Chi è la capitana della Sea Watch 3

Si chiama Carola Rackete, è tedesca, ha 31 anni e il diploma da ufficiale nautico da quando ne aveva 23

(SeaWatch)
(SeaWatch)

Dopo 15 giorni trascorsi al largo di Lampedusa per via del blocco imposto dal governo italiano, Carola Rackete, capitana della nave Sea Watch 3 con a bordo 42 migranti, ha deciso ieri di entrare nelle acque territoriali italiane. Nella notte tra martedì e mercoledì ha oltrepassato il confine marittimo e adesso si trova poco fuori dal porto di Lampedusa, pronta ad attraccare e subire le conseguenze della sua decisione: il sequestro della nave e una multa che potrebbe arrivare fino a 50 mila euro.

Rackete – che ha 31 anni ed è ufficiale di navigazione da quando ne aveva 23 – conosceva bene i rischi della sua decisione. Negli ultimi anni ha avuto sei esperienze diverse come ufficiale su altrettante imbarcazioni, due di queste al Polo Nord; ha fatto la guida turistica nel parco naturale dei vulcani in Kamchatka, nella Federazione Russa, e aiutato a curare uccelli e piccoli mammiferi per un’associazione francese. Dal 2016 è imbarcata sulla Sea Watch 3, dove ha guidato gommoni di soccorso e svolto l’incarico di coordinatore di missione prima di diventare capitana della nave: il primo incarico da comandante di una carriera cominciata molto presto (oggi però ricorda sempre che a bordo della Sea Watch ci sono anche altri membri dell’equipaggio, tra cui dieci donne).

Sul suo profilo Linkedin elenca le sue passioni: «Conservazione della natura. Azione umanitaria. E un po’ di scienza polare». Laureata in Scienze nautiche, Rackete ha ottenuto un master in conservazione dell’ambiente all’università britannica di Edge Hill (la sua tesi era sugli albatross). Parla cinque lingue, oltre tedesco e inglese anche francese, spagnolo e russo. A parte Linkedin, Rackete non usa social network. Negli ultimi giorni ha postato messaggi e aggiornamenti sulla situazione tramite l’account twitter della sua ONG.

Poco dopo aver deciso di forzare il confine italiano, Rackete è stata intervistata da Fabio Tonacci di Repubblica, che al telefono le ha chiesto come mai avesse deciso di venire nel Mediterraneo a salvare naufraghi. «La mia vita è stata facile», ha risposto. «Ho potuto frequentare tre università, sono bianca, tedesca, nata in un paese ricco e con il passaporto giusto. Quando me ne sono resa conto ho sentito un obbligo morale: aiutare chi non aveva le mie stesse opportunità».