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  • Mercoledì 3 luglio 2019

L’Italia l’ha scampata di nuovo

La Commissione Europea non raccomanderà la procedura per deficit eccessivo: la manovra correttiva approvata lunedì dal governo ha ottenuto il suo scopo

(Nicolas Landemard/Le Pictorium Agency via ZUMA Press)
(Nicolas Landemard/Le Pictorium Agency via ZUMA Press)

La Commissione Europea ha deciso di non raccomandare la procedura per deficit eccessivo nei confronti dell’Italia. Lo ha annunciato la stessa Commissione Europea, accogliendo di fatto la manovra correttiva approvata lunedì dal governo. Per evitare la famosa procedura il governo italiano ha fatto sapere che impiegherà 7,6 miliardi di euro tra risparmi, tagli e maggiori entrate. La Commissione ha detto di aver ricevuto rassicurazioni dal governo anche per quanto riguarda i conti del 2020. È stata la seconda volta in pochi mesi che la Commissione europea ha minacciato di aprire una procedura d’infrazione contro l’Italia.

La Commissione rimproverava all’Italia l’eccessivo aumento del debito pubblico – che nell’ultimo anno dovrebbe aumentare di 1,5 punti percentuali, passando dal 132,2 per cento del PIL al 133,7 – e del deficit annuale (cioè i soldi che abbiamo speso in più rispetto a quelli incassati) che secondo i dati a disposizione della Commissione prima del negoziato delle ultime settimane sarebbe arrivato al 2,5 per cento del PIL nel 2019 e al 3,5 nel 2020, ben oltre il 3 per cento preso come riferimento dai vincoli europei che l’Italia ha sottoscritto insieme agli altri paesi dell’Unione.

Tra il denaro utilizzato per ridurre il deficit e rispettare i parametri comuni europei governo italiano ha conteggiato i soldi non ancora utilizzati per reddito di cittadinanza e quota 100, che si è impegnato a tenere da parte senza spenderli per altri scopi (Di Maio aveva promesso che sarebbero stati usati per ridurre le imposte alle famiglie). In tutto il governo punta ad avere meno spese di quelle inizialmente previste per un totale di 7,6 miliardi di euro, riportando così il deficit previsto dal 2,4 per cento del PIL, livello al quale era scivolato a causa del rallentamento dell’economia tra la fine del 2018 e l’inizio del 2019, al 2,04 stabilito nella manovra di bilancio.