Il governo ha fatto una “manovra correttiva”

Nonostante Salvini e Di Maio lo avessero escluso: i soldi stanziati per reddito di cittadinanza e quota 100 e non ancora spesi saranno congelati per evitare la procedura d'infrazione

(ANSA/RICCARDO ANTIMIANI)
(ANSA/RICCARDO ANTIMIANI)

Lunedì, nel corso di una riunione del Consiglio dei ministri in cui non erano presenti né Luigi Di Maio né Matteo Salvini – Salvini se ne è andato quando si è accorto che Di Maio non c’era, scrivono i giornali – il governo ha approvato una serie di misure economiche per andare incontro alle richieste di correzione dei conti fatte dalla Commissione Europea alla luce del deficit eccessivo dell’Italia. Per evitare la famosa procedura di infrazione saranno impiegati 7,6 miliardi di euro tra risparmi, tagli e maggiori entrate. Dopo che per lungo tempo sia Salvini che Di Maio avevano promesso che nessuna manovra economica aggiuntiva sarebbe stata fatta per accontentare l’Europa, il governo ha approvato quella che il Sole 24 Ore ha definito «nei fatti una manovra correttiva vera e propria».

Tra il denaro utilizzato per ridurre il deficit e accontentare l’Europa ci sono anche i soldi non ancora utilizzati per reddito di cittadinanza e quota 100, che il governo si è impegnato a tenere da parte senza spenderli per altri scopi (Di Maio aveva promesso che sarebbero stati usati per ridurre le imposte alle famiglie). In tutto il governo punta ad avere meno spese di quelle inizialmente previste per un totale di 7,6 miliardi di euro, riportando così il deficit previsto dal 2,4 per cento del PIL, livello al quale era scivolato a causa del rallentamento dell’economia tra la fine del 2018 e l’inizio del 2019, a circa il 2-2,1 stabilito nella manovra di bilancio.

La manovra approvata ieri consiste di due parti. La prima è costituita dal disegno di legge di assestamento del bilancio, una legge che viene in genere approvata ogni anno entro la fine di giugno e che serve a dar conto di tutte le variazioni di spesa che si sono verificate rispetto alla legge di bilancio nella prima parte dell’anno: maggiori o minori entrate fiscali, dividendi prodotti dalle aziende pubbliche e così via. L’assestamento quest’anno ha prodotto una maggiore disponibilità per il governo per 6,1 miliardi di euro, frutto di 3,5 miliardi di euro di maggiori entrate e di 2,7 miliardi di euro di maggiori utili o dividendi.

La seconda parte è costituita dal decreto legge con cui il governo ha bloccato la destinazione dei circa 1,5 miliardi di euro che sono stati risparmiati dalle due misure simbolo del governo: reddito di cittadinanza e quota 100. Il governo stimava che alla prima misura avrebbero fatto ricorso circa 1,8 milioni di famiglie e che 330mila persone avrebbe utilizzato la seconda. In realtà solo 670 mila famiglie hanno richiesto il reddito di cittadinanza, e 150mila persone hanno sfruttato quota 100.

Nel testo del decreto viene spiegato che i risparmi che derivano da questo minor ricorso alle due misure «costituiscono economia di bilancio e sono destinati al miglioramento dei saldi di finanza pubblica». Significa che se qualcuno deciderà di ricorrere al reddito di cittadinanza o quota 100 potrà ancora farlo, ma gli eventuali risparmi nel caso non lo facesse non potranno essere usati se non per la riduzione di debito e deficit. Con questo decreto, aggiuntivo rispetto al consueto assestamento di bilancio, il governo ha messo in piedi una manovra correttiva rispetto alla sua precedente legge di bilancio.

Numerosi esponenti di governo avevano assicurato che la manovra non sarebbe stata necessaria e che le richieste della commissione sarebbero state respinte. Ancora una settimana fa Salvini assicurava che non solo non si sarebbe fatta nessuna manvora correttiva, ma che in questi giorni sarebbe stato approvato un nuovo aumento di spesa necessario a introdurre un taglio delle tasse (quella che il ministro dell’Interno chiama impropriamente “flat tax”). Di Maio assicurava che non si sarebbe fatta alcuna manovra correttiva: «Spiegheremo all’Europa le nostre ragioni».

In realtà quasi tutti gli esperti e gli osservatori giudicavano queste dichiarazioni delle altisonanti prese di posizione a beneficio dell’opinione pubblica che non avrebbero avuto conseguenze concrete. Fin da quando la Commissione aveva inviato al governo una lettera in cui lo avvertiva della possibile apertura di una procedura di infrazione, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte aveva iniziato a trattare ed è apparso subito abbastanza chiaro che il governo avrebbe fatto tutto ciò che era necessario per evitare una procedura di infrazione.

Al Consiglio dei ministri di ieri pomeriggio, nel quale sono state approvate queste norme, il vicepresidente Di Maio non era presente: sostiene che aveva comunicato per tempo la sua assenza. Quando si è accorto dell’assenza di Di Maio, anche Salvini ha deciso di abbandonare il Consiglio, senza partecipare al voto. Secondo giornali e agenzie di stampa, Salvini avrebbe criticato Di Maio e la sua assenza, lasciando intendere che il Movimento 5 Stelle stesse cercando di far cadere soltanto su di lui la responsabilità di votare la manovra correttiva. Successivamente però Salvini ha smentito qualsiasi polemica.

La Commissione Europea dovrebbe decidere nei prossimi giorni, forse già questa settimana, se le correzioni italiane saranno sufficienti a evitare la procedura di infrazione. A spingere per accettarle ci sono delle considerazioni politiche: la Commissione è in scadenza e colpire l’Italia significa potenzialmente dare nuovo vigore alla retorica anti-europea, oltre che complicare il negoziato per le nuove nomine. D’altro canto, le misure approvate dal governo potrebbero essere considerate insufficienti per evitare aumenti di debito nel 2020, e quindi al governo potrebbe essere richiesto un nuovo sforzo.