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  • Sabato 26 gennaio 2019

Cosa pensa l’Europa della crisi in Venezuela

Spagna, Francia, Germania e Regno Unito riconosceranno Juan Guaidó come presidente legittimo se entro 8 giorni non verranno convocate nuove elezioni; l'Italia tace

Juan Guaidó (LUIS ROBAYO/AFP/Getty Images)
Juan Guaidó (LUIS ROBAYO/AFP/Getty Images)

I governi di Spagna, Francia, Germania e Regno Unito hanno detto che riconosceranno il leader dell’opposizione Juan Guaidó come presidente legittimo del Venezuela se entro otto giorni il regime venezuelano di Nicolás Maduro non convocherà nuove elezioni. Per il momento quella espressa dai quattro governi non è la posizione ufficiale dell’Unione Europea, che per il momento ha diffuso un comunicato piuttosto vago riguardo alla autoproclamazione di Guaidó come nuovo presidente del paese, avvenuta mercoledì in occasione delle grandi proteste di piazza contro il regime di Maduro. Guaidó è già stato riconosciuto presidente legittimo del Venezuela dal presidente statunitense Donald Trump.

Il governo spagnolo del Socialista Pedro Sánchez è stato il primo a esprimersi sulla questione venezuelana (che in Spagna è da sempre un tema molto discusso). Sánchez ha specificato che le dichiarazioni di sabato non sono da interpretarsi come un riconoscimento di fatto di Guaidó, almeno non per ora. L’ultimo ad esprimersi è stato invece il governo del Regno Unito. Il ministro degli Esteri britannico, Jeremy Hunt, ha detto che le ultime elezioni in Venezuela, quelle tenute nel maggio 2018, non si possono considerare valide, perché il governo ha impedito la partecipazione dei candidati dell’opposizione e perché si sono registrate numerose irregolarità e voti falsi. «Nicolás Maduro non è il leader legittimo del Venezuela», ha detto Hunt.

Sabato pomeriggio, dopo diverse discussioni, è stata diffusa anche la posizione ufficiale dell’Unione Europea tramite una dichiarazione di Federica Mogherini, l’Alto rappresentante dell’UE per gli affari esteri, ovvero la persona che sta a capo della diplomazia europea. Mogherini ha condannato la repressione del regime contro i manifestanti che hanno partecipato alle proteste degli ultimi giorni e ha ribadito che l’Unione Europea continuerà ad appoggiare l’Assemblea Nazionale, il Parlamento venezuelano democraticamente eletto nel 2015, controllato dalle opposizioni e il cui presidente è da poco più di due settimane Juan Guaidó. La UE, inoltre, ha chiesto la convocazione di nuove elezioni presidenziali libere e trasparenti, ma non ha stabilito un limite temporale e non ha parlato di eventuale riconoscimento di Guaidó come presidente legittimo. Secondo fonti europee citate dal País, la difficoltà dell’UE ad adottare una posizione più favorevole alle opposizioni venezuelane sarebbe dovuta soprattutto all’opposizione di alcuni paesi tra cui Grecia e Austria.

Il governo italiano non ha ancora preso una posizione ufficiale sulla crisi venezuelana. Il sottosegretario agli Esteri Manlio Di Stefano (M5S) ha scritto su Facebook che il «principio di non ingerenza è sacro», criticando un post del presidente francese Emmanuel Macron che parlava di «restaurare la democrazia in Venezuela». In generale in passato il M5S si era espresso in maniera molto poco critica verso il regime di Maduro, se confrontata con le posizioni di altri partiti.

In un’intervista ad Affari Italiani, il ministro dell’Interno Matteo Salvini (Lega) ha invece detto di stare «con il popolo venezuelano» e ha aggiunto che il regime di Maduro è «fondato sulla violenza, sulla paura e sulla fame. E quindi quanto prima cade, senza altrettanta violenza, meglio è». Alla domanda se l’Italia dovrebbe riconoscere Guaidó come presidente legittimo del Venezuela, Salvini ha risposto: «Il ministro degli Esteri sa cosa deve fare, detto questo si è perso troppo tempo. E Maduro non è persona in grado di guidare neanche un condominio».

Diversi analisti hanno sottolineato come la convocazione di nuove elezioni non sia comunque una garanzia di restaurazione del processo democratico, smantellato negli ultimi anni pezzo a pezzo dal regime di Maduro. Il governo venezuelano, per esempio, controlla la Commissione elettorale, l’organo che stabilisce le regole e supervisiona le elezioni, e i mezzi di comunicazione nazionali. Se non verranno introdotte garanzie democratiche di qualche tipo, sarà difficile che eventuali elezioni in Venezuela si svolgeranno secondo criteri minimi di libertà e democrazia.