Le cose false sul coronavirus che girano su WhatsApp

Circolano alcune catene piene di informazioni e raccomandazioni false e assurde, come bere bevande calde per uccidere il virus

In giorni in cui si ripete spesso l’importanza di informarsi dalle fonti ufficiali e dalle testate giornalistiche e scientifiche più serie, sulla diffusione del coronavirus (SARS-CoV-2), ci sono alcuni messaggi che circolano molto su WhatsApp e che contengono informazioni e raccomandazioni imprecise, oppure totalmente false. Parlano per esempio di bevande calde per uccidere il virus, o di sintomi inesistenti, e di decorsi della malattia assolutamente inventati. Abbiamo raccolto due dei messaggi che sono circolati di più, smentendo punto per punto le tante cose false che contengono. Se vi sono arrivati, nei giorni scorsi, potete girare questo articolo su WhatsApp a chi ve li ha mandati (se state leggendo da smartphone, toccate qui per farlo direttamente).

Il “ricercatore di Shenzhen”
Una delle catene che sono circolate su WhatsApp è stata pubblicata originariamente sul sito di ALT, una onlus che si occupa di prevenzione della trombosi, e nella versione originale attribuiva il testo a Lidia Rota Vender, una ematologa che presiede l’associazione. Riporta i consigli di un fantomatico «giovane ricercatore che da Shenzhen» si è trasferito a Wuhan, la città cinese da cui è partito il contagio, e contiene informazioni e raccomandazioni totalmente false sul coronavirus e la sua prevenzione.

Il testo è già stato smentito tra gli altri dal sito bufale.net, e in tanti hanno segnalato i grossolani errori sulla pagina Facebook di ALT, che però ha dato risposte generiche e non ha rimosso il documento (che ora compare senza il nome di Rota Vender). È stato peraltro ripreso pedissequamente anche online, tra gli altri dal sito del Tempo. Il Post ha provato a contattare ALT e Rota Vender, ma non ha ancora ricevuto risposta.

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• L’infezione da corona virus non provoca raffreddore con naso sgocciolante o tosse catarrosa, ma tosse secca e asciutta: questa è la cosa più semplice da sapere.

Anche se è vero che uno dei sintomi principali della COVID-19 – la malattia provocata dal coronavirus – è la tosse secca, non è l’unico. Per come è posta la descrizione della malattia nella catena, sembra che avere un raffreddore escluda la possibilità del contagio: invece anche se non è un sintomo principale, può comparire se si è contratto il virus, insieme alla febbre e a diversi altri sintomi tipici delle malattie respiratorie (fatica a respirare, senso di oppressione al petto).

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Il virus non resiste al calore e muore se esposto a temperature di 26-27 gradi : quindi consumate spesso durante il giorno bevande calde come the, tisane e brodo, o semplicemente acqua calda: i liquidi caldi neutralizzano il virus e non è difficile berli. Evitate di bere acqua ghiacciata o di mangiare cubetti di ghiaccio o la neve per chi si trova in montagna ( bambini)! Per chi può farlo, esponetevi al sole!

Questa raccomandazione è invece totalmente falsa: il coronavirus resiste a temperature ben superiori a quelle di 26-27 °C – la temperatura umana d’altronde è di 36-37 °C – e bere bevande calde non serve assolutamente a neutralizzarlo, così come non comporta nessun tipo di rischio bere acqua ghiacciata. La stessa cosa vale per l’esposizione al sole, che non comporta una protezione dal contagio.

Il corona virus è piuttosto grande (diametro circa 400-500 nanometri), quindi ogni tipo di mascherina può fermarlo: non servono, nella vita normale, mascherine speciali. 

Non è vero che il coronavirus ha quelle dimensioni (è più piccolo, tra i 120 e i 160 nanometri) ma soprattutto non è vero che «ogni tipo di mascherina può fermarlo»: è vero anzi il contrario: nessun tipo di mascherina ha filtri così sofisticati da impedire del tutto il passaggio di un virus. Anche le mascherine attualmente usate dal personale sanitario garantiscono una protezione soltanto parziale, per quanto se usate nel modo corretto e da chi ne ha davvero bisogno (i malati e medici e infermieri, appunto) siano utili. L’Organizzazione Mondiale della Sanità comunque ha più volte spiegato le condizioni in cui indossare una mascherina, raccomandandola soprattutto alle persone malate e a chi vi entra in stretto contatto come gli operatori sanitari.

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• Se una persona infetta starnutisce davanti a voi, tre metri di distanza faranno cadere il virus a terra e gli impediranno di atterrare su di voi.

È più complicato di così: le particelle espulse con uno starnuto viaggiano a velocità elevatissime, intorno ai 150 km/h o di più, e possono rimanere in aria a lungo. Non esiste nessuna regola specifica dei tre metri.

• Quando il virus si trova su superfici metalliche, sopravvive per circa 12 ore. Quindi, quando toccate superfici metalliche come maniglie, porte, elettrodomestici, sostegni sui tram, ecc., lavatevi bene le mani e disinfettatele con cura. Il virus può vivere annidato nei vestiti e sui tessuti per circa 6/12 ore: i normali detersivi lo possono uccidere. Per gli abiti che non possono essere lavati ogni giorno, se potete esponeteli al sole e il virus morirà.

Tra le tante cose che ancora non sappiamo del coronavirus c’è quanto a lungo resista sulle superfici. I coronavirus che conosciamo possono rimanere attivi al di fuori di un organismo anche per diversi giorni, ma ci sono tanti fattori ambientali che possono allungare o accorciare questo intervallo, come l’umidità e la temperatura. Non è poi ancora chiara quanto si riduca nel tempo la contagiosità del virus, su una superficie. Lavarsi bene le mani, disinfettare le superfici e lavare i vestiti rimangono comunque consigli validi.

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1. Il virus si installa prima di tutto nella gola, provocando infiammazione e sensazione di gola secca: questo sintomo può durare per 3 / 4 giorni.
2. il virus viaggia attraverso l’umidità presente nelle vie aeree, scende nella trachea e si installa nel polmone, causando polmonite. Questo passaggio richiede circa 5/6 giorni.
3. La polmonite si manifesta con febbre alta e difficoltà di respiro, non si accompagna al classico raffreddore. Ma potreste avere la sensazione di annegare. In questo caso rivolgetevi immediatamente al medico.

Questa descrizione cronologica degli spostamenti del virus nel corpo umano non ha niente di scientifico: non conosciamo ancora abbastanza del coronavirus, ma una cosa che sappiamo è che i sintomi e i giorni in cui compaiono possono variare moltissimo da individuo a individuo. Se volete una guida su come riconoscere i sintomi, leggete questa.

La trasmissione del virus avviene per lo più per contatto diretto, toccando tessuti o materiali sui quali il virus è presente: lavarsi le mani frequentemente è fondamentale.

Lavarsi le mani frequentemente è fondamentale, ma la trasmissione del coronavirus per quanto ne sappiamo avviene perlopiù tramite via orale, dopo starnuti o colpi di tosse di persone contagiate. È vero comunque che si può essere infettati anche toccando superfici su cui è presente il virus, e portandosi poi le mani al viso.

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Il virus sopravvive sulle vostre mani solo per circa dieci minuti, ma in dieci minuti molte cose possono accadere: strofinarvi gli occhi o grattarvi il naso per esempio, e permettere al virus di entrare nella vostra gola.

Come abbiamo visto, non sappiamo quanto il virus possa rimanere sulle superfici: ma la storia dei dieci minuti è inventata.

• Potete fare gargarismi con una soluzione disinfettante che elimina o minimizza la quota di virus che potrebbe entrare nella vostra gola: così facendo lo eliminate prima che scenda nella trachea e poi nei polmoni.

I gargarismi non servono a niente contro il coronavirus, che si annida nelle mucose dell’apparato respiratorio e da lì viene diffuso nell’organismo con la deglutizione, ed espulso con tosse e starnuti. Perché avvenga il contagio non deve “scendere nella trachea e nei polmoni”.

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I medici di Taiwan, o giapponesi
Un altro messaggio circolato su WhatsApp contiene delle fantomatiche indicazioni di «esperti di Taiwan», che a un certo punto diventano «medici giapponesi».

Il nuovo coronavirus NCP potrebbe non mostrare segni di infezione per molti giorni, prima dei quali non si può sapere se una persona è infetta. Ma nel momento in cui si manifesta la febbre e / o la tosse e si va in ospedale, i polmoni sono di solito già in fibrosi al 50% ed è troppo tardi!

La fibrosi polmonare è una malattia cronica e irreversibile che provoca una perdita di elasticità del tessuto polmonare, che viene sostituito da tessuto fibriotico. Provoca difficoltà respiratorie e può avere complicazioni molto gravi, ma non c’entra niente con il coronavirus.

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Gli esperti di Taiwan suggeriscono di fare un semplice verifica che possiamo fare da soli ogni mattina:Fai un respiro profondo e trattieni il respiro per più di 10 secondi. Se lo completi con successo senza tossire, senza disagio, senso di oppressione, ecc., ciò dimostra che non vi è fibrosi nei polmoni, indicando sostanzialmente nessuna infezione.In tempi così critici, fai questo controllo ogni mattina in un ambiente con aria pulita!

Questo test non ha niente di scientifico: l’infezione da coronavirus provoca difficoltà respiratorie che nei casi più gravi possono richiedere l’intubazione, ma di per sé riuscire a trattenere il respiro per più di 10 secondi non vuol dire non essere stati contagiati. Come è stato ampiamente spiegato, si può aver contratto il coronavirus anche senza avere sintomi, o avendone di molti lievi. Al contrario, avere difficoltà a fare l’esercizio descritto può avere moltissime cause diverse dal coronavirus.

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Questi sono seri ed eccellenti consigli da parte di medici giapponesi che trattano casi COVID-19. Tutti dovrebbero assicurarsi che la propria bocca e la propria gola siano umide, mai ASCIUTTE. Bevi qualche sorso d’acqua almeno ogni 15 minuti. PERCHÉ? Anche se il virus ti entra in bocca … l’acqua o altri liquidi lo spazzeranno via attraverso l’esofago e nello stomaco. Una volta nella pancia … L’acido gastrico dello stomaco ucciderà tutto il virus. Se non bevi abbastanza acqua più regolarmente … il virus può entrare nelle tue trombe e nei polmoni. 

È una descrizione totalmente antiscientifica di come funziona il contagio. Quando il coronavirus “entra in bocca”, infatti, qualche sorso d’acqua – ma anche tanti sorsi d’acqua – non bastano a “spazzarlo via”: per rendersene conto basta pensare a quanto sia necessario strofinarsi le mani per rimuovere eventuali virus e batteri, secondo le indicazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Vale insomma quanto detto in precedenza sui gargarismi. Inoltre non ci sono prove che il coronavirus venga “ucciso” dagli acidi dello stomaco.

Bere spesso è comunque importante per idratarsi e, specialmente quando si ha un raffreddore o la febbre, per recuperare i liquidi persi per esempio con la maggiore sudorazione.