La vergogna per l’aereo, in Svezia

Il traffico negli aeroporti sta diminuendo, con un numero crescente di viaggiatori che dice di preferire il treno all'aereo per motivi ambientali

(EPA/Johan Nilsson via ANSA)
(EPA/Johan Nilsson via ANSA)

Greta Thunberg, la studentessa svedese di 16 anni che ha ideato i “Venerdì per il futuro” – in cui gli studenti manifestano per chiedere ai governi più attenzioni sull’ambiente – sarà a Roma il prossimo 18 aprile, nell’ambito di una visita che l’ha portata prima a Strasburgo, al Parlamento europeo. Come aveva già fatto in passato, Thunberg sta viaggiando in treno e non in aereo, mezzo di trasporto più veloce, ma molto più inquinante. Negli ultimi tempi, il suo esempio è stato seguito da molti altri viaggiatori, soprattutto in Svezia dove è aumentata sensibilmente la consapevolezza sull’inquinamento che producono gli aeroplani.

Si stima che circa il 3 per cento della popolazione mondiale prenda almeno un aeroplano nel corso di un anno e che – tra tutte le persone che popolano il mondo – meno del 20 per cento abbia mai viaggiato in aereo. In termini assoluti, il numero di persone che viaggia in aereo è quindi contenuto, ma concorre sensibilmente alla produzione dei gas serra che causano il riscaldamento globale.

Questi gas, a cominciare dall’anidride carbonica (CO2), impediscono alla Terra di disperdere oltre l’atmosfera parte del calore accumulato dal Sole, con un conseguente aumento della temperatura media globale. Le stime sull’impatto dell’aviazione civile oscillano abbastanza, a seconda dei parametri e dei gas serra che si tengono in considerazione. Nel complesso, gli aerei producono tra il 2 e il 5 per cento dei principali gas responsabili del riscaldamento globale.

Aereo vs treno
Per farsi un’idea, un po’ a spanne, un aereo di linea Boeing 747 può contenere fino a 200mila litri di cherosene, l’equivalente di 4mila pieni di altrettante automobili di dimensioni medio-piccole. Il consumo maggiore di cherosene avviene nella fase di decollo, quando l’aeroplano deve staccarsi dal suolo ad alta velocità e poi prendere quota. Questo implica che un volo di breve durata richieda più cherosene per chilometri percorsi rispetto a uno di lunga durata, perché l’aereo deve pur sempre decollare. Un volo di 250 chilometri comporta un consumo di 75 grammi di cherosene per chilometro per passeggero, contro i 33 grammi per passeggero nel caso di un volo di mille chilometri.

Secondo l’Istituto per la ricerca ambientale ed energetica della Germania (IFEU), ci sono altri effetti da tenere in considerazione quando un aeroplano vola in quota, di solito al di sopra dei 9mila metri. Bruciando cherosene, i suoi motori rilasciano vari gas come ossidi di azoto, zolfo e altri composti. Questi prodotti, indicati solitamente come “forzante radiativo”, implicano altri cambiamenti nell’atmosfera, che secondo i ricercatori possono fare aumentare alcuni effetti del riscaldamento globale.

Altri mezzi di trasporto sulle medio-lunghe distanze come i treni sono molto meno inquinanti. Naturalmente molto dipende dai tipi di treni e dal modo in cui viene prodotta l’energia per farli muovere, per esempio se vengono impiegati sistemi tradizionali (gas, carbone e altri idrocarburi) o energie rinnovabili (solare ed eolico, per esempio). A prescindere dal modo in cui viene prodotta l’energia, il confronto tra treno e aereo porta sempre alla vittoria del primo, in termini di minore impatto ambientale. Un viaggio da Zurigo a Milano, per esempio, comporta l’emissione di 104 chilogrammi di CO2 per passeggero in aereo, contro 3 chilogrammi nel caso del treno. Anche su una tratta più lunga, come da Londra a Marsiglia (poco meno di 1.000 km), un aereo produce per passeggero 311 chilogrammi di CO2, contro i 36 del treno.

Il caso della Svezia
Per molto tempo gli effetti dei viaggi aerei sul clima non sono stati presi molto in considerazione dall’opinione pubblica, da un lato per una mancanza di consapevolezza, dall’altro proprio perché è solo una minoranza di persone a volare, per lavoro o per turismo. Il crescente interesse intorno a Greta Thunberg e alle sue iniziative, di protesta e non solo, ha portato negli ultimi mesi a cogliere il problema, soprattutto in Svezia, dove si parla da più tempo del nuovo attivismo studentesco sull’ambiente.

Swedavia AB, l’azienda che gestisce 10 aeroporti in Svezia compresi quelli più grandi di Stoccolma e Göteborg, ha registrato negli ultimi sette mesi una costante riduzione del traffico rispetto agli stessi mesi dell’anno precedente. Nel 2018 la Svezia ha inoltre avuto la crescita più bassa nel numero di passeggeri dell’ultimo decennio. In compenso, sono aumentate sensibilmente le persone che prendono il treno, con 32 milioni di passeggeri e un aumento che secondo le ferrovie statali svedesi è proprio dipeso da una maggiore sensibilità sul tema ambientale.

La percezione negativa di volare sta portando le compagnie aeree a rivedere le loro strategie commerciali, per dimostrare di avere piani concreti per ridurre il loro impatto ambientale. Scandinavian Airlines (SAS), per esempio, ha avviato un programma di sostituzione dei suoi aeroplani più datati, con modelli più recenti e con motori più efficienti. La compagnia aerea, che è di proprietà dei governi svedese e danese, ha anche annunciato di voler impiegare carburanti meno inquinanti (biofuel) e di voler ridurre il peso degli aerei che ha già nella sua flotta, per esempio sostituendo i sedili con strutture più leggere e riorganizzando la prenotazione dei pasti a bordo, in modo da doverne portare meno in volo.

Negli ultimi anni, SAS aveva comunque già lavorato nella direzione di rinnovare la propria flotta, eliminando per esempio i suoi vecchi McDonnell MD-80, che consumano molto, e piazzando diversi ordini per i nuovi A320neo di Airbus, che consentono di coprire tratte di corto-medio raggio consumando meno carburante. Altre compagnie aeree stanno seguendo la stessa strategia, naturalmente non solo per il bene del pianeta. Aeroplani più efficienti consentono di ridurre il costo per il carburante, a oggi la principale spesa per le compagnie aeree, che cercano in tutti i modi di ottimizzare la resa dei loro aeroplani e delle rotte che coprono.

Secondo un’analisi condotta dal WWF, il 23 per cento degli svedesi ha rinunciato a viaggiare in aereo nell’ultimo anno per ridurre il proprio impatto sull’ambiente. Almeno il 18 per cento ha scelto di viaggiare in treno, invece che in aereo, per raggiungere la propria destinazione.

La maggiore sensibilità sta portando a quella che in Svezia viene definita “flygskam”, letteralmente “vergogna per volare”. E negli ultimi mesi sono emersi altri termini come “tagskryt”, “vantarsi di andare in treno”, e “smygflyga”, “volare in segreto”.

La stessa Swedavia, l’azienda che gestisce i principali aeroporti svedesi, ha avviato campagne di comunicazione per rassicurare i viaggiatori sulle iniziative adottate per ridurre l’impatto ambientale dei suoi servizi. La società sta lavorando per utilizzare mezzi meno inquinanti e si è impegnata a raggiungere il 100 per cento di energia impiegata da fonti rinnovabili nei suoi aeroporti entro la fine del 2020.

I responsabili dell’azienda hanno spiegato a Bloomberg che sicuramente il dibattito sul clima ha influito sulla riduzione nel numero di passeggeri nei suoi scali, al quale si sono comunque aggiunti altri fattori economici, a partire dalla debolezza della valuta svedese.

Futuro a basso consumo
L’industria del volo aereo continua a essere una delle principali fonti di emissioni nocive per l’ambiente, ma al tempo stesso è anche stata un formidabile motore di crescita e di sviluppo per l’economia mondiale a partire dalla seconda metà del Novecento. Anche grazie alle compagnie low cost, consente a un numero crescente di persone di spostarsi rapidamente all’interno dei continenti o da un continente all’altro, riducendo le distanze e offrendo nuove opportunità economiche. Un futuro senza aeroplani sarebbe inconcepibile, ma questo non implica che si debba continuare a inquinare come oggi per ogni passeggero trasportato.

I produttori di aeroplani realizzano modelli di aerei sempre più efficienti e a basso consumo, che contribuiranno nei prossimi decenni a ridurre sensibilmente le emissioni. Il futuro del volo con aeroplani completamente elettrici sembra essere ancora piuttosto remoto, sia per motivi economici sia per difficoltà tecniche. Reti più diffuse per i treni ad alta velocità potrebbero contribuire a ridurre il problema soprattutto per le distanze al di sotto dei 500 chilometri, dove possono essere molto competitivi rispetto agli aerei anche in termini di prezzo dei biglietti.