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  • Mercoledì 6 marzo 2019

Circola pessimismo intorno al prossimo voto su Brexit

Il leader dei conservatori in Parlamento dice che i numeri non tornano, e che molto probabilmente si arriverà a un rinvio di Brexit

Il chief whip del Partito Conservatore, Julian Smith. (Jack Taylor/Getty Images)
Il chief whip del Partito Conservatore, Julian Smith. (Jack Taylor/Getty Images)

Il nuovo voto del Parlamento britannico su Brexit è previsto per il 12 marzo, ma sembra di nuovo che la prima ministra Theresa May non abbia i numeri per far passare il suo accordo. Almeno questo è quello che ipotizza il chief whip del suo partito, la figura di collegamento tra il gruppo parlamentare conservatore e il governo britannico, Julian Smith.

Diverse persone a conoscenza della situazione hanno detto a Bloomberg che ieri Smith in una riunione del governo ha detto che le possibilità di vittoria nel voto della settimana prossima sono poche. Smith sostiene anche che in un eventuale voto successivo, l’opzione del “no deal” – cioè l’uscita dall’Unione Europea senza accordo, che secondo molti analisti sarà catastrofica per l’economia del Regno Unito – verrà eliminata e che molto probabilmente il parlamento costringerà il governo a chiedere un’estensione del periodo di applicazione dell’articolo 50, cioè un rinvio di Brexit. Smith ha anche ipotizzato che il Parlamento presenterà una serie di emendamenti che porteranno a una Brexit più morbida, in cui ad esempio il Regno Unito continuerà a far parte dell’unione doganale europea.

Al momento May non ha la maggioranza in Parlamento per far passare il suo accordo, già respinto a larga maggioranza a metà gennaio. Buona parte dei Conservatori continua a opporsi in maniera molto netta: o perché si oppongono al cosiddetto “backstop”, oppure perché ritengono che il “no deal” sia un male minore.

Mercoledì May annuncerà in Parlamento un pacchetto di misure pensate per salvaguardare i diritti dei lavoratori, uno degli ultimi (e piuttosto velleitari) tentativi di guadagnarsi l’appoggio dell’ala Laburista favorevole a Brexit, prima di tornare a Bruxelles per l’ultima sessione di negoziati.