Il coronavirus provincia per provincia

Gli ultimi dati ufficiali sul numero di persone positive al test, sui tamponi realizzati e sui ricoverati in terapia intensiva

Ospedale di Cremona (Claudio Furlan - LaPresse)
Ospedale di Cremona (Claudio Furlan - LaPresse)

Secondo gli ultimi dati diffusi dalla Protezione Civile giovedì 5 marzo, in Italia le persone risultate positive al test per il coronavirus (SARS-CoV-2) sono finora 3.858, comprese quelle “guarite” (414) e quelle morte (148). Rispetto al giorno precedente, i positivi sono stati 769 in più, la crescita più significativa in un solo giorno in Italia dall’inizio dell’epidemia. Le regioni più interessate continuano a essere Lombardia (2.251 casi positivi), Emilia-Romagna (698) e Veneto (407), ma sono molto significativi anche i dati provincia per provincia diffusi dalla Protezione Civile.

La provincia in cui finora ci sono stati più casi positivi al coronavirus – che non significa necessariamente la provincia con il numero reale più alto di contagiati – è quella di Lodi (658), dove si trova uno dei due focolai del virus, cioè la “zona rossa” che include tra gli altri il comune di Codogno. Seguono le province di Bergamo (537), Cremona (406), Piacenza (378), Milano (197), Padova (175), Brescia (155), Pavia (151) e Parma (150).

Per quanto riguarda le altre regioni, nelle Marche la provincia dove finora c’è stato il numero più alto di persone risultate positive al test per il coronavirus è quella di Pesaro, con 100 casi su 124 totali registrati nella regione. In Piemonte la provincia più colpita è Asti, con 43 positivi su 108 totali nella regione, seguita da Alessandria con 22 casi e Torino con 19. La regione del Sud con più positivi è finora la Campania: 45, di cui 17 in provincia di Napoli.

Un altro dato significativo da tenere d’occhio, elaborato dal Sole 24 Ore e disponibile però solo a livello regionale, è quello del numero di persone ricoverate con sintomi e quelle tenute in terapia intensiva, reparto che in molti ospedali del Nord sta particolarmente soffrendo per l’alto numero di pazienti con insufficienze respiratorie, uno dei sintomi più gravi della COVID-19, la malattia causata dal coronavirus. Negli ultimi giorni il numero di ricoverati in terapia intensiva in tutto il territorio nazionale è aumentato progressivamente, passando da 35 il 25 febbraio a 351 il 5 marzo.

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In Lombardia, delle 1.777 persone che oggi risultano positive al coronavirus, 1.169 sono ricoverate in ospedale con sintomi non gravi, 244 sono in terapia intensiva (quindi hanno insufficienze respiratorie serie), e 364 sono in isolamento a casa propria.

La Lombardia è la regione italiana con il maggior numero di persone ricoverate in terapia intensiva a causa del coronavirus. Seguono l’Emilia Romagna, con 32 pazienti, e il Veneto, con 24. Anche per questa ragione il ministero della Salute ha chiesto agli ospedali lombardi di aumentare i posti letto del 50 per cento nei reparti di terapia intensiva, e del 100 per cento nelle unità operative di pneumologia e malattie infettive (PDF), anch’esse importanti per trattare i pazienti con la COVID-19.

L’ultimo dato rilevante da considerare – anche questo disponibile solo su scala regionale – è quello dei tamponi. Finora il numero di tamponi realizzati in tutta Italia è stato di 32.362, di cui 12.354 in Lombardia, 11.949 in Veneto e 2.884 in Emilia-Romagna.

C’è un motivo per cui in Veneto si sono fatti molti più tamponi che in Emilia-Romagna, nonostante i casi risultati positivi per il coronavirus siano oggi di più in Emilia-Romagna che in Veneto: in Italia nei primi giorni dell’epidemia, quando il Veneto era la regione più interessata insieme alla Lombardia, i tamponi venivano fatti “a tappeto”, anche a persone senza sintomi. Poi le regole sono cambiate, soprattutto per razionalizzare il consumo dei tamponi ed evitare il sovraccarico dei laboratori che svolgono i test.

Oggi alle persone senza sintomi che sono entrate in contatto con persone risultate poi positive non viene fatto il tampone: viene chiesto di fare un periodo di isolamento a casa propria, limitando il più possibile il contatto con terzi; il test viene successivamente eseguito se emergono sintomi rilevanti che facciano sospettare una COVID-19.