Fatto?

Un piccolo fact-checking sul foglietto con cui Luigi Di Maio ha annunciato cosa è stato "fatto" con la legge di bilancio

Oggi pomeriggio il vicepresidente del Consiglio Luigi Di Maio ha pubblicato sui social network la fotografia di un foglio di carta con un elenco di provvedimenti descritti come contenuti nella legge di bilancio per il 2019. Accanto a ogni voce è evidenziata in giallo una parola in stampatello: “FATTO”.

In realtà la legge di bilancio non è ancora stata approvata, quindi di “fatto” al momento non c’è niente. E anche quando sarà approvata, ammesso che il Parlamento non ne cambi nulla, non conterrà alcune delle misure che Di Maio dà per già fatte.

“Nessun aumento dell’IVA”
È vero che il governo ha evitato un aumento automatico dell’IVA fissato dai governi precedenti, ma non è un traguardo particolare: è dal 2014 che ogni anno tutti i governi evitano questi aumenti automatici di IVA, introdotti per la prima volta nel 2011 dal governo Berlusconi e poi rinnovati da tutti i successori. Il governo Conte ha fatto lo stesso dei suoi predecessori, anche perché per scongiurare questo aumento dell’IVA ne ha stabilito un altro per il 2019 e il 2020, che scatterà se non si troveranno circa 23 miliardi di euro di nuove entrate o di tagli alla spesa.

“Aumento pensioni minime, reddito di cittadinanza, quota 100”
Sono tre misure che non sono “fatte” per niente, anzi: nella legge di bilancio si trova soltanto un parziale stanziamento di denaro per finanziarle, ma nemmeno una riga su come funzioneranno. Sappiamo solo che queste misure partiranno dal mese di aprile, ma chi esattamente potrà andare in pensione e a quali condizioni, chi riceverà il “reddito di cittadinanza” e come, sono domande fondamentali a cui una risposta sarà data soltanto in futuro tramite dei nuovi decreti o disegni di legge che dovranno essere scritti, discussi, votati e approvati. Niente di tutto questo è ancora successo o accadrà con la legge di bilancio.

Rimane inoltre abbastanza difficile credere che queste due misure saranno davvero simili a quelle annunciate in campagna elettorale, che secondo gli esperti costerebbero decine di miliardi di euro (23 miliardi secondo le stime dell’Osservatorio conti pubblici diretto da Carlo Cottarelli). Dopo i recenti tagli su cui è stato raggiunto l’accordo con l’Europa, a disposizione di queste due misure di miliardi ne sono rimasti appena 11.

“Taglio di mezzo miliardo alle spese militari”
Anche qui siamo molto lontani dal “fatto”. La legge di bilancio stabilisce un piccolo taglio per il 2019, circa 60 milioni di euro, e un taglio di 531 milioni di euro distribuito tra il 2019 e il 2031: cioè una riduzione in media di meno di 50 milioni di euro l’anno e sulla quale, in ogni caso, decideranno soprattutto i futuri governi.

“Tempo prolungato nelle scuole”
La legge di bilancio contiene un emendamento proposto dal Movimento 5 Stelle per aumentare le scuole in grado di offrire il cosiddetto “tempo pieno”. Il problema è che difficilmente riuscirà a modificare più di tanto la situazione. Per avere il tempo pieno in tutte le scuole primarie d’Italia, ha calcolato la CISL, servirebbero 43 mila nuovi maestri. La legge di bilancio ne farà assumere appena un migliaio in più. Il cambiamento sarà impercettibile per la gran parte degli italiani.

“10 miliardi e mezzo per il dissesto idrogeologico”
Nei testi al momento disponibili, l’investimento per il dissesto idrogelogico è pari a 3 miliardi per il 2019, 3,4 per il 2020 e 2 per il 2021. In tutto si tratta di 8,4 miliardi, non dieci e mezzo, e per di più destinati a rimediare al «dissesto idrogelogico», ma anche a «investimenti degli enti territoriali per lo sviluppo infrastrutturale del Paese, nei settori dell’edilizia pubblica, della manutenzione della rete viaria, della prevenzione del rischio sismico e della valorizzazione dei beni culturali e ambientali». Si tratta infatti di un fondo destinato genericamente agli enti locali. A quanto risulta, questo fondo è stato tagliato di 2,1 miliardi in seguito agli accordi con la Commissione. Non è chiaro se altri fattori nel frattempo siano intervenuti ad alzare il totale dell’investimento. In ogni caso, si tratta di investimenti triennali, destinati a dissesto idrogeologico, ma anche ad altro.

“Aumento dei fondi alla ricerca”
Anche l’aumento di un centesimo di euro vale tecnicamente “aumento”, quindi è vero, ma anche in questo caso non c’è nulla di cui andare fieri. L’attuale governo aumenterà i fondi di 40 milioni di euro per le università e di 10 milioni per gli altri enti di ricerca. Visto che per queste voci ogni anno lo stato spende più di 7 miliardi, si tratta di un aumento dello 0,5 per cento del totale. I governi precedenti, sia Renzi che Gentiloni, avevano aumentato queste spese di cifre simili e anzi, leggermente superiori.