, indossando indumenti protettivi, disinfetta la Basilica Don Bosco a Roma, in Italia, il 13 maggio 2020 ANSA/GIUSEPPE LAMI

I contagi totali da coronavirus registrati ufficialmente dall’inizio dell’epidemia in Italia, secondo i dati diffusi oggi dalla Protezione Civile, sono 222.104: ci sono 888 casi registrati in più di ieri. I morti totali invece sono 31.106, un incremento di 195 rispetto a ieri. I nuovi pazienti “guariti o dimessi” sono 3.502, per un totale di 112.541 e oggi superano il 50% dei casi totali. Le persone attualmente ricoverate in terapia intensiva sono 839, 59 in meno di ieri. Si registrano 2.809 attualmente positivi in meno, per un totale di 78.457. I tamponi totali processati a oggi sono 2.735.628, 61.973 più di ieri. I

In Lombardia, la regione più colpita, i casi registrati nelle ultime 24 ore sono 394, e i morti 69. Le persone al momento in terapia intensiva sono 307, 15 in meno rispetto a ieri. I “guariti o dimessi” sono 38.081, 948 in più di ieri.  Nella provincia di Milano i casi totali di contagio sono 21.731 (più 105 rispetto a ieri), con un incremento di 63 unità nella città capoluogo.

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Leggendo i dati comunicati ogni giorno dalla Protezione Civile bisogna usare alcune cautele: in primo luogo per la distinzione tra il numero delle persone attualmente positive e quello complessivo dei contagiati, che può creare un po’ di confusione; e in secondo luogo perché sappiamo ormai che i contagiati e i morti sono molti di più di quelli rilevati dai dati. Inoltre c’è un problema su cosa intenda la Protezione Civile quando parla di “guariti”: si è scoperto infatti che questo dato comprende anche le persone dimesse dagli ospedali, ma che potrebbero essere ancora malate, mentre non comprende tutti quelli che sono guariti dopo essere stati malati, ma che non avendo fatto il tampone non sono mai entrati nei numeri ufficiali dei malati.

Le altre notizie di oggi

Il ministro dello Sport Vincenzo Spadafora nell’informativa al Senato di oggi che ha detto che proporrà nel prossimo Consiglio dei ministri «la riapertura entro il 25 maggio di palestre e altri centri sportivi: abbiamo inviato le linee guida, se avremo la risposta dal comitato tecnico-scientifico è prevedibile anticipare rispetto a quella data, ma la data massima è quella del 25 maggio». A proposito del campionato di calcio di Serie A, il ministro ha chiarito che se «riprenderà come tutti auspichiamo sarà grazie al fatto che ci saremmo arrivati mettendo tutto e tutti in sicurezza e non con la fretta irresponsabile o strumentale di chicchessia. Del resto la forte richiesta di ripresa del campionato era del tutto in netto contrasto con una situazione emergenziale».

Sempre oggi la Lega Serie A ha deciso che, se il governo darà il via libera alla ripresa del campionato, si ricominci a giocare dal 13 giugno. Hanno votato a favore della data 16 club, mentre quattro hanno votato per l’altra ipotesi, che era quella di una ripresa il 20 giugno.

Intanto continua la polemica sul prezzo calmierato delle mascherine a 50 centesimi di euro fra il commissario straordinario Domenico Arcuri (che ha stabilito il prezzo con un’ordinanza firmata il 26 aprile) e i distributori che riforniscono le farmacie. Martedì Arcuri ha parlato della questione durante una lunga conferenza stampa, mentre i distributori si sono affidati soprattutto a comunicati stampa e interviste.

Durante la trasmissione Agorà sui Rai Tre, Marco Cossolo, presidente nazionale di Federfarma, ha detto che «era giusto imporre il prezzo calmierato alle mascherine, ma era giusto imporlo prima e non a mercato in corso. Perché è chiaro che, a mercato in corso, il meccanismo non funziona».

Un’altra polemica di giornata è stata quella fra l’assessore al Welfare della regione Lombardia Giulio Gallera e il sindaco di Milano Beppe Sala. In un video pubblicato sui suoi account sui social network Sala ha chiesto alla regione maggiori spiegazioni riguardo i test sierologici, rivolgendosi poi direttamente a Gallera: «Ha detto che c’è un’apertura affinché i privati facciano i test, dicendo però che se li pagano loro, 63 euro a test e che se ne prendono la responsabilità. Ora è un po’ bizzarro che pochi giorni fa lo stesso assessore diceva “invito tutti a non farli, li ritengo inutili”. Se però li fanno i privati possono essere utili, chissà…».

Gallera ha risposto a Sala in un video su Facebook  dicendo che «la nostra posizione sui test sierologici recepisce le indicazioni della scienza, degli organismi europei, dell’Istituto superiore di sanità e del ministero ed è prevista in maniera precisa e puntuale in diverse circolari del ministero della Salute, del 9 maggio 2020. Mi spiace che una persona in prima linea non approfondisca gli atti fondamentali emanati dal ministero della Salute».

Dopo quelle relative a spiagge e ristoranti, oggi l’Inail ha diffuso le linee guida in vista delle riaperture di parrucchieri ed estetisti. Il documento dell’Inail, sottoscritto anche dall’Istituto Superiore di sanità, prevede che queste attività possano aprire anche domenica e lunedì, con postazioni separate di almeno due metri e aree d’attesa per i clienti all’esterno del negozio.

Saranno inoltre obbligatorie le prenotazioni (fase in cui vanno «predeterminati i tipi di trattamento richiesti») mentre è prevista l’eliminazione di «riviste e ogni altro oggetto che possa essere di utilizzo promiscuo nel locale». Dovrà inoltre essere misurata la
temperatura corporea ai clienti, consegnata loro una «borsa/sacchetto individuale monouso per raccogliere gli effetti personali», e dovranno essere privilegiati i pagamenti con bancomat e sistemi contactless. Si tratta, secondo l’Inail, di regole di carattere generale che interessano un settore considerato a rischio «medio-alto» e che coinvolge circa 140mila imprese e 260mila addetti.

Per quanto riguarda la scuola, la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina, intervenendo in audizione alla Camera ha detto che le condizioni sanitarie, ad oggi, «non consentono di terminare l’anno scolastico in presenza, a scuola» e che per tale ragione il governo «ha deciso il rientro a scuola da settembre prossimo». La ministra ha inoltre ricordato che gli esami di maturità inizieranno «il 17 giugno, con lo svolgimento di colloqui, della durata massima di circa un’ora, in presenza, senza che comunque sia messa a repentaglio la sicurezza per tutte le persone coinvolte».

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Perché i casi aumentano ancora?
Una conseguenza della scarsa precisione dei dati raccolti fin qui è che anche ora che la situazione sembra complessivamente migliorare (il calo dei ricoveri in terapia intensiva ne è un segnale) il numero dei nuovi casi sembra ancora molto alto.

Una possibile risposta è che l’aumento del numero dei casi confermati sia legato all’aumento del numero di tamponi effettuati: più test si fanno, più casi si trovano. Questo dimostrerebbe anche che nelle prime settimane dall’inizio dell’epidemia il basso numero di test non aveva permesso di identificare tutti i casi, che sono stati (e sono ancora oggi) più di quanti dicano i numeri ufficiali.

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