Dopo 15 giorni trascorsi al largo di Lampedusa per via del blocco imposto dal governo italiano, Carola Rackete, capitana della nave Sea Watch 3 con a bordo 42 migranti, ha deciso ieri di entrare nelle acque territoriali italiane. Nella notte tra martedì e mercoledì ha oltrepassato il confine marittimo e adesso si trova poco fuori dal porto di Lampedusa, pronta ad attraccare e subire le conseguenze della sua decisione: il sequestro della nave e una multa che potrebbe arrivare fino a 50 mila euro.
Rackete – che ha 31 anni ed è ufficiale di navigazione da quando ne aveva 23 – conosceva bene i rischi della sua decisione. Negli ultimi anni ha avuto sei esperienze diverse come ufficiale su altrettante imbarcazioni, due di queste al Polo Nord; ha fatto la guida turistica nel parco naturale dei vulcani in Kamchatka, nella Federazione Russa, e aiutato a curare uccelli e piccoli mammiferi per un’associazione francese. Dal 2016 è imbarcata sulla Sea Watch 3, dove ha guidato gommoni di soccorso e svolto l’incarico di coordinatore di missione prima di diventare capitana della nave: il primo incarico da comandante di una carriera cominciata molto presto (oggi però ricorda sempre che a bordo della Sea Watch ci sono anche altri membri dell’equipaggio, tra cui dieci donne).
Sul suo profilo Linkedin elenca le sue passioni: «Conservazione della natura. Azione umanitaria. E un po’ di scienza polare». Laureata in Scienze nautiche, Rackete ha ottenuto un master in conservazione dell’ambiente all’università britannica di Edge Hill (la sua tesi era sugli albatross). Parla cinque lingue, oltre tedesco e inglese anche francese, spagnolo e russo. A parte Linkedin, Rackete non usa social network. Negli ultimi giorni ha postato messaggi e aggiornamenti sulla situazione tramite l’account twitter della sua ONG.
? Aggiornamento dalla nave: la Guardia di Finanza è ancora a bordo e si attendono istruzioni.#SeaWacht3 pic.twitter.com/DzTexpGS1v
— Sea-Watch Italy (@SeaWatchItaly) June 26, 2019
Poco dopo aver deciso di forzare il confine italiano, Rackete è stata intervistata da Fabio Tonacci di Repubblica, che al telefono le ha chiesto come mai avesse deciso di venire nel Mediterraneo a salvare naufraghi. «La mia vita è stata facile», ha risposto. «Ho potuto frequentare tre università, sono bianca, tedesca, nata in un paese ricco e con il passaporto giusto. Quando me ne sono resa conto ho sentito un obbligo morale: aiutare chi non aveva le mie stesse opportunità».