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  • Domenica 2 febbraio 2020

C’è una prima persona morta per il coronavirus fuori dalla Cina

Nelle Filippine: era un uomo cinese che abitava a Wuhan, la città da cui si è diffusa la malattia

(Tomohiro Ohsumi/Getty Images)
(Tomohiro Ohsumi/Getty Images)

Un uomo cinese di 44 anni morto sabato nelle Filippine è la prima persona deceduta per il nuovo coronavirus (2019-nCoV) fuori dalla Cina. Era un abitante di Wuhan, la città nella provincia cinese di Hubei da cui si è diffusa la malattia. Le autorità sanitarie filippine, che hanno dato la notizia, hanno spiegato che l’uomo era arrivato nel paese il 21 gennaio insieme a una donna di 38 anni che si trova sotto osservazione. Nelle Filippine sono sotto osservazione 23 persone che hanno mostrato possibili sintomi legati al contagio; il paese intanto non farà più entrare persone straniere provenienti da Cina, Hong Kong e Macao. Rabindra Abeyasinghe, rappresentante dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) nel paese, ha detto: «Dobbiamo ricordarci che questo non è un caso di contagio avvenuto nelle Filippine: questo paziente proveniva dall’epicentro dell’epidemia».

Le persone morte a causa del coronavirus in Cina sono 304, stando ai dati diffusi sabato dalle autorità sanitarie cinesi; sono stati registrati 2.590 nuovi casi di contagio, per un totale di 14.380 persone. Secondo uno studio scientifico pubblicato sempre ieri dall’Università di Hong Kong, il virus potrebbe aver infettato circa 75.815 persone a Wuhan, una città con 11 milioni di abitanti.

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Nel frattempo il virus, che l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha dichiarato emergenza sanitaria globale, ha infettato almeno 100 persone in almeno 23 paesi. Sabato Gran Bretagna, Russia e Svezia hanno dichiarato i primi casi di contagio. Lo stato con il maggior numero di contagi fuori dalla Cina è il Giappone, con 20 persone, seguito dalla Thailandia con 19 e da Singapore con 18: qui trovate l’elenco aggiornato con tutti i casi di contagio paese per paese.

In Italia i casi confermati sono due: si tratta di due turisti cinesi, marito e moglie, provenienti da Wuhan, avrebbero 67 e 66 anni e attualmente sono ricoverati in isolamento all’Istituto Nazionale Malattie Infettive Spallanzani di Roma. Casi di contagio in Thailandia, Taiwan, Germania, Vietnam, Giappone, Francia e Stati Uniti riguardano persone che non sono state in Cina negli ultimi mesi.

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Intanto sempre più paesi hanno imposto diverse restrizioni agli spostamenti da e verso l’entroterra cinese. L’ultimo è la Nuova Zelanda: dalla Cina ammetterà solo i propri cittadini che dopo l’arrivo dovranno però restare in quarantena per almeno due settimane. Tra i paesi ad aver preso misure di diverso tipo per chi arriva dalla Cina ci sono Stati Uniti, Australia, Giappone, Corea del Sud, Vietnam, Israele, Russia, Nepal, Oman, Arabia Saudita e Papua Nuova Guinea. A Hong Kong, dove ci sono casi di contagio confermati, circa 9mila medici hanno minacciato di scioperare lunedì se non verranno chiuse tutte le frontiere con l’entroterra cinese entro le 21 di domenica sera. Da venerdì l’Italia ha sospeso tutti i voli da e per la Cina.

Molti paesi intanto stanno organizzando voli per rimpatriare i loro cittadini e la Cina si trova sempre più isolata dopo che decine di compagnie aeree straniere hanno cancellato i voli da e verso il paese. Nuove città sono state messe in quarantena e hanno deciso di applicare rigide restrizioni sugli spostamenti delle persone. Huanggang, la seconda città più colpita della Cina, ha vietato agli abitanti di uscire di casa: può farlo soltanto una persona a famiglia per andare a comprare il cibo e le cose necessarie. Una misura simile è stata annunciata anche a Wenzhou, una città nella vicina provincia di Zhejiang.

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Sabato la Cina ha chiesto aiuto all’Unione Europea per ottenere medicinali e da lunedì sarà infine operativo l’ospedale di Huoshenshan, una delle due strutture costruite apposta per ospitare i pazienti affetti da coronavirus. La Banca centrale cinese ha detto inoltre che metterà in circolazione circa 156 miliardi di euro per contrastare le perdite economiche causate dal diffondersi del virus.

Intanto il ministro dell’Agricoltura cinese ha detto che nella provincia meridionale di Hunan è in corso un’epidemia di influenza aviaria H5N1 e ha ordinato l’uccisione di 17.800 polli. È iniziata in un allevamento della città di Shaoyang dove ne vivevano 7.850, di cui la metà è morta per il morbo. La H5N1 non si trasmette facilmente da animali a umani ma l’OMS ha invitato a fare attenzione perché il virus potrebbe mutare in una forma facilmente trasmissibile.