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  • Martedì 9 luglio 2019

La scomparsa di Alba Dorata

Il partito greco di estrema destra non ha ottenuto nemmeno un seggio alle ultime elezioni (ma è stata rimpiazzata da qualcuno non così diverso)

(AP Photo/Kostas Tsironis)
(AP Photo/Kostas Tsironis)

«Alba Dorata non è finita, dovrebbero capirlo. Continueremo la nostra lotta per il nazionalismo, torneremo dove siamo cresciuti, nelle strade, nelle piazze». Lo ha detto nella tarda serata di domenica 7 luglio, dopo i risultati delle elezioni politiche, il leader del partito greco neonazista Alba Dorata, Nikolaos Michaloliakos. Il partito non è riuscito a superare la soglia di sbarramento, mentre alle ultime quattro votazioni aveva sempre ottenuto percentuali intorno al 7 per cento. Alle scorse elezioni europee Alba Dorata aveva ottenuto uno scarso 4,8 per cento e due seggi, in netto calo rispetto alle precedenti votazioni (9,3 per cento).

Alba Dorata è un partito politico greco di estrema destra – dalle idee neonaziste e xenofobe – che esiste dal novembre del 1993. Un tempo marginale e con pochi sostenitori, negli anni della crisi economica ottenne maggiori consensi grazie a diverse iniziative populiste e alla propaganda contro l’immigrazione, anche tra elettori che non erano necessariamente di estrema destra. Alle elezioni del 2012 riuscì a entrare nel Parlamento ottenendo 18 seggi sui 300 disponibili, e alle elezioni legislative del gennaio 2015 ottenne il 6,28 per cento dei voti, diventando il terzo del paese.

Tra le ragioni che hanno causato la recente perdita di consensi di Alba Dorata c’è il fatto che Nuova Democrazia, che ha vinto le elezioni ottenendo la maggioranza, ha insistito molto su alcuni temi cari all’estrema destra: ha promesso di difendere la sovranità nazionale, di rafforzare la polizia e di ottenere aiuto dall’Europa per pattugliare i confini del paese; e si è opposto con forza allo storico accordo stretto dal governo di Tsipras col paese un tempo conosciuto come Repubblica Jugoslava di Macedonia, in seguito al quale era stata risolta una disputa diplomatica e culturale che andava avanti da decenni. Due terzi dell’elettorato erano ostili all’accordo, soprattutto nella destra e nell’estrema destra.

Bisogna considerare poi che da tre anni è in corso un grande processo contro il gruppo dirigente di Alba Dorata, che dovrebbe presto arrivare a sentenza. Le accuse sono molto pesanti: alcuni presunti omicidi, il ferimento di diverse persone con armi di vario tipo, ripetuti attacchi contro immigrati, omosessuali e attivisti di sinistra. Soprattutto, l’accusa vuole dimostrare che Alba Dorata non sia un partito ma un’«associazione criminale», sostenendo che decine di membri del partito abbiano usato Alba Dorata come strumento politico per portare avanti le loro attività illecite. Durante il dibattimento è stato dimostrato che tutte le attività di Alba Dorata, comprese quelle accusate di illegalità, non erano il risultato di una scelta individuale ma facevano riferimento a una precisa catena decisionale gerarchica.

Dimitris Mavros, a capo dell’istituto di sondaggi MRB, cercando di spiegare gli scarsi risultati di Alba Dorata di domenica scorsa ha detto al New York Times che «l’elemento della rabbia tra gli elettori greci non è più così presente». Con l’uscita del paese dal piano di salvataggio deciso con i creditori internazionali in cambio di una serie di misure di austerità – avvenuta nell’agosto del 2018 – e con il ritorno a una modesta crescita economica, l’umore nazionale è migliorato e il richiamo dei partiti più radicali si è attenuato.

Nonostante questo e nonostante la sconfitta di Alba Dorata, un altro partito di estrema destra e nazionalista è entrato al Parlamento di Atene: Soluzione Greca, che è anche il nome della trasmissione televisiva del suo fondatore, Kyriakos Velopoulos, un televenditore che qualche anno fa proponeva le «lettere autografe di Gesù Cristo», certificate e autentificate da «numerosi alti prelati ortodossi», che un tempo militava nel partito di estrema destra Laos (Coalizione Popolare Ortodossa) organizzando parate ultranazionaliste e che è sostenuto da alcuni piccoli gruppi di fanatici religiosi. Tra le altre cose, Velopoulos ha promesso di costruire un muro per tenere lontani i migranti e di appoggiare un referendum che renderebbe possibile la pena di morte per spacciatori e pedofili. Il suo «stile», dice il New York Times, è più «manageriale» rispetto a quello di Alba Dorata. Alle scorse elezioni europee Velopoulos aveva ottenuto circa 240 mila voti e un seggio a Strasburgo.